I capi delle comunità cattoliche di Aleppo lanciano un appello a vescovi, sacerdoti, fedeli di tutto il mondo, chiedendo loro di “offrire le messe di domenica prossima, 8 maggio, per la pace in Siria e in special modo ad Aleppo”. È quanto racconta all’agenzia AsiaNews padre Ibrahim Alsabagh, 44enne francescano, guardiano e parroco della parrocchia latina di Aleppo, la “capitale del Nord” della Siria da giorni teatro di violenti combattimenti. “Chiediamo preghiere da tutto il mondo – sottolinea il sacerdote – perché la situazione è drammatica; tanti innocenti hanno subito violenze, servono compassione e misericordia”.
Aleppo ha vissuto ieri una delle peggiori giornate del conflitto
“Nella nostra zona (i quartieri cristiani a ovest di Aleppo, sotto il controllo governativo) questa mattina c’è un silenzio di tomba, poche le persone per strada e non si sente alcun rumore” prosegue padre Ibrahim, “ma in altre aree si continua a combattere. Ieri abbiamo vissuto la giornata peggiore della settimana, con bombardamenti pesantissimi” prosegue il parroco di Aleppo. Missili e razzi lanciati dalla zona sotto il controllo dei ribelli hanno colpito l’ospedale di Dabbi’t, centrando il reparto di ostetricia e uccidendo 17 bambini, oltre che donne e uomini. In precedenza avevano lanciato missili sulle università, in particolare l’università statale “costringendo migliaia di studenti a ripararsi per ore nei sotterranei per sfuggire alle violenze. Da qui il provvedimento del ministero dell’Istruzione di chiudere per tre giorni tutte le scuole della città”.
Sotto gli edifici bombardati potrebbero esserci decine di vittime
“Nella strada che porta all’università” prosegue il sacerdote, “è stato abbattuto completamente un edificio e al momento non si conosce il numero di vittime o feriti. Questo senza contare i bombardamenti sporadici o intensi in altre zone”. Fra gli edifici colpiti anche la moschea di Aisha, nel quartiere di Zahraa che, precisa il parroco, “era considerata un rifugio per le famiglie musulmane emigrate da altre zone e in cerca di riparo”.
L’appello del Papa al Regina Coeli e l’affidamento al Cuore Immacolato di Maria dei vescovi
L’escalation dei combattimenti e l’inerzia della comunità internazionale preoccupano anche papa Francesco il quale, domenica primo maggio al termine del Regina Coeli, ha rinnovato il proprio appello alla pace nel Paese. Il pontefice ha esortato “tutte le parti coinvolte nel conflitto a rispettare la cessazione delle ostilità e a rafforzare il dialogo in corso, unica strada che conduce alla pace”. Le parole del Papa seguono la dichiarazione dei vescovi cattolici di Aleppo, che in una nota congiunta hanno denunciato “la violenza che la nostra amata città subisce”, affidandola al Cuore Immacolato di Maria perché porti la pace.
Quanto accade ad Aleppo è un vero e proprio crimine contro l’umanità
“Quanto stiamo vivendo – sottolinea il parroco di Aleppo – è un vero e proprio crimine contro l’umanità: perché colpire i bambini, i neonati, le donne partorienti, gli studenti universitari… chiamiamoli vendette o terrorismo, in realtà questi sono atti terribili. Chiediamo compassione e misericordia per queste vittime innocenti”. Ad Aleppo non esiste un ovest o un est, conclude il sacerdote, ma “tutti dobbiamo essere vicini a quanti hanno un motivo per soffrire, per chi ha subito violenze… per i neonati, gli anziani, i disperati. Come Chiesa siamo vicini non solo ai cristiani, ma a chiunque sia stato colpito nella sua dignità per queste violenze. E per questo rinnovo l’appello a tutti voi per la preghiera e vi ringrazio per la solidarietà, la vicinanza, la buona volontà!”.
Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va/D.S.)