Ad Aleppo, “in questo tempo di Avvento, per noi tutto assomiglia all’attesa di più di 2000 anni fa. Un’attesa piena di domande. Un domani che non arriva”. Così scrive il frate marista George Sabe nella sua ultima “lettera da Aleppo”, il messaggio inviato periodicamente a amici e conoscenti per aggiornarli sulle condizioni della città martire e della comunità ecclesiale locale.
“I nostri giovani” scrive fratel George, nel testo ripreso dall’agenzia Fides, “vivono angosciati. Cercano di partire, di lasciare questo inferno senza scampo. I genitori vengono a chiedere consiglio. Cosa dire? Che risposta dare quando il quadro appare sempre più minaccioso e angosciante?”
La fuga dalla guerra di molte famiglie cristiane
Quattro anni di guerra fanno sorgere anche nei pochi cristiani rimasti, domande vertiginose: “molte famiglie attorno a noi partono” riferisce il religioso, “e sono erranti come la coppia e il loro figlio di 2000 anni fa. Essi andavano per le vie del mondo alla ricerca di non si sa quale paese sicuro. Lungo la loro strada scoprono che la sola certezza che potevano vivere è la loro fede in Dio. Al giovane che un giorno mi ha chiesto: ‘Frère, stiamo vivendo la fine dei tempi?’ io ho risposto: spero che stiamo vivendo la fine dei tempi dell’odio”.
Dai religiosi cibo, latte, medicinali e vestiti per il Natale
La risposta a domande e paure rimane affidata soprattutto ai gesti di carità messi in atto dai religiosi per cercare di venire incontro ai bisogni di tutti. I Fratelli Maristi – riferisce fratel George – continuano a distribuire ogni mese i panieri alimentari e si preparano a distribuire vestiti e scarpe per Natale. Prosegue anche il progetto “goccia di latte”, che consiste nella distribuzione a tutti i bambini al di sotto dei 10 anni, di latte in polvere o latte per i neonati; mentre il programma di aiuto sanitario offre sostegno a molti malati, e il progetto “Feriti civili di guerra” continua a salvare la vita di numerose persone ferite dalle esplosioni dei colpi di mortai che cadono quotidianamente sui quartieri di Aleppo.
Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va/G.V.)
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