Terra Sancta et Oriens

Siria: stanno annientando i cristiani, stop soldi e armi all’Is

In Siria, l’esercito governativo ha annunciato una tregua di 72 ore fino alla mezzanotte di venerdì prossimo, in coincidenza con la fine del Ramadan. Ma le violenze e gli attentati continuano: ieri un kamikaze in bicicletta si è fatto esplodere fuori da una panetteria nella provincia settentrionale di Hassakeh, controllata dai curdi, uccidendo oltre 10 persone. L’attacco non è stato rivendicato ma secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani è opera dei jihadisti dell’Is. Sulla situazione in Siria e in particolare dei cristiani, ascoltiamo il patriarca della Chiesa siro-cattolica Ignace Youssif III Younan, al microfono di Sergio Centofanti:

 

R. – C’è tanta distruzione, tanto sangue, lacrime, gente che fugge … Non si trova una via di uscita né una fine a tutto questo. D’altro canto, però, vediamo che i politici dei Paesi occidentali hanno cominciato a ragionare: tutti dicevano che in breve tempo ogni cosa sarebbe cambiata e invece sono passati più di cinque anni! Con quale conseguenza? C’è un Paese distrutto e noi cristiani siamo stati le prime vittime di questa politica.

D. – I jihadisti sul terreno stanno arretrando…
R. – Sì, stanno arretrando; però continuano a ricevere le armi, anche piuttosto sofisticate. Le Nazioni Unite hanno già parlato di 30mila jihadisti venuti in Siria e in Iraq da ogni parte del mondo. Questo noi già lo sapevamo e lo dicevamo dall’inizio: “Non dovete lasciare che questi Paesi che hanno il petrolio mandino denaro e sostengano il jihad sotto il pretesto di una rivoluzione popolare”.
D. – Qual è la situazione dei cristiani in questi Paesi: si stanno estinguendo?
R. – I cristiani sono davvero demoralizzati. Ciò vuol dire che la crisi continua. Prima, nel Paese c’era un certo livello di sicurezza per tutti; si poteva andare dovunque e a qualsiasi ora, di giorno e di notte; i cristiani facevano il possibile per costruire un Paese orientato verso la laicità. Ora, invece, i cristiani stanno perdendo la fiducia. E noi dobbiamo far sentire la loro voce nel mondo per far capire ai potenti che noi, portatori di una civilizzazione millenaria, siamo proprio sul punto di essere annientati e cacciati via.




D. – Come vincere i jihadisti che si stanno diffondendo nel mondo?
R. – È chiaro: prima di tutto è necessario capire che non si devono mandare qui i jihadisti, né si deve finanziarli e inviare loro armi: da dove le prendono? L’origine dei finanziamenti è molto chiara: provengono da quei fanatici che si trovano dove c’è l’Islam radicale e politico. Sono loro che stanno finanziando i jihadisti. Se veramente la comunità internazionale vuole porre fine a tutto questo, deve esortare questi Paesi ad interrompere i finanziamenti, a smettere di inviare i jihadisti e ad essere loro complici. Andiamo al cuore del problema: il problema non è politico né sociale. I jihadisti ci saranno sempre: loro leggono nel Corano dei versetti violenti e dato che per loro questi versetti sono parole di Dio ci saranno sempre persone che penseranno che Dio vuole che essi diventino terroristi, pronti ad uccidere gli infedeli. Andiamo lì, allora, per vedere che tipo di educazione stanno dando ai bambini e ai giovani. Non è una questione politica e neanche economica: è una questione religiosa. Si tratta di gente che vuole imporre la propria religione, perché interpreta il proprio Libro alla lettera – testualmente – senza un’opera di esegesi, che invece è necessaria.




Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)

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