La città di Idlib è caduta nelle mani delle milizie jiahdiste anti-Assad da sabato scorso, e si diffondono le prime notizie di violenze e discriminazioni a danno degli abitanti cristiani della città. Secondo diverse fonti fonti locali consultate dall’agenzia Fides, i miliziani islamisti hanno sequestrato il sacerdote greco ortodosso Ibrahim Farah, di 57 anni, che guidava la parrocchia greco-ortodossa dedicata alla Vergine Maria e aveva deciso di rimanere al suo posto e di non lasciare la città davanti all’offensiva delle diverse formazioni ribelli anti-governative che hanno partecipato alla presa della città.
Il sacerdote rischia di comparire davanti ad una Corte islamica
Secondo alcune versioni circolanti sui social media, il sacerdote sarebbe in attesa di comparire davanti a una delle Corti islamiche istituite dai jihadisti nei territori caduti sotto il loro controllo. Oltre a lui sarebbero stati prelevati anche altri cristiani laici della parrocchia. Il sequestro viene attribuito da più parti al Fronte al-Nusra, formazione vicina a al-Qaida e attiva nel conflitto siriano, che in passato si è anche scontrata militarmente con i jihadisti del sedicente Stato islamico (Is).
I cristiani hanno abbandonato le proprie case
Nella città di Idlib i cristiani prima della guerra civile erano più di mille, concentrati in alcune aree del centro. La maggior parte di loro ha lasciato le proprie case davanti all’offensiva dei gruppi ribelli, trasferendosi nei centri vicini di Mhardeh, Ariha e Banyas. Idlib, nel nor-ovest siriano, situata in posizione strategica a 25 chilometri dal confine turco, è il secondo capoluogo di provincia a cadere nelle mani dei jihadisti dopo Raqqa, nelle mani dello Stato Islamico dal 2013. La controffensiva dell’esercito siriano su Idlib si affida per ora a bombardamenti e lanci di razzi.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana