5. LACRIME DI COMPASSIONE
Gesù non è insensibile al pianto dell’uomo. Il pianto, che sempre nasce dal cuore, in questo caso inzuppato di dolore, arriva diritto al cuore di chi vede, suscitando la sua divina e umana compassione. E la compassione di Dio, provocata dal pianto dell’uomo, ordina a lui la sospensione delle lacrime, intervenendo prontamente con verbi di delicata e ferma carità: guardare, avvicinarsi, toccare, parlare e restituire. Le lacrime di passione suscitano la compassione, unica in grado di asciugare il pianto e di ridare vita perduta.
6. LACRIME DI CONSOLAZIONE
Il papa torna spesso sul tema della consolazione (sono circa 70 le volte in cui ne ha fatto menzione dall’inizio del suo pontificato), guardandosi bene dal confonderla con un ridente gaudio mondano: la consolazione di Dio nasce dall’amore che giunge a compimento solo nella misura di una piena e vera offerta di sé, nasce dall’attraversamento delle lacrime. «“Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati” (Mt 5,4).
La consolazione ricevuta non fa dimenticare la sofferenza provata: la custodisce come il ricordo di un incontro con il Tu di salvezza, come la possibilità compiuta di una fremente attesa, come la condizione di vuoto che ha reso possibile la dolce pienezza di una buona misura, pigiata, scossa e traboccante versata nel grembo… la consolazione è come cicatrice che segna la storia della pelle: ricorda la coesistenza di una ferita sanguinante e di una guarigione ottenuta.
7. LACRIME DI BEATITUDINE
L’evangelica beatitudine delle lacrime, viene ricordata da papa Francesco nell’incontro con gli uomini e le donne dei centri volontari della sofferenza: «Vorrei ricordare con voi una delle Beatitudini: “Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati” (Mt 5,4). Con questa parola profetica Gesù si riferisce auna condizione della vita terrena che non manca a nessuno. C’è chi piange perché non ha salute, chi piange perché è solo o incompreso… I motivi della sofferenza sono tanti».
Le lacrime diventano beate perché anche la beatitudine si alimenta della linfa vitale delle lacrime. Il dolore, per il cristiano soprattutto, non è mai il traguardo finale di se stesso: la sofferenza è tensione d’offerta per l’amore che «tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta» (1Cor 13,7).
Redazione Papaboys (Fonte it.aleteia.org)
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