Il Venerdì Santo è il giorno della “Passione” di Cristo dove si commemorano l’insieme degli avvenimenti dolorosi che lo colpirono fino alla morte in croce; è il secondo giorno del Triduo Pasquale.
Nella mattinata del Venerdì Santo viene continuata, pur se senza solennità, l’adorazione eucaristica all’Altare della Reposizione. In molte chiese cattedrali e anche in parecchie parrocchie si celebrano comunitariamente l’Ufficio delle Letture e le Lodi Mattutine.
In questo giorno e nel giorno seguente, la Chiesa, per antichissima tradizione, non celebra l’Eucaristia; l’altare è interamente spoglio: senza croce, senza candelieri e senza tovaglie.
Nelle ore pomeridiane di questo giorno, e precisamente verso le tre – a meno che, per motivi pastorali, non si ritenga opportuno spostare l’orario a più tardi – ha luogo la celebrazione della Passione del Signore.
La celebrazione si svolge in tre momenti: Liturgia della Parola, Adorazione della Croce, Comunione eucaristica.
In questo giorno la santa comunione ai fedeli viene distribuita soltanto durante la celebrazione della Passione del Signore; ai malati, che non possono prendere parte a questa celebrazione, si può portare la comunione in qualunque ore del giorno.
Il sacerdote e il diacono indossano le vesti di color rosso, come per la Messa; si recano all’altare in silenzio, senza canto né musica, fatta la riverenza all’altare, si prostrano in terra; questa prostrazione, come rito proprio di questo giorno, assume il significato di umiliazione dell’uomo terreno e partecipazione alla sofferenza di Cristo.
La Croce è al centro di questo giorno e della celebrazione: la Croce, infatti, è narrata nella liturgia della Parola, mostrata e celebrata nell’adorazione del Legno e ricevuta, quale mistero di salvezza, nella Comunione eucaristica.
La Liturgia della Parola di questo giorno ci fa capire come il Venerdì santo non è un giorno di lutto, ma di amorosa contemplazione dell’amore del Dio Padre, per purificare e rinnovare nel suo sangue l’alleanza sponsale. Nella prima lettura ascoltiamo il IV canto del servo del Signore, disprezzato e reietto dagli uomini. Ma è più di tutto nel racconto della Passione del Signore secondo il Vangelo di Giovanni che emerge la glorificazione di Cristo, la sua esaltazione sulla croce, il compimento dell’Ora in cui la nuova alleanza viene sancita in modo definitivo da Dio nel sangue del vero Agnello pasquale.
La Liturgia della Parola si conclude con la preghiera universale (dove si prega solennemente per le necessità della Chiesa e del Mondo); per tutto il tempo della preghiera universale, i fedeli possono rimanere in ginocchio o in piedi.
Al termine della preghiera universale avviene l‘Adorazione della Croce. In questa articolata sequenza rituale la Croce è al centro dell’attenzione: non è semplicemente un’immagine da guardare, ma in quanto portata, velata e velata, contemplata e baciata, entra in contatto con i corpi e i vissuti dei fedeli.
La ‘Passione’ si svolge con una sequenza di immagini drammatiche, prima di tutto il tradimento di Giuda. Questo lo vende e lo denuncia con un bacio nel giardino posto al di là del torrente Cedron, dove si era ritirato a pregare con i suoi discepoli. Qui Gesù, aveva avuto la visione angosciante della prossima fine. Sudando sangue e al punto di chiedere al Padre di far passare, se era possibile, questo calice amaro di sofferenza, ma nel contempo accettò di fare la Sua volontà.
Segue l’arresto notturno da parte dei soldati e delle guardie fornite dai sommi sacerdoti e dai farisei. Gesù subisce l’interrogatorio di Anna, ex sommo sacerdote molto potente e suocero del sommo sacerdote in carica Caifa. Poi il giudizio del Sinedrio giudaico capeggiato da Caifa, che formula ad ogni costo un’accusa che consenta la sua condanna a morte, che però per la legge vigente a Gerusalemme, non poteva essere attuata dalle autorità ebraiche.
Nel contempo si concreta il triplice rinnegamento del suo primo discepolo Pietro. Poi Gesù viene condotto dal governatore romano Ponzio Pilato, accusato di essersi proclamato re dei Giudei, commettendo quindi un delitto di lesa maestà verso l’imperatore romano.
Nel confronto con Pilato, Gesù afferma la sua Regalità. Nonostante che non si ravvisa in lui colpa alcuna, l’attaccamento al potere, la colpevole viltà del governatore, non fanno prendere una decisione a Pilato, che secondo il Vangelo di Luca (23,6) non volendo pronunciarsi, lo manda da re Erode, presente in quei giorni a Gerusalemme. Il quale dopo un’inutile interrogatorio e istigato dai sommi sacerdoti e scribi, lo schernisce insultandolo, poi rivestito di una splendida veste lo rimanda da Pilato.
Ancora una volta Pilato titubante chiede al popolo che colpa ha quest’uomo, perché lui non ne trova; alle grida di condanna lo fa flagellare, pensando che così si calmassero, ma questi gridarono sempre più forte di crocifiggerlo. Allora Pilato secondo le consuetudini locali, potendo liberare un prigioniero in occasione della Pasqua. Chiese al popolo se intendevano scegliere fra Gesù e un ribelle prigioniero di nome Barabba, che aveva molti morti sulla coscienza, ma anche in questa scelta il popolo si espresse gridando a favore di Barabba.
Non potendo fare altro, il governatore simbolicamente si lavò le mani e condannò a morte Gesù, tramite la crocifissione, pena capitale praticata in quell’epoca e lo consegnò ai soldati.
I soldati con feroce astuzia, posero sul capo di Gesù una corona di spine pungenti e caricarono sulle sue spalle il “patibulum”. Avviandosi verso la collina del Golgota o Calvario, luogo dell’esecuzione.
La “Via Crucis” di Gesù presenta alcuni incontri non tutti riportati concordemente dai quattro evangelisti. Come l’incontro con Simone di Cirene, obbligato dai soldati a portare la croce di Gesù o a condividerne il peso; l’incontro con le donne di Gerusalemme alle quali dice con toni apocalittici di piangere su loro stesse; l’incontro con la Veronica, le cadute sull’erta salita.
Arrivati sulla cima del calvario, viene dai soldati spogliato delle sue vesti, che vennero tirate a sorte fra gli stessi soldati. Poi crocifisso con chiodi alla croce, tortura orribile e atroce, che conduce Gesù alla morte dopo qualche ora. Sempre fra insulti e offese, alla fine invece di spezzargli le gambe per accelerarne la morte per soffocamento. Essendo già morto, la lancia di un centurione gli perforerà il costato per accertarsene.
Ci sono altri importanti che meritano di esser citati accaduti poco prima e dopo la morte di Gesù: il suicidio di Giuda; lo scambio di parole con i due ladroni, crocifissi anche loro in quell’occasione, con Gesù; lo squarcio del Velo del Tempio di Gerusalemme; il terremoto e lo sconvolgimento degli elementi atmosferici.
Importante ricordare l’affidamento, reciproco, che fece fra Maria, sua madre, e l’apostolo Giovanni. Inoltre bisogna ricordare la presenza ai piedi della Croce anche di Maria di Magdala (Maddalena), di Maria di Cleofa, madre di Giacomo il Minore e Giuseppe, di Salome madre dei figli di Zebedeo.
La ‘Passione’ si conclude, dopo la deposizione affrettata per l’approssimarsi della festività del sabato, con la sepoltura del suo corpo mortale in una tomba data da Giuseppe d’Arimatea. Anche lui diventato suo discepolo, avvolto in un candido lenzuolo e cosparso degli oli e aromi usuali, poi la tomba scavata nella roccia, venne chiusa da una grossa pietra.
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In questo contesto finale s’inserisce l’esistenza e la venerazione per la Sacra Sindone (il lenzuolo con cui è stato ricoperto Gesù, porta le tracce della Passione); conservata nel Duomo di Torino, è la prova tangibile dei patimenti e del metodo crudele subito da Gesù per la crocifissione.
Gesù ha voluto con la sofferenza e la sua morte, prendere su di sé le sofferenze e i dolori di ogni genere dell’umanità, indicando nel contempo che, la sofferenza è un male necessario, perché iscritto nella storia di ogni singolo uomo, come lo è la morte del corpo, come conseguenza del peccato, ma essa può essere trasformata in una luce di speranza, di compartecipazione con le sofferenze degli altri nostri fratelli, che condividono con noi, ognuno nella sua breve o lunga vita terrena, il cammino verso la patria celeste.
Questo concetto e valorizzazione del dolore fu nei millenni cristiani. Ben compreso ed assimilato da tante anime mistiche, al punto di non desiderare altro che condividere i dolori della ‘Passione’. Ottenendo da Cristo di portare nel loro corpo i segni visibili e tormentati di tanto dolore. Come pure per tanti ci fu il sacrificio della loro vita, seguendo l’esempio del Redentore, per l’affermazione della loro fede in Lui e nei suoi insegnamenti.
Ecco allora la schiera immensa dei martiri che a partire sin dai primi giorni dopo la morte di Gesù e fino ai nostri giorni, patirono e morirono violentemente, con metodi anche forse più strazianti della crocifissione, come quello di essere dilaniati vivi dalle belve feroci; bruciati vivi sui roghi; fatti a pezzi dai selvaggi nelle Missioni; scorticati vivi, ecc.
Molti santi hanno vissuto sulla propria pelle i segni della ‘Passione’: le Stimmate di San Francesco di Assisi, di San Pio da Pietrelcina. Oppure la spina in fronte di Santa Rita da Cascia.
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In tutte le chiese, a partire dal Colosseo con il Papa, si svolgono le ‘Vie Crucis’. In alcuni casi, per secolare tradizione, esse sono svolte da fedeli con i costumi dell’epoca e giungono fino ad una finta crocifissione.
In altri casi da secoli si svolgono cortei penitenziali di Confraternite con persone incappucciate o no, che si flagellano o si pungono con oggetti acuminati e così insanguinati proseguono nella processione penitenziale, come nella celebre penitenza di Guardia Sanframondi (Benevento).
Ci vorrebbe un libro per descriverle tutte, ma non si può dimenticare di citare i riti barocchi del Venerdì Santo di Siviglia.
Alla ‘Passione’ di Gesù è associata l’immagine della Vergine Addolorata. I più grandi artisti hanno rappresentato insieme alla Crocifissione, ai piedi della Croce, o con Cristo adagiato fra le sue braccia dopo la deposizione, come la celebre ‘Pietà’ di Michelangelo, il ‘Compianto sul Cristo morto’ di Giotto, la ‘Crocifissione’ di Masaccio, per citarne alcuni.
Il soggetto della ‘Passione’, ha continuato ad essere rappresentato anche con le moderne tecnologie. Le quali utilizzando attori capaci, scenografie naturali e drammaticità delle espressioni dolorose; ha portato ad un più vasto pubblico nazionale ed internazionale l’intera vicenda terrena di Gesù grazie a numerosi film di successo.
I = Il processo e la condanna;
II = Il carico sulle spalle della croce;
III = La prima caduta;
IV = L’incontro con la Madre;
V = L’aiuto del Cireneo;
VI = L’incontro con la Veronica;
VII = Seconda caduta;
VIII = L’incontro con le donne di Gerusalemme;
IX = Terza caduta;
X = Gesù denudato e posto sulla croce;
XI = La crocifissione;
XII = La morte in Croce;
XIII = La deposizione;
XIV = La sepoltura nella tomba.
(Fonte santiebeati.it – Antonio Borrelli)
Noi ti adoriamo, Cristo Gesù.
Ci mettiamo in ginocchio
e non troviamo parole sufficienti
per esprimere quel che proviamo
davanti alla tua morte in croce.
Noi desideriamo, o Cristo,
gridare oggi verso la tua misericordia
più grande di ogni forza e potenza
alla quale possa appoggiarsi l’uomo.
La potenza del tuo amore
si dimostri ancora una volta più grande
del male che ci minaccia.
Si dimostri più grande dei molteplici peccati
che si arrogano in forma sempre più assoluta
la cittadinanza nella vita degli uomini.
(Giovanni Paolo II)
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