Categorie: Pax et Justitia

Siria: cristiani di Raqqa devono a pagare all’Is ”tassa di protezione”

A Raqqa, la città della Siria settentrionale divenuta roccaforte dei jihadisti del sedicente Stato Islamico (Is) dal 2014, risiedono soltanto 23 famiglie cristiane delle 1500 che vi abitavano prima che iniziasse il conflitto siriano. Su questo piccola comunità costituita da cristiani armeni, che non hanno potuto lasciare la città per mancanza di risorse o per motivi di età e di salute, la violenza del fanatismo islamista si abbatte anche con l’aspetto metodico delle prassi amministrativo-burocratiche: a loro sono stati recentemente comunicati i parametri della jizya

, la “tassa di protezione” che dovranno pagare a partire da ieri se non vogliono essere espulsi e espropriati delle loro case e che ammonta all’equivalente di 535 dollari.

L’informazione, proveniente dagli stessi cristiani di Raqqa, è stata diffusa dal sito arabo ankawa.com. Con tutta probabilità le famiglie cristiane, impoverite dalla guerra, non troveranno modo di pagare la tassa e dovranno abbandonare le proprie case.

La jizya è l’imposta che fino al XIX secolo ogni suddito non-musulmano era tenuto a pagare alle autorità islamiche come clausola del “patto” che garantiva loro protezione dalle aggressioni esterne e libertà di culto. A Raqqa i jihadisti dell’Is – che hanno assunto totale controllo della città nei primi mesi del 2014, dopo essersi scontrati con altre fazioni islamiste anti-Assad – hanno trasformato proprio la principale chiesa armena in ufficio per la gestione degli affari islamici e per la promozione della sharia.

Nella città-roccaforte i miliziani dello Stato Islamico hanno già espropriato le proprietà dei cristiani fuggiti e hanno anche organizzato azioni simboliche, come il rogo di Bibbie e libri cristiani. Ad affiliati della fazione jihadista dell’Is viene attribuito il rapimento del gesuita romano Paolo Dall’Oglio, scomparso proprio a Raqqa alla fine di luglio del 2013.

A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana

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