Siria. Il Patto del Califfo ripristinato per i cristiani: ‘Convertitevi o lasciate il paese’

Le Croci in alcune Chiese siriane.

Pubblico la traduzione in Italiano dell’articolo: “Syria: Caliph’s ‘Convert or Leave’ Pact Revived for Christians”, di Radwan Mortada, gentilmente segnalato dall’infaticabile Signora Maria Gabrielli. La Siria, vive la guerra in maniera diversa da come è descritta dai mezzi di comunicazione.La rivolta contro il regime di Hassad iniziata dall’opposizione, nel tempo è diventata guerra di conquista islamica. I combattenti provenienti da tutte le parti del mondo, non aiutano la causa della Siria per la libertà. Anzi, come è emerso negli ultimi mesi, i terroristi e fondamentalisti islamici, cercano in tutti i modi, di proclamare lo Stato Islamico della Siria. La rivoluzione ormai si è trasformata, in qualcosa di indefinito e brutale. I vari gruppi presenti nel paese, lottano tra loro per ottenere il potere. L’obiettivo finale è quello di assoggettare il popolo, costringendolo ad abbracciare l’Islam in modo forzato. Il testo spiega con molta chiarezza e lucidità, ciò che stà accadendo sotto gli occhi compiacenti dei potenti  della terra. Ora pro Siria!

I cristiani nel Levante “islamico” si trovano ad affrontare terribili sanzioni da parte dei”fondamentalisti”*: (se vogliono rimanere nelle loro città ndr), devono convertirsi all’islam, pagare un tributo ai governanti, o lasciare il paese. Queste opzioni derivano dal patto stabilito nel VII secolo con i cristiani sotto il dominio del califfo. In Siria, la legge è in fase di attuazione, ed è appoggiata dai sostenitori della sharia. Mentre lo Stato Islamico d’Iraq e Siria (ISIS) è desideroso di applicare le clausole più rigorose del patto, al-Nusra (altro gruppo fondamentalista islamico ndr) mira a perseguire sulla popolazione un approccio più pragmatico, almeno fino al raggiungimento della vittoria totale. Il 2 dicembre 2013, al- Nusra, si è impadronita della città di Maaloula per la seconda volta. I militanti erano entrati nella più famosa città cristiana della Siria, dove i residenti parlano ancora l’aramaico, la lingua di Gesù Cristo. Durante l’assalto hanno rapito le monache del monastero greco-ortodosso di Mar Takla (di cui ancora oggi non si conosce esattamente la sorte, ndr). Inoltre hanno compiuto atti vandalici contro diverse chiese e le abitazioni dei civili. In precedenza, nel giugno 2013, la città storica una prima volta era finita sotto i riflettori dei media internazionali, quando i militanti di al-Nusra avevano conquistato il villaggio, prima di essere respinti dall’esercito siriano. Un leader di al-Nusra, parlando ad Al-Akhbar, ha affermato che “il gruppo non aveva trovato nessun uomo, donna o bambino, quando sono arrivati a Maaloula” e che “i residenti erano fuggiti prima della loro entrata. L’unica eccezione, sono state le monache trovate nel monastero e poi sequestrate”. Abu Sarkis, leader del Comitato di Difesa Nazionale, ha riferito ad Al-Akhbar, che i combattenti islamici quando sono entrati a Maaloula, hanno cominciato a gridare: “Allah è grande”; ” Cristiani: convertitevi all’islam e vi salveremo”. In seguito hanno detto ai cristiani che avevano tre opzioni: “convertirsi all’islam , pagare la jizya [una tassa per i non musulmani ai conquistatori], o lasciare le proprie case”.

Con l’avanzata degli estremisti, si ripete la triste storia della conquista islamica di cui abbiamo accennato all’inizio dell’articolo. I militanti, avanzando nella conquista dei villaggi, hanno preso in prestito le parole pronunciate dal leader militare musulmano del VII secolo, Abu Ubaida ibn al-Jarrah, al popolo siriano dopo la battaglia di Ajnadayn: “Islam, tributo-omaggio, o la guerra”. Con la conquista di Maaloula, i militanti hanno catturato l’attenzione dei cristiani di tutto il mondo. Il villaggio occupato, però, non era per i gruppi armati la prima città cristiana ad essere sequestrata. Dall’inizio della crisi in Siria, gli slogan esibiti nelle proteste affermavano: “alawiti alla tomba e cristiani a Beirut”. Oltre a Maaloula, i militanti sono entrati in decine di villaggi. Gli abitanti appresa la notizia del loro arrivo,  fuggivano per paura di essere uccisi. I non-musulmani che rimanevano erano costretti a piegarsi ai nuovi conquistatori, in cambio di aiuto e protezione. Ad esempio, nel villaggio di Rableh a Homs nel mese di agosto 2012, un gruppo radicale guidato da Abdul-Salam Harbeh, ha chiesto ai cristiani residenti di lasciare la cittadina. Coloro che si rifiutavano ad “andare via”, sono stati uccisi. A molti altri sono state bruciate le case. Nelle zone controllate dai militanti radicali in Aleppo,  i mercanti cristiani sono costretti a pagare la metà dei loro profitti giornalieri ai jihadisti. Chiese e monasteri sono sistematicamente attaccati con esplosivi, come è accaduto alla Chiesa Evangelica della grande città. Inoltre, i quartieri cristiani di Damasco, come Bab Touma e Bab Sharqi sono spesso bombardati con mortai, causando la morte di molte persone.

Questi attacchi sono percepiti dalla gente come singole azioni dei terroristi islamici radicali, in contrapposizione all’approccio pacifico dei cristiani. I Consigli della Sharia dei principali gruppi radicali presenti in Siria, tengono seri dibattiti su come affrontare la questione dei “Nazareni (cristiani ndr)”. La discussione tra i Consigli è molto accesa.  Infatti si dibatte se gli “infedeli” possono essere considerati cittadini non musulmani in uno stato islamico. A questo proposito, fonti di jihadisti hanno spiegato ad Al-Akhbar  i diversi approcci usati dal gruppo ISIS e dalla formazione di al-Nusra, nei confronti dei cristiani nelle zone di opposizione controllata. Gli ISIS adottano una linea dura. Chiedono ai cristiani l’immediata osservanza delle disposizioni della Sharia, tra cui la demolizione di chiese. L’atteggiamento del gruppo al-Nusra è meno rigoroso. I due gruppi prima delle recenti battaglie tra di loro, avevano discusso la questione molto a lungo, invocando per i cristiani il cosiddetto Patto di Omar, di cui abbiamo già parlato. Il confronto tra i due gruppi ha evidenziato alcune differenze: “Dopo la lettura del testo, la controversia è cresciuta ancora di più. Secondo gli ISIS il documento dovrebbe essere attuato alla lettera, mentre gli esperti di al-Nusra, vogliono attuare le disposizioni in maniera meno rigida. al-Nusra ha fatto sapere di voler rimandare la questione dopo la conquista dei territori”. La linea seguita dal gruppo (al-Nusra), è appoggiata da alcuni studiosi musulmani, i quali cercano di conciliare la Sharia dell’era del Profeta Maometto con la vita moderna. Questa linea è nettamente rifiutata dai salafiti. Gli storici sono in disaccordo nell’interpretazione del patto di Omar. I gruppi che sostengono al-Qaeda, vogliono adottare la versione più rigorosa, citando lo sceicco Ibn al-Qayyim, che a sua volta richiama Abdul-Rahman ibn Ghanan. Ecco il testo di riferimento per l’interpretazione della legge: “Ho scritto quello che Omar ibn al-Khattad ha imposto ai cristiani (di al-Sham, della Siria) -come condizione per sopravvivere-, quando gli ha concesso la pace: non devono edificare nelle loro città o in periferia nuovi monasteri, chiese, celle, eremi. Non sono autorizzati a riparare gli edifici di culto, né possono ristrutturare quelli che sono ubicati presso i quartieri musulmani. I cristiani di Siria, non possono rifiutare l’ingresso dei musulmani nelle Chiese, in qualsiasi ora del giorno e della notte. Hanno l’obbligo di accogliere ogni viaggiatore musulmano nelle case, e di offrire per tre notti, vitto e alloggio. Nelle Chiese e nelle case, non possono essere nascoste spie, o qualsiasi nemico dei musulmani.  In pubblico è proibito tenere spettacoli sul cristianesimo. Non possono invitare la gente del popolo ad abbracciare la fede cristiana; non devono impedire ai parenti di convertirsi all’Islam se questi lo desiderano. Hanno il dovere di onorare i musulmani, senza imitarli negli abiti, a partire dal turbante, dai sandali, dal taglio dei capelli. E’ proibito ridere sui mezzi di trasporto, e cingere sul fianco le spade come i musulmani. Non sono autorizzati a vendere vino, e radersi la parte anteriore della testa.  I cristiani, manterranno nell’abbigliamento il proprio stile, dovunque si trovino. Le croci nelle Chiese non devono essere visibili. Quando camminano per le strade frequentate dai musulmani, non possono mostrare croci o libri sacri. Inoltre è proibito recitare preghiere ad alta voce quando sono presenti i musulmani. Se i cristiani violano qualsiasi condizione descritta in questo accordo, perderanno la protezione dei musulmani, i quali saranno liberi di trattarli come nemici e ribelli”. a cura di

Francis Marrash (*Fondamentalisti: non so se è solo dei fondamentalisti o di tutti gli islamisti che vogliono instaurare la sharia: quindi se è l’idea anche del Fronte Islamico , è un bel dilemma chiamarlo dei “moderati”). Di seguito il testo originale in inglese:
Monastero di Maolula.

Christians in the Levant are facing dire options: convert to Islam, pay a tribute to the Muslim rulers, or leave the land. These options stem from a 7th century pact offered to Syria’s Christians under the caliphate, which the supporters of Sharia implementation in Syria are currently debating. While the Islamic State of Iraq and Syria (ISIS) is eager to revive the most stringent clauses of the pact, al-Nusra Front seeks to pursue a more pragmatic approach, at least until total victory is achieved. On December 2, 2013, al-Nusra Front seized the town of Maaloula for a second time. Militants entered the most famous Christian town in Syria, where residents still speak Aramaic, the language of Jesus Christ, and kidnapped nuns from the Greek Orthodox monastery of Mar Takla, in addition to vandalizing several churches. Earlier in June 2013, the historic town first came into the international media spotlight when al-Nusra militants seized it, before being expelled by the Syrian army. One leader in al-Nusra, speaking to Al-Akhbar, claimed that the group had not found any man, woman, or child in Maaloula, and said, “The residents fled before we entered, with the exception of the nuns.” But a man who identified himself as Abu Sarkis, a leader in the National Defense Committees, told Al-Akhbar that as the Islamist fighters entered Maaloula, they cried “God is Great,” and, “O Christians: Convert to Islam and you will be safe.” He added, “Afterward, Christians were told that they had three options: convert to Islam, pay the jizya [a tribute for non-Muslims], or leave.” It was as though history was repeating itself in the Levant. Indeed, the militants borrowed and adapted the same words uttered by the 7th-century Muslim military leader, Abu Ubaida ibn al-Jarrah, to the people of Syria after the Battle of Ajnadayn: “Islam, tribute, or war.” The militants’ takeover of Maaloula caught the attention of Christians around the world, but it was not the first Christian town to be seized by armed Syrian opposition groups. Since the beginning of the crisis in Syria, slogans were seen in protests such as “Alawis to the grave, and Christians to Beirut.” Before Maaloula, militants entered dozens of villages whose residents would flee before the militants arrived, after hearing reports of sectarian killings and the targeting of churches. Non-Muslims who stayed behind were soon forced to pay tribute in return for protection.

For instance, in the village of Rableh in Homs in August 2012, a radical group led by an Abdul-Salam Harbeh asked the Christian residents to leave. Dozens of Christians were killed and many of their homes were burned down. In areas controlled by radical militants in Aleppo, Christian merchants were forced to pay half of their daily profits to the jihadis. Churches and monasteries were attacked with explosives, including the Evangelical Church in Aleppo. Moreover, Christian districts of Damascus like Bab Touma and Bab Sharqi were frequently shelled with mortars, killing many people. These practices are seen as the individual actions of radical Islamist groups, as opposed to a unified approach to Christians. However, the so-called Sharia councils of the leading radical groups have begun serious debates on how to deal with the “Nazarenes,”and whether they can be considered dhimmis, or a non-Muslim citizen of an Islamic state. In this regard, jihadi sources explained to Al-Akhbar ISIS and al-Nusra Front’s different approaches to dealing with Christians in opposition-controlled areas. While ISIS adopts a hard-line position calling for the immediate wholesale implementation of Sharia provisions on Christians, including demolishing churches, al-Nusra has a less strict attitude. The two groups’ “Sharia experts,” before the recent battles between them, had debated the matter at length, invoking the so-called Omar’s pact, which was given to the Christians of Syria in the 7th century. Caliph Omar ibn al-Khattab pledged safety to the Christians of Syria in return for paying a tribute, which they accepted grudgingly. The sources said, “After the text of the pact was invoked, the dispute grew even sharper. ISIS reckoned that the document’s text should be implemented to the letter, while the Sharia experts of al-Nusra called for implementing a realistic interpretation, postponing the matter until after Bashar al-Assad is overthrown and victory is at hand.” The so-called realistic fiqh – jurisprudence – is used by some Muslim scholars to reconcile Sharia as it existed in the era of the Prophet Muhammad with modern life, something that most hard-line Salafis reject. Historians are in disagreement over Omar’s pact, but the sources said that al-Qaeda adopts the strictest version quoted by Sheikh Ibn al-Qayyim, citing Abdul-Rahman ibn Ghanam. This translated version states.

I scribbled down what Omar ibn al-Khattab said when he gave peace to the Christians of al-Sham [Syria], placing the following conditions on them: They shall not erect in their city or the suburbs any new monastery, church, cell, or hermitage; they shall not repair any of such buildings that may fall into ruins, or renew those that may be situated in the Muslim quarters of the town; they will not refuse the Muslims entry into their churches either by night or by day; they will receive any Muslim traveler into their houses and give them food and lodging for three nights; they will not harbor any spy in their churches or houses, or conceal any enemy of the Muslims. They will not teach their children the Quran; they will not make a show of the Christian religion nor invite anyone to embrace it; that they will not prevent any of their kin from embracing Islam, if they so desire. That they will honor the Muslims and rise up in their assemblies when they wish to take their seats; that they will not imitate them in their dress, either in the cap, turban, sandals, or parting of the hair; they will not ride on saddles (cars in our time), or gird on swords; that they will not sell wine; that they will not shave the front of their heads; that they will keep to their own style of dress, wherever we may be; that they will wear girdles round their waists. That they will not display the cross upon their churches or display their crosses or their sacred books in the streets of the Muslims; that they will not recite their services in a loud voice when a Muslim is present; that they will not take any slaves that have already been in the possession of Muslims […] and that if they violate any of the conditions of this agreement, then they forfeit their protection and the Muslims are at liberty to treat them as enemies and rebels. di Radwan Mortada.

La Croce, simbolo di tutti i cristiani del mondo.

 

 

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