Ciò che accomuna Russia e Iran nell’immediato è la necessità di sostenere Assad, che perde terreno davanti alla simultanea avanzata dei ribelli islamici dell’”Esercito della Conquista” verso Latakia e dei jihadisti dello Stato Islamico (Isis) verso Damasco. Ma per Robert Kaplan, esperto di strategia mediorientale, c’è dell’altro: «Putin vuole assicurarsi il controllo della costa alawita nel lungo termine». Ovvero, l’interesse del Cremlino è conservare il porto di Tartus, base della sua flotta mediterranea, l’aeroporto di Latakia e la costa alawita – dai confini libanesi a quelli turchi – a prescindere dall’esito della guerra civile. Trasformandola in una sorta di enclave russa nel Mediterraneo Orientale.
IL FORTINO RUSSO SULLA COSTA ALAWITA
A conferma del piano di edificare sulla roccaforte alawita un fortino russo vi sono le operazioni in corso nel porto di Tartus, dove due navi anfibie del flotta del Cremlino hanno sbarcato carri armati, blindati e pezzi di artiglieria. La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zaharova, tenta di minimizzare quanto sta avvenendo, limitandosi a parlare di «specialisti in arrivo per aiutare i siriani a gestire i sistemi d’arma forniti» perché «non abbiamo mai celato la cooperazione tecnico-militare con Damasco». E accusa l’Occidente di “isteria” per i timori espressi dall’amministrazione Obama. Anche i portavoce del regime di Assad convergono sulla versione riduttiva: «Non sono reparti combattenti russi, solo forniture militari». Ma in realtà il cambiamento strategico dello scacchiere militare è nei fatti.
LA POSIZIONE DI ISRAELE
La conferma arriva dal podio della conferenza sulla sicurezza in corso ad Herzliya dove Ram Ben-Barak, direttore generale del ministero dell’Intelligence israeliano, afferma: «Quanto sta avvenendo può avere conseguenze per noi» in termini di possibilità di operare contro Hezbollah in Siria come avvenuto finora. Amos Gilad, consigliere del ministro della Difesa Moshe Yaalon, aggiunge dettagli sui contatti fra Mosca e Gerusalemme: «Siamo stati informati che i russi avrebbero iniziato un intervento attivo in Siria» ed ora «stanno costruendo le capacità operative sul territorio», dunque «è presto per conoscerne le dimensioni». «I russi non sono nostri nemici – tiene a sottolineare Gilad – ed abbiamo modo di comunicare con loro». Ciò significa che Israele esclude attriti con le forze russe grazie alla “linea rossa” esistente fra Vladimir Putin e Benjamin Netanyahu.
GLI AFFARI DELLO “ZAR”
In tale cornice il giornale “Vedomosti” rivela che il Cremlino ha acquistato 12 droni israeliani, per circa 400 milioni di dollari, sottolineando la cooperazione militare è in crescita. A dimostrazione che Putin non vuole attriti con i Paesi a ridosso della zona di intervento. Una lettura analoga arriva da un alto diplomatico arabo ad Amman: «Dopo aver preso la Crimea, Putin fa lo stesso con la costa siriana, si rafforza nel Mediterraneo Orientale perché vuole essere un protagonista dei futuri assetti».
Redazione Papaboys (Fonte www.lastampa.it/Maurizio Molinari)