Categorie: Pax et Justitia

Siria, no all’intervento armato!

Terroristi provenienti da varie parti del mondo.

Il terrorismo internazionale proveniente dai paesi europei, lotta in Siria contro la popolazione inerme. Non è più chiara la posizione dell’opposizione, che nella maggior parte dei casi si è trasformata in qualcosa di non definito. I gruppi che si dicono “ribelli”,  non fanno riferimento all’opposizione., in quanto hanno iniziato una guerra per stabilire in Siria l’islam. Molti dei citati gruppi, combattono in nome della jahad. Alcuni paesi medio orientali, invece di sostenere legittimamente il governo, finanziano mercenari per destabilizzare il paese. Le difficoltà della Conferenza di Ginevra2 sono proprio queste. Siamo sicuri che l’opposizione rappresenti veramente le necessità del popolo siriano? Quando giungeranno agli accordi, chi fermerà le mani assassine dei terroristi che non fanno capo a nessuno?  Apprendo dalla pagina FB: “Syria, l’altra faccia della rivolta”, le seguenti notizie:  1-. I servizi di sicurezza danesi hanno reso noto che almeno 11 dei 90 danesi che si sono recati in Siria (foto 1),

a partire dall’estate del 2012 per combattere a fianco dei gruppi jahadisti sarebbero stati uccisi. La maggior di loro erano giovani. Anche le autorità danesi si dicono in allerta per il timore del ritorno in patria di terroristi addestrati: il livello di allarme di sicurezza in Danimarca resta alto.

Continuano i colloqui diplomatici tra i vari stati presenti all’incontro. Il bilancio dei colloqui è molto chiaro. Il governo legittimo, non può essere sostituito da nessuna fornza internazionale. Deve essere il popolo siriano a decidere con le elezioni la propria leadership politica. L’ingerenza internazionale, come abbiamo visto in questi anni, ha portato solo confusione. Non dimentichiamo le continue falsità mediatiche lanciate dai paesi che vogliono l’islamizzazione della Siria, per indebolire ulteriormente il Paese:  2-. Un diplomatico statunitense coinvolto nella conferenza di pace sulla Siria a Montreux (vignetta 2), ha ammesso che “i rapporti di forza militare sul terreno sono cambiati e pendono ormai a favore del governo siriano. Non vogliamo intervenire militarmente per diversi motivi che sapete”, ha ha aggiunto, “con i russi, ci opponiamo all’emergere di un potere integralista in Siria. Cerchiamo di conciliare tra le nostre rivendicazioni sulla partenza di Bashar al-Assad, da un lato, e la necessità di evitare la creazione di uno stato islamico, dall’altro”.

Ma il diplomatico statunitense non ha negato l’esistenza di contatti con le autorità siriane. Infatti, alla domanda sul perché gli Stati Uniti non abbiano stabilito contatti diretti con il governo siriano come hanno fatto gli europei “sotto il tavolo”, ha risposto sorridendo: “Chi dice che dobbiamo nessun contatto con il regime? Dovremmo gridarlo dai tetti?”. Rivelazioni che, apparentemente, sembrano in contrasto con quanto dichiarato oggi dal segretario di Stato americano, John Kerry, al World Economic Forum di Davos, quando ha invitato le bande armate jihadista a “non smettere di lottare fino a che il presidente Bashar al-Assad è al potere”: un’affermazione che, oltre ad andare in direzione opposta rispetto ai colloqui di Ginevra, ricorda quella di Hillary Clinton, che invitava a “non deporre le armi” in occasione dell’amnistia generale concessa dal governo siriano. Probabilmente Kerry ha già scordato quanto gli ha detto Muallem a Montreux:“Nessuno al mondo, dico nessuno al mondo, Kerry, nessuno al mondo ha il diritto di dare legittimità o toglierla o concederla a un presidente, un governo, una costituzione, una legge o qualsiasi cosa in Siria, se non i siriani stessi. Solo il popolo siriano può decidere il proprio destino”.
I colloqui dei diplomatici…

Le Forze Armate siriane, fin dallo scoppio dei conflitti, hanno difeso la popolazione, la quale ha grande considerazione e stima per i suoi soldati. Migliaia di giovani soldati sono morti per difendere dagli attacchi dei ribelli la gente comune. Ad opera dell’esercito sono state liberate numerose città e villaggi, non ultimo l’aeroporto di Damasco. Certamente l’avanzata è molto lenta. Combattere nemici invisibili è molto complicato. Ecco come il popolo siriano rende tributo ai suoi eroi: 3-. Un’altra immagine (foto n. 3) commovente, che racchiude lo spirito siriano. I genitori del giovane capitano Kifah Rajab, pilota laureatosi all’Air Force Academy e ucciso insieme a 22 ufficiali e soldati nella difesa dell’aeroporto militare Taftanaz, a un anno dalla sua morte hanno organizzato questa speciale celebrazione con due musicisti, uno al piano e uno al violino. La toccante commemorazione privata si è svolta nel villaggio di Albraszen, in provincia di Lattakia, il 6 gennaio scorso. Oggi la Siria è anche questo… di Francis Marrash

Funerali del pilota militare siriano.

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