Categorie: Pax et Justitia

Siria: non vogliamo essere travolti dalla morte

Bimbo siriano, provato dalla fame e dalla guerra.

Dopo tre giorni di negoziati –commenta il giornalista Naman Tarcha-, i risultati della Conferenza “Ginevra2”, sembrano scarsi. Gli interessi personali prevalgono sul bene per il popolo. L’opposizione è caduta nella confusione più assoluta. Pretendevano di partire dalla questione politica, senza affrontare i gravi problemi umanitari che stanno affliggendo la Siria.  I negoziati saranno stabili, quando tutte le forze politiche specialmente quelle di dissenso, prenderanno a cuore i gravi problemi dei siriani. Intanto mentre la Coalizione Nazionale voleva partire dalla città di Homs, dove vive una parte della popolazione vicina all’opposizione, il governo  ha preso l’impegno a portare gli aiuti umanitari a tutto il paese.  Emblematico è il videomessaggio registrato nei giorni scorsi da padre Frans e diffuso su youtube dagli attivisti del quartiere di Bustan ed Diwana Homs: “Vi parlo dalla città vecchia di Homs assediata. Rappresento le comunità cristiane che si trovano qui.  Non accettiamo di morire di fame a Homs. Noi cristiani e musulmani amiamo la vita e vogliamo vivere. La gente non trova da mangiare. Niente è più doloroso che vedere le madri per strada in cerca di cibo per i loro figli. C’è tanta gente qui che ha bisogno di operazioni e cure specialistiche e che attende da lungo tempo, soffrendo pene terribili. Non accetto che moriamo di fame. Non accetto che anneghiamo nel mare della fame, facendoci travolgere dalle onde della morte. Noi amiamo la vita, vogliamo vivere. E non vogliamo sprofondare in un mare di dolore e sofferenza”.

Le parole dell’anziano gesuita, potrebbero sembrare contro il governo. Sono emblematiche della situazione in cui vive il popolo siriano. E’ difficile dire se si tratta di opposizione, oppure di terroristi che non vogliono lasciare entrare le truppe governative per dare sollievo alla gente. Il dato certo che emerge è quello della sofferenza per la mancanza del necessario. Non è solo la condizione di Homs, ma di quasi tutta la Siria!

Prosegue la campagna per la partecipazione dei giovani sauditi nel conflitto siriano. L’ingerenza internazionale per scopi economici non si ferma. Non trova tregua. Quando regna la confusione politica, ognuno si sente legittimato ad imporre le proprie leggi sulla pelle del popolo. Un “attivista” degli emirati si è detto pronto ad offrire un milione di dirham ai famosi sheikh che chiamano per la jihad in Siria, se accettano di partire anche loro. In un tweet, Hamad al-Hosani, ha inviato una simile richiesta agli sheikh Mohammad al-Oreyfi, Salman al-Oda e Mohsen al-Awaji per andare in Siria “basta prendere la decisione di partire, senza partecipare all’azione militare”. Già lo scrittore e giornalista saudita Daoud Sheryan aveva portato avanti duri attacchi contro alcuni predicatori sauditi che spingono “i nostri giovani alla guerra in Siria”, chiamandoli “eroi d’illuminazione”, “ingannando i nostri figli”. E ha concluso: “Non resteremo in silenzio mentre i nostri figli muoiono in una guerra santa”. Diversi sheikh sauditi, come prevedibile, hanno reagito a questi attacchi: “E’ solo un presentatore che cerca di portare a casa il suo stipendio”, hanno detto su canale TV Dalil: “Il fatto di parlare della partenza di sauditi in Siria è un tentativo di provocare la discordia interna e minare la reputazione di predicatori riconosciuti nella società provoca una divisione non voluta”.

A proposito della partecipazione dei sauditi nei combattimenti in Siria, il pensatore e ricercatore saudita, Abdallah Farraj Sharif, ha detto che la società saudita soffre per disoccupazione, mancanza di sviluppo e crisi di identità e deve trovare rimedi a tali problemi per impedirne ripercussioni pericolose. In un’intervista televisiva con il canale TV Sabaq, Sharif ha diviso i giovani sauditi in due gruppi: giovani che seguono i predicatori fanatici e estremisti – che vietano tutto ciò che è tollerato religione – e i giovani che si sono allontanati e che credono che il fanatismo è la religione, così alla fine sono diventati atei o non credenti. “I gruppi islamici”,

ha detto “sono devianti, commettono il peccato peggiore … l’uccisione deliberata e ingiustificata del popolo … Il comprendere correttamente l’Islam aiuta a rafforzare la religione. Quello che fanno questi gruppi terroristici, il cui pensiero è tratto dalla mentalità kharigita, ha un impatto negativo sui musulmani. Le ragioni delle guerre terroristiche nella regione islamica sono dovute, purtroppo, all’espansione dello spirito dei kharigiti che rinnegano la nazione e tollerano lo spargimento di sangue. Questo spirito ha oggi dei difensori che manipolano le menti degli adolescenti e li rendono strumento di questa guerra in corso”.

La conferenza sulla Siria, non ferma l’avanzata degli estremisti. Nei territori controllati dai nuovi colonizzatori, l’esercito dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante ha rilasciato una dichiarazione che espone quattro decreti nei termini seguenti. Primo decreto sulle donne: Il niqab è obbligatorio; le sorelle che circolano nelle strade devono rispettare le virtù islamiche di indossare il hijab completo, abaya , hijab , niqab e guanti inclusi; Le donne non possono alzare la voce nelle strade e nei luoghi pubblici; è loro vietato muoversi da sole di notte e devono essere accompagnate dai loro Mahrams, vale a dire, marito, padre o fratello; coloro che non rispettano queste prescrizioni saranno punite, loro e i loro custodi. Secondo decreto su musica, canzoni, immagini: La musica , le canzoni e le immagini sulle riviste sono vietati; vendita di dischi, strumenti musicali è pure vietata; ascoltare canzoni erotiche in auto , autobus e luoghi pubblici è proibito; vi è l’obbligo di rimuovere le immagini di uomini e donne dalle vetrine; chiunque contravviene a queste prescrizioni sarà punito. Terzo decreto riguardante l’uso di tabacco e narghilè: E’ severamente vietato vendere tabacco e narghilè ,i refrattari vedranno i loro prodotti bruciati e i fornitori saranno puniti. Quarto decreto relativo alla preghiera: La preghiera nella moschea è obbligatoria per tutti i musulmani; ogni commerciante deve chiudere il suo negozio dieci minuti prima della chiamata alla preghiera; tutti i pedoni devono entrare nella moschea per la preghiera. Il disordine causato dalle infiltrazioni terroristiche porta a conseguenze estreme. Non si tratta più di opposizione al regime. I nuovi conquistatori vogliono imporre alla Siria, terra di riconciliazione e di accoglienza per tutti, un modello religioso-islamico estremista. L’antico progetto dello Stato islamico a poco a poco se non si prendono le dovute misure, verrà instaurato in terra siriana. E’ violenza culturale. Cessi ogni forma di interesse strategico. La Siria ha necessità di ritornare ad essere modello per tutti i paesi del medio oriente. di Francis Marrash

Donne siriane costrette ad indossare il velo dai fondamentalisti islamici.

Le fonti dell’articolo sono tratte dalla pagina FB: “Siria l’altra faccia della rivolta”

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