Aerei Siriani, hanno compiuto nelle scorse ore raid contro postazioni di miliziani a ridosso del confine siro-iracheno: i ribelli sunniti in Iraq hanno annunciato di avere preso il controllo della principale raffineria petrolifera in Iraq, quella di Baiji, nella provincia di Salahuddin, a nord di Baghdad. La raffineria, che è rimasta sotto assedio per 10 giorni, produce un terzo del fabbisogno di petrolio raffinato del Paese. Corruzione, mancanza di addestramento, di leadership, di equipaggiamenti, di intelligence, di motivazione: sono molteplici i problemi dell’ esercito iracheno che si troveranno a dover affrontare i trecento consiglieri militari che Obama ha deciso di inviare a Baghdad. Le forze armate che dovrebbero difendere l’integrita’ dell’Iraq sono al collasso psicologico, dopo sconfitte e diserzioni, e non sono neanche in grado di difendere se stesse. E’ impietosa l’analisi che diversi esperti americani fanno della situazione dei militari iracheni, secondo i quali per riconquistare il territorio finito sotto il controllo dell’Isis, lo Stato Islamico in Iraq e in Siria (o Levante), potrebbero volerci mesi, se non anni. “Cio’ che e’ successo mostra che l’esercito non e’ in grado di difendere se stesso”, dice Rick Brennan, ex consigliere delle forze Usa in Iraq e analista del Rand Corp, un autorevole think-tank. “Se non troviamo il modo per fare la differenza – ha affermato al Washington Post – cio’ che vediamo potrebbe essere l’inizio della disintegrazione dell’Iraq”.mMichael Knights, dell’Institute fon Near East Policy, ha scritto di recente che 60 dei 243 battaglioni da combattimento dell’esercito iracheno “sono irreperibili e tutto il loro equipaggiamento e’ andato perso”. Fonti Usa citate dal New York Times affermano che secondo le loro valutazioni, cinque delle 14 divisioni irachene sono “inadeguate al combattimento”.
Chi sono i sunniti? I sunniti costituiscono da sempre la maggioranza dei musulmani. Il loro nome deriva da Sunna, la tradizione dei detti di Maometto a cui si ispirano insieme al Corano. Affermano la legittimità dei primi califfi, successori e compagni di Maometto, e quindi delle successive dinastie che governarono l’Impero musulmano. Per i sunniti il Califfo rappresenta l’unità dei credenti e non ha alcuna valenza religiosa. La loro dottrina e gli aspetti del loro credo si andarono definendo nel corso dei primi secoli di espansione dell’Islam, adattandosi in più occasioni a mediare tra tendenze contrapposte e costumi locali. L’elaborazione formale giuridica convisse infatti accanto alla pietà mistica delle confraternite. Oggi, come nel corso di tutta la loro storia, i sunniti conoscono al loro interno visioni diverse. Di seguito la tabella sintetica dei sunniti:
Profeta e nascita dei sunniti-. Muhammad (nome completo: Abu- l-Qasim Muhammad ibn ʿAbd Allah ibn ʿAbd al-Muttalib al-Hashimi) nacque a Mecca intorno al 570 d.C. e morì a Medina nel 632. Era parte del clan hashimita della potente tribù araba dei Quraysh. Fu il Profeta e il fondatore della religione musulmana, secondo la tradizione islamica, incaricato da Dio (Allah), attraverso l’angelo Gabriele (Jibril), di diffondere la sua Parola (il Corano) tra gli Arabi, allora politeisti. È la corrente che si formò dopo la morte del profeta Muhammad tra coloro che appoggiarono la nomina a califfo (khalifa, vicario, successore) di Abu Bakr, uno dei primi compagni, convertiti all’Islam e uno dei suoceri di Muhammad (era il padre di ‘Aisha, la giovane e battagliera sposa). I sunniti sono i seguaci della sunna (pratica, tradizione) secondo quanto raccontato dai compagni del Profeta (sahaba) negli ahadith (hadith, al singolare), detti e fatti di Muhammad. Essi si considerano il ramo ortodosso dell’Islam.
Diffusione e tradizione-. La maggior parte dei musulmani sono sunniti. Circa l’80% del totale. I sunniti, chiamati anche Ahl al-Sunna, credono che la sunna del Profeta – di cui sono parte, insieme al Corano, la collezione di ahadith – debba essere seguita come esempio da tutti i musulmani. Gli ahadith, decine di migliaia, riportati da amici e compagni della prima ora, furono scelti da ricercatori e storici dei secoli XI e XII, sulla base di criteri di affidabilità in una isnad (catena di trasmissione) che doveva arrivare, a ritroso, fino a Muhammad. I sunniti accettano solo detti riferiti esclusivamente dal Profeta e non dei suoi discendenti.
Clero e Imam-. Non c’è un vero e proprio clero. Chiunque, preparato islamicamente, può essere un imam, cioè colui che guida la preghiera, il culto, o essere chiamato shaykh. Il mondo arabo sunnita brulica di shuyukh (plurale di shaykh), perché è sufficiente essere benestante, o anziano, o avere un ruolo di visibilità e responsabilità in gruppi, associazioni, comunità, o nella società, per ottenere tale titolo onorifico, in segno di rispetto o deferenza. Sono invece i saggi, gli studiosi (‘ulema’, mufti, mullah) che dominano il discorso religioso con le loro prediche, in particolare su internet o in televisione. L’Imam è colui che guida la preghiera, cioè colui che sta davanti ai fedeli e conduce il culto; e i quattro fondatori delle scuole giuridiche. Il titolo imam era usato parallelamente a quello di Khalifa.
Testi sacri, religione e politica-. Sono il Corano e gli ahadith. Secondo i sunniti stato e religione non sono separabili.
Scuole di giurisprudenza-. I sunniti prevedono scuole (madhhab, strada, cammino) di giurisprudenza (fiqh), che seguono le linee di quattro grandi pensatori: malikita, shafi’ita, hanbalita e hanafita. Tali scuole giuridiche si formarono entro il XII secolo: il sunnismo segue un pensiero fermo a quella epoca, con alcune riforme apportate nei secoli successivi, fino al riformismo islamico dell’Ottocento-Novecento, quello che portò poi alla formazione del neosalafismo e del fondamentalismo in generale. Nell’elaborazione delle leggi del diritto islamico i sunniti praticano il taqlid, inteso come accettazione, imitazione, emulazione.
Pilastri del culto e professione di fede-. Per i sunniti sono 5: 1) la testimonianza di fede, al-shahada; 2) la preghiera rituale, al-salah; 3) l’elemosina canonica, al-zakah; 4) il digiuno durante il mese di Ramadan, sawm o siyam; 5) il pellegrinaggio a Mecca almeno una volta nella vita, hajj. Per la Professione di fede (shahada), si ripete la formula: «Testimonio che non c’è divinità se non Iddio, e Muhammad è il suo Profeta». Questa frase è ripetuta anche durante il richiamo alla preghiera, l’adhan.
Atteggiamento nella preghiera-. I credenti eseguono le preghiere con le mani congiunte all’altezza del diaframma, e su un tappeto. Stanno l’uno vicino all’altro, e alla fine del ciclo di orazioni, girano il capo a destra e poi a sinistra.
Donne-. Il ruolo delle donne e quello degli uomini, sia nelle società sciite sia in quelle sunnite, differisce in molti aspetti, e dipende da stato a stato. Alcuni studiosi prevedono lo jihad al-Nikah (un «matrimonio temporaneo per il jihad»): tale pratica legittima la partecipazione femminile al jihad attraverso il proprio corpo offerto ai jihadisti impegnati nelle guerre contro i nemici. (In realtà, a fronte di qualche decina di ragazze che si offrono volontarie, sperando nella ricompensa del paradiso, tale pratica è usata per legittimare decine di migliaia di stupri commessi – ad esempio – ai danni di bambine e ragazzine siriane sia in Siria che nei vari campi profughi).
Velo islamico, feste, cibi e bevande-. L’uso del velo per le donne musulmane è obbligatorio sia nel mondo sunnita sia nel mondo sciita, in base ai versetti di due sure del Corano (XXXIII, 59 e XXIV, 31). I sunniti celebrano solo due feste: Eid al-Fitr, che segna la fine del mese di digiuno, Ramadan, e la Eid al-Adha, festa del sacrificio, alla fine del pellegrinaggio (hajj) a Mecca. Per i cibi e le bevande: è vietata la carne di maiale, così come il consumo di alcolici.
Profeta e nascita degli sciiti-. Nessuna differenza con i sunniti sulla figura di Muhammad. Da shiʿa, shi‘at ‘Ali, «partito di ‘Ali», cugino e genero di Muhammad. Si costituì, secondo la tradizione sciita, nel giorno di Ghadir Khum, quando Muhammad alzò la mano di ‘Ali mostrando che lui sarebbe stato il suo successore (khalifa) nella direzione della comunità islamica, umma. Gli sciiti credono che il califfato spettasse a ‘Ali e che gli fu ingiustamente sottratto con la nomina di altri tre successori, prima di lui – Abu Bakr, ‘Omar e ‘Uthman – che loro non riconoscono. Costituiscono il secondo gruppo dell’Islam.
Diffusione, tradizione e clero-. Il 10-15% dei musulmani è costituito da sciiti delle diverse correnti (duodecimana, la principale, e poi ismaelita, zaidita). Lo sciismo (si veda la cartina) è diffuso in Iran (la maggioranza della popolazione), Iraq (un terzo della popolazione musulmana), Pakistan (20%), Arabia Saudita (15%), Bahrein (70%), Libano (27%), Azerbaigian (85%), Yemen (50%), Siria, Turchia, e in altre parti del mondo, compreso l’Occidente. Sono chiamati Ahl al-Bayt, la gente della Casa. Anche loro seguono gli ahadith, ma accettano anche detti di discendenti del Profeta. Lo sciismo ha un clero organizzato, preparato in università specifiche di scienze islamiche o nelle hawza (scuole teologiche). Per diventare shaykh c’è bisogno di una cerimonia, mentre, per salire nella gerarchia, il credente deve continuare a studiare, fino a diventare mullah e poi ayatollah. Nello sciismo l’ayatollah (ayatu-l-Lah, segno di Dio) è considerato il più alto dignitario del clero. È un titolo conferito a coloro che hanno ottenuto meriti, sia per proclamazione che per nomina da parte di un altro ayatollah. Per diventare ayatollah, oltre agli studi specifici e una grande conoscenza della religione, il fedele deve essere un discendente diretto di Muhammad.
Imam, testi sacri, religione e politica-. L’imam è colui che deve guidare la religione in assenza del Profeta. Per i Duodecimani sono 12 gli imam, tutti discendenti di Muhammad, e dotati di infallibilità. Il 12° imam è l’imam occulto, il Mahdi. Quello dell’imamato è un concetto-chiave che distingue sciiti da sunniti. I Testi sacri sono uguali a quelli dei sunniti, con un’estensione per gli ahadith. Gli sciiti hanno una tradizione di indipendenza dei leader religiosi rispetto a quelli politici. Tuttavia, lo stato è soggetto al clero, il quale monitora e decide se un governante è degno di governare e se rispetta le linee guida islamiche.
Scuole di giurisprudenza-. La maddhab sciita è la jafarita, ma ce ne sono molte altre, e ogni credente segue le scuole che ritiene meglio, senza imposizioni preordinate. Lo sciismo non accetta l’imitazione di giuristi morti, ma segue quelli in vita. Inoltre, i saggi/studiosi sciiti di scienze religiose divergono dai loro colleghi sunniti perché danno molto più peso all’esercizio della ragione e dell’intelletto. Per esempio, al posto del qiyas (una delle fonti del diritto musulmano, usul al-fiqh, che si basa sul principio di analogia per induzione, analizzando casi simili), gli sciiti usano lo ‘aql o ijtihad, «raziocinio individuale». Rappresenta lo sforzo di riflessione che gli ‘ulema’ (scienziati, studiosi di scienze islamiche) o i mufti (accademici islamici cui è riconosciuta la capacità di interpretare la legge, la shari‘a) intraprendono per interpretare le fonti della legge (usul al-fiqh) e formare opinioni legali qualificate, dando regole al fedele e informandolo sulla liceità o meno di un’azione.
Pilastri del culto-. Nello sciismo duodecimano ci sono 10 pilastri, chiamati «ausiliari della fede» (furuʿ al-din): 1) al-salah (in persiano, namaz); 2) sawm; 3) al-zakah (2,5% della ricchezza; non prevede donazioni in denaro, ma in oro, grano, animali, prodotti); 4) khums, una tassa annuale del 20% circa del reddito da donare agli imam e ai bisognosi; 5) hajj; 6) jihad, la lotta sulla via di Dio (ce ne sono di molte tipologie); 7) amr-bil-Marouf, incoraggiare, prendere parte a ciò che è buono; 8) nahi anil munkar, rigettare, proibire ciò che è male; 9) tawalla, esprimere l’amore per il bene (per gli amici di Dio, i suoi Profeti, coloro che desiderano e sostengono la giustizia, la verità); 10) tabarra, esprimere odio e rifiuto per il male (verso i nemici di Dio, dei Profeti e dell’Umanità, e verso gli oppressori).
Professione di fede (shahada), e atteggiamento nella preghiera-. Gli sciiti aggiungono «e ‘Ali ibn Abi Talib è amico di Dio». Gli sciiti pregano con le mani in parallelo rispetto al corpo, davanti alle cosce. La preghiera è realizzata con l’ausilio di una pietra (turbah) su cui va a posarsi la fronte, nella genuflessione sopra il tappeto. Essa termina pronunciando tre volte il takbir («Allahu akbar», Dio è il più grande).
Donne-. Per gli sciiti, due donne sono considerate come modello per tutte, e hanno un ruolo particolarmente importante: Fatima Zahra (figlia del profeta Muhammad, moglie di ‘Ali e madre di Hasan e Hussayn) e Zaynab, la figlia di ‘Ali e Fatima. Nel mondo sciita è permesso il mut‘a: matrimonio a tempo tra un uomo e una donna non sposata. Il matrimonio, siglato attraverso un contratto e il pagamento di una somma di denaro a compensazione, può durare da qualche ora a anni. In realtà si tratta di un’istituzione pre-islamica, condannata dagli ayatollah iraniani e avversata dal sunnismo che la considera al pari della prostituzione. Il mut‘a viene riconosciuto come una sorta di salvacondotto legale per i rapporti sessuali non finalizzati alla procreazione (prevista all’interno del matrimonio permanente).
Feste, cibi e bevande-. Gli sciiti festeggiano anche: Mawild, l’anniversario della nascita del Profeta, della figlia Fatima e di tutti e 12 gli imam; l’Eid al-Ghadir, per ricordare la nomina di ‘Ali come successore di Muhammad; la morte di tutti gli imam, e in particolare Ashura, in cui viene ricordato il martirio di Hussayn a Karbala. Quaranta giorni dopo Ashura c’è la festa di ‘Arba‘iyn, a ricordo della visita dei suoi familiari al sepolcro. Nella consumazione dei cibi e delle bevande, non ci sono differenze con il sunnismo.
Qual è l’origine della loro rivalità in Iraq? La maggioranza della popolazione irachena è Sciita, per effetto della conversione di tribù nomadi solo a partire dal 19° secolo. Si tratta di una forma di sciismo imamita arabo, con una storia diversa da quello iraniano, da cui è diviso da rivalità e anche visioni diverse su Khomeinismo e sulla Repubblica islamica nata nel 1979. Gli sciiti iracheni sono sempre stati poco influenti dal punto di vista politico, anche per le loro divisioni. Il sunnita Saddam Hussein ne diffidò, soprattutto negli Anni 80 segnati della guerra con l’Iran. Con la fine di Saddam e la presenza americana, gli ultimi anni hanno rappresentato un’occasione storica per le loro aspirazioni politiche. Ma il loro nuovo ruolo deve fare i conti con il malcontento sunnita, e con la crescente contrapposizione confessionale segnata da attentati e persino minacce jihadiste ai santuari sciiti di Najaf e Kerbela. di Francis Marrash