Circa 400 famiglie della città cristiana di Kessab si sono rifugiate a Latakia in seguito agli attacchi sulla loro città, mentre il destino degli altri abitanti della città rimane poco chiaro. “Molte famiglie cristiane armene hanno cercato rifugio nella Chiesa armena e nella sala della chiesa”, ha detto l’attivista siriano della comunità armena Nerses Sarkissian nel corso di un colloquio telefonico con il giornalista del Weekly Khatchig Mouradian. I combattenti, per lo più estremisti di Al-Nusra, che sono entrati a Kessab stanno profanando chiese, saccheggiando case, e distruggendo edifici governativi, Sarkissian ha detto al settimanale. Sarkissian ha sottolineato che i combattenti provenivano dal lato turco del confine e stanno ricevendo sostegno da parte dei militari turchi. Ha osservato che i feriti tra loro sono stati trasportati indietro in Turchia per ricevere cure mediche. Questo conferma la denuncia del governo siriano dopo l’abbattimento dell’aereo militare da parte dell’esercito turco.
Il pilota dell’aereo siriano abbattuto ieri, intervistato dal suo letto d’ospedale, ha raccontato di essere stato colpito da aerei turchi mentre si trovava nello spazio aereo siriano per sorvegliare i terroristi. Il pilota ha detto alla televisione siriana che stava svolgendo la missione di perseguire i terroristi all’interno dei territori siriani, a oltre 7 chilometri di distanza dai confini, e dopo essere arrivato al luogo del bersaglio e stabilito un contatto visivo, nell’esercizio della sua missione, ha girato l’aereo pronto a tornare alla base quando un razzo sparato da un aereo turco lo ha colpito. Ha confermato di essersi immediatamente lanciato con il suo paracadute e di essere caduto in territorio siriano. “Tornerò da loro in buone condizioni di salute, il morale alto, la volontà forte e risoluto come il ferro”, ha concluso, promettendo di continuare a combattere fino a quando l’ultimo terrorista in Siria sparirà.
Diverse fonti concordano sul fatto che ad aver guidato l’attacco contro la zona a nord di Lattakia grazie all’appoggio turco sia stato Abu Musa il ceceno, comandante militare generale della brigata Ansar al-Sham, che ha invaso la zona in coordinamento con Jabhat al-Nusra e il movimento Sham Islam. Del resto, da tempo non è un mistero il legame tra l’intelligence turca e alti dirigenti di organizzazioni “jihadiste” originarie del Caucaso, che vengono di fatto sostenute, finanziate e incubate. Ma le relazioni tra l’intelligence turca e le fazioni cecene non sono limitate al sostegno e finanziamento, ma anche alla fornitura di protezione e persino l’immunità da procedimenti giudiziari. In effetti, diversi leader delle bande cecene che combattono ora in Siria, risiedevano da tempo in Turchia anche per sfuggire alle accuse di terrorismo da parte delle autorità russe. Tra i più importanti, figura Saifullah il ceceno, residente per anni a Istanbul prima di entrare in territorio siriano, che, tra le altre cose, ha guidato l’attacco alla prigione centrale di Aleppo circa due mesi fa (dove è stato ucciso) e il “principe” dell’esercito del califfato. Tra gli atri leader ceceni in Siria grazie alla collaborazione turca si possono ricordare: Abu al-Walid il ceceno, leader della brigata soldati al-Sham; Abu Musa il ceceno, che ha guidato gli attacchi a Lattakia; Salah al-Din il ceceno, impegnato nella zona di Alleramoun; Saifullah il ceceno di Jabhat al-Nusra; Hafez Omar il ceceno. Non a caso, la maggior parte dei gruppi ceceni in Siria è attiva nella zona di Aleppo o nei pressi del confine turco. a cura di Francis Marrash