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Sisma in Centro Italia: promessi aiuti, ma nei paesi c’è sconforto

Nelle terre colpite dal terremoto, oggi giornata di digiuno. La proposta è arrivata dal vescovo di Spoleto Norcia mons. Renato Boccardo affinché, ha detto, “si calmino le forze della natura”. Nel nord del Lazio, nelle Marche e in Umbria si attendono le casette, e il ministro dell’Economia Padoan ha promesso che il Governo procederà con nuove “misure concrete” per il sisma già dalla prossima settimana.

Manifestazione dei terremotati - ANSA

Lo scontento nelle terre colpite dal terremoto di agosto e ottobre lo si respira nell’aria. Chi è voluto rimanere in queste zone e non è ospitato da amici o parenti che hanno la casa intatta, per lo più è costretto a stare nelle roulotte o in alloggi di fortuna. In tanti casi le macerie non sono state rimosse o laddove sono passate le ruspe è stata fatta tabula rasa. Per molti abitanti, c’erano abitazioni che potevano essere salvate, messe in sicurezza, eppure sono state abbattute. E’ una disperazione che mercoledi ha portato in piazza a Roma migliaia di abitanti di quelle zone per chiedere che si cominci a parlare di ricostruzione. Stefano Petrucci, sindaco di Accumoli:

“Io penso che i cittadini da un lato, noi istituzioni dall’altro, stiamo spronando il governo centrale affinché si possano mettere in campo delle norme più pratiche per affrontare quest’emergenza; perché quest’emergenza sta prendendo il sopravvento, e anzi già lo ha preso, perché ecco… più scosse in diversi periodi, a distanza di mesi; la nevicata eccezionale…Quindi una serie di circostanze che comunque fanno sì che tutte quelle attività che abbiamo messo in campo, e che stiamo portando avanti con molta fatica, non riescano ad avere ancora oggi dei risultati”.

Già prima del terremoto quelle erano terre con una disoccupazione oltre il 12% della forza lavoro, con punte fino al 14%. Ora le autorità locali stanno, a fatica, predisponendo piani per far ripartire l’economia locale, puntando sulle poche aziende rimaste in piedi. Ancora Petrucci:

“Non si sono fermate quelle che avevano le agibilità e le agibilità parziali. Le altre ancora non sono ripartite: contiamo di farle ripartire per metà primavera, delocalizzando nell’area commerciale provvisoria queste attività che erano nel centro storico di Accumoli”.

Terre che hanno basato il loro vivere quotidiano sull’agricoltura, sull’allevamento. David Granieri, presidente di Coldiretti Lazio:

“La produzione di latte è calata anche del 50%. Ciò significa che il modello di sostenibilità economica che quelle aziende hanno messo in piedi ormai da decenni non è più praticabile, perché non si riesce nemmeno a coprire le spese ordinarie di un’azienda anche molto piccola”.






Eppure è un modello di sviluppo che non va abbandonato, anche per non perdere tradizioni e legami col territorio. Ancora Granieri:

“Non solo abbiamo l’onere e il dovere di contribuire a ricostruire le infrastrutture – e quindi le stalle, gli immobili, le case – ma la sfida più grande, secondo noi, è sicuramente quella di poter ricostruire il modello economico con un progetto che sia strategico e innovativo, ma che possa dare ristoro immediato a quelle aziende che, per scelta presa, hanno deciso di rimanere in quei territori”.




Fonte it.radiovaticana.va/Alessandro Guarasci

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