Padre Georges Abu Khazen, vicario apostolico latino: “I cristiani da 180mila che erano prima della guerra oggi sono meno della metà. Nella mia parrocchia, San Francesco, situata in centro, vengono non solo i cattolici ma anche fedeli di altre fedi cristiane”. Tutta la comunità cristiana è in prima linea nell’aiutare la popolazione, “non importa se cristiana o musulmana, la fame non fa distinzioni”
“Sarà un Natale privo di tutto ma non di speranza e di fede. È tutto ciò che ci resta ed è molto: Gesù è il nostro Salvatore. Questa certezza ci dona anche quella gioia che ogni giorno la guerra e la violenza ci strappano via”. Da Aleppo, padre Georges Abu Khazen, vicario apostolico latino della città, la seconda della Siria, racconta il prossimo Natale dei cristiani locali, almeno di quelli rimasti. Da oltre tre anni al centro di duri combattimenti tra esercito regolare fedele al presidente Bashar al Assad e ribelli la città vive un assedio che strozza la popolazione. La paura più grande si chiama però Stato Islamico (Is) che molti danno alle porte di questa città simbolo della guerra siriana. I cristiani da 180mila che erano prima della guerra oggi, dice il vicario, “sono meno della metà. Nella mia parrocchia, san Francesco, situata in centro, vengono non solo i cattolici ma anche fedeli di altre fedi cristiane”.
Ad Aleppo i quartieri continuano a svuotarsi. I bombardamenti, i colpi di mortaio costringono la popolazione a vagabondare di zona in zona per cercare un alloggio più sicuro, lasciandosi dietro case danneggiate e proprietà indifese. Chi può lascia la città attraverso l’unica arteria stradale sicura aperta dall’esercito siriano qualche mese fa. L’elenco delle difficoltà materiali è lungo: “Mancano generi di prima necessità, l’energia elettrica viene erogata solo due ore al giorno, scarseggia il carburante, il gasolio per il riscaldamento – spiega padre George -. Grazie a Dio le medicine vengono assicurate dalla Mezzaluna Rossa e dalla Croce Rossa, che svolgono un lavoro eroico. Tutta la comunità cristiana di Aleppo è in prima linea nell’aiutare la popolazione, non importa se cristiana o musulmana, la fame non fa distinzioni”. Una “testimonianza di carità” che con il Natale acquista rilievo mostrando un occhio di riguardo ai più piccoli. “Stiamo cercando di preparare per i bambini dei regali, dolci, cioccolato e caramelle. È importante che sentano il clima della festa nonostante la violenza che li circonda”. A dare un po’ di speranza anche la notizia di un possibile “cessate-il-fuoco” concertato grazie alla mediazione dell’inviato Onu, Staffan de Mistura. “La gente è scettica – afferma il parroco – anche se al fondo nutre qualche speranza in un accordo”. Sarà difficile, però, mettere insieme tutti gli attori in Siria, uno è Assad, gli altri sono lo Stato Islamico, Al Nusra e gruppi minori, il Free Syrian Army. “Dobbiamo congelare la situazione ed evitare che degeneri ulteriormente” è l’auspicio del francescano.
Con la città in agonia i cristiani si apprestano a vivere il Natale. “Stiamo celebrando la Novena per arrivare pronti alla nascita di Gesù – dice il vicario – ogni giorno le nostre chiese sono piene di fedeli. Ritrovarsi insieme a pregare ci conforta e ci dona coraggio per andare avanti. Domenica scorsa ho distribuito oltre mille comunioni”. “È commovente – racconta – vedere come questi cristiani, sfidando i pericoli rappresentati da colpi di arma da fuoco e dei mortai, vengono in parrocchia ogni pomeriggio alle cinque per la Novena. A quell’ora qui ad Aleppo è già buio ma alla luce fioca delle torce ricaricabili affrontano a piedi la strada che li separa dalla chiesa”. I riverberi delle torce testimoniano la loro presenza nelle strade, piccole luci splendenti nella notte di Aleppo. I cristiani ci sono ancora. Non li puoi solo vedere nella penombra ma anche ascoltare. “Abbiamo organizzato delle serate di canti natalizi in diverse chiese della città. Il canto trasmette serenità e speranza che non deve morire mai”.
Fervono i preparativi. Le Messe del 24 dicembre sono state anticipate negli orari, non a Mezzanotte come tradizione vuole, ma intorno alle 20. Il 25 dicembre gli orari restano quelli delle domeniche. Problemi di sicurezza? Ride padre George quando sente la domanda. “Ad Aleppo non siamo sicuri da nessuna parte, in strada, in casa, nelle chiese, quindi cercheremo di vivere normalmente. Anche la ricerca di segni natalizi in casa ha questo scopo, vivere il senso della festa in mezzo a tanta violenza. Il presepe e un piccolo albero ricco di luci spente perché non potranno essere accese per mancanza di energia elettrica. Paradossale vero? Qui aspettiamo la Luce, l’unica che può rischiarare le tenebre del momento”. Resta il tempo di una benedizione. Il telefono è da mettere sotto carica prima che l’energia elettrica venga di nuovo staccata. “In questo Natale, Signore, benedici questa terra e la sua gente. Ispira i governanti e i responsabili perché prendano le giuste decisioni di pace!”.
Di Daniele Rocchi per Agensir