Testimonium

Sono andato a Medjugorje come giornalista, sono tornato da testimone!

Una volta, a un musulmano che si trovava a Medjugorje, un pellegrino ha chiesto: «Perché sei venuto?». E lui ha risposto: «Se la Madre di Gesù ha fatto tutta questa strada dal Cielo fino a noi per incontrarci, il minimo che potessi fare io era venire qui per Lei».

Personalmente mi sono recato a Medjugorje per la prima volta nel 2001. Sono partito come giornalista, ne sono tornato da testimone. Se all’inizio prevaleva la curiosità, che nella mia professione peraltro è considerata una virtù, ora l’approccio è diverso. Rispetto a questi eventi così particolari ho operato un percorso interiore che si può riassumere in tre tappe: la Madonna appare, dunque è viva, pertanto la mia fede è autentica.

«Io sono qui!»
Quando sono arrivato a Medjugorje ho trovato una realtà esternamente diversa da quella che mi aveva descritto chi c’era stato negli anni Ottanta: il villaggio contadino di un tempo ha lasciato il posto a una cittadina moderna e florida, che si è dotata di alberghi, pensioni, negozi, banche, punti di ristoro, bancarelle e oreficerie, come è normale che sia in un posto che attira ogni anno milioni di persone. Tuttavia, addentrandomi nella vita del posto, ho compreso nell’intimo che lì l’attrazione scatenante è un’altra e rimane la stessa dal 1981. Medjugorje è un luogo dove si fa esperienza dell’amore di Dio.

Ovunque posi lo sguardo vedi gente di ogni nazione – europei, sì, ma moltissimi libanesi, coreani, giapponesi, cinesi perfino –, frati e suore di cento nazionalità, giovanissimi anche, consacrati di vecchie e nuove realtà ecclesiali, che hanno trovato o rinnovato qui la vocazione. Medjugorje è una chiesa sempre stracolma, dove si legge il Vangelo in lingue diverse, Medjugorje sono ventimila giovani che d’estate la notte lodano e cantano Dio. Vedendoli mi sono ricordato del piccolo Danijel e dell’anziano Jozo, i primi miracolati… Nella Bibbia si legge che un giorno i vecchi e i fanciulli si leveranno e danzeranno insieme: Medjugorje è stata per me un’anticipazione della Nuova Gerusalemme, la presa di coscienza di un’umanità che vive di provvidenza, gioiosa e fiduciosa, fra le braccia di un Padre.

Quasi trent’anni sono passati, i veggenti si sono tutti sposati, fra loro c’è chi vive altrove, ma questo posto, nella sua essenza, non è cambiato: Medjugorje ha pregato trent’anni, è stata inginocchiata davanti al Santissimo e alla Croce. Medjugorje ha continuato a salire a piedi nudi al Podbrdo e al Krizevac. Medjugorje è tornata ogni giorno con Vicka ad accogliere migliaia di pellegrini sulle scale di una vecchia casa di Biakovici; Medjugorje ha ascoltato la parola di Maria trent’anni: perché lei appare ancora e in alcuni messaggi lo ha anche detto: «Io sono qui!».

La Madonna «ci» benedice
La prima volta che assistetti a un’apparizione, osservai che cosa accadeva attorno. Oggi, se capita l’occasione, me ne resto con la testa fra le mani, cercando di guardare me stesso.
Quella prima volta fu a casa di Marija, qui in Italia, con la sua famiglia; c’erano alcune altre persone. Mi ero recato con piglio professionale, ma non ero prevenuto perché l’apparizione è una modalità della rivelazione di Dio: non caso il Vangelo inizia con la visita dell’angelo a Maria e finisce con le apparizioni di Gesù Risorto.
Intorno alle 17 e 15 si iniziò a recitare il Rosario. Si stava in ginocchio davanti a una statua della Madonna, unico elemento di sacro in un salotto moderno, molto pulito e in ordine, di un classico appartamento di città.

Partecipavano anche i figli di Marija, ma all’epoca erano piccoli e ora si aggrappavano al vestito della mamma, ora stuzzicavano i presenti in un gioco di sguardi. Marija e Paolo li lasciavano fare, ma lei li richiamava ogni tanto con ferma dolcezza, perché si comportassero bene.
Terminata la corona, la veggente guidò la preghiera del Credo e dei sette Pater, Ave, Gloria, finché, d’un tratto, fece silenzio. Eravamo intorno alle 17 e 45. Ora Marija guardava in un punto determinato sopra di lei, le sue guance si colorarono di un rosso più acceso. Nella stanza non volava una mosca. Io, naturalmente, non sentivo né vedevo nulla, ma era chiaro che la giovane donna stava parlando a qualcuno. Le sue labbra si aprivano e si chiudevano come in una normale conversazione anche se, da quando l’estasi era iniziata, non se ne percepiva il suono della voce. Avendo avuto il permesso di scattare qualche foto, individuai un punto favorevole, ma, essendoci gente in uno spazio non grande, per raggiungerlo dovetti passare proprio davanti a Marija.
Fu in un attimo: buttai lo sguardo dritto nel suo e notai che era rimasto indifferente: gli occhi, perlomeno, non tradirono alcun battito e la giovane continuava a comunicare oltre la mia persona. Dalla nuova prospettiva la vedevo parlare o disporsi in ascolto: sul suo volto, ora estasiato ora più contratto, passavano partecipazione e sentimenti diversi. A quel punto il bimbo più piccino le rotolò ancora fra le gambe e fece più di un tentativo per attirare l’attenzione della mamma. Invano. Finalmente Marija chinò il capo, lo risollevò e intonò il Magnificat. Erano passati circa quattro minuti.

Subito dopo ci disse che la Madonna aveva pregato e ascoltato le intercessioni. Quell’incontro finì, fra un dolce e una bibita, in un contesto familiare: mi vennero in mente le prime comunità cristiane che si riunivano per pregare e mettevano in comune ciò che avevano. Quella sera, una frase domi-nava i miei pensieri: «La Madonna ci ha benedetto». Marija aveva detto proprio «ci»: non solo la veggente, ma ciascuno di noi lì presenti eravamo stati oggetto dell’attenzione della Vergine. Un’altra veggente, Mirijana, mi confermò in seguito il concetto. Quando le chiesi di pregare per un bambino che stava morendo, lei con candore mi rispose: «Sì, ma ricordati che la mia preghiera vale la tua». Non mi dette il tempo di replicare e chiarì: «Se facessi differenza fra le mie figlie non sarei una brava madre. La Madonna lo è».

Il Santuario sull’autostrada
La seconda volta che mi recai da Marija rimasi colpito dagli occhi più luccicanti del solito. Anche il sorriso le invadeva il volto. Era il 2 di aprile, il giorno prima era stato il suo compleanno e la Madonna l’aveva baciata. Di quel bacio lei portava la luce.
Papa Benedetto XVI ha scritto un’enciclica in cui si dice che l’amore fra l’uomo e una donna, e per estensione l’amore autentico fra gli uomini, riproduce la relazione d’amore di Dio per le sue creature. Ora, in quel bacio veramente materno di Maria, che portava anche a me l’amore paterno di Dio, compresi la naturalezza e il valore divini di ogni bacio dato a mia moglie e di ogni bacio che ci scambiamo coi figli con gioia così semplice, ep-pure grande e reciproca.
La Madonna viene ogni giorno, come ciascuno torna a casa da chi ama. La Madonna si ripete, perché sono sempre le stesse le raccomandazioni di una madre.
Fra i santuari, luogo di apparizione, bisognerebbe includere l’autostrada. Marija mi aveva raccontato di aver avuto una volta un’apparizione in aereo e che durante l’espianto del rene (che lei donò a un suo fratello in dialisi) vide la Madonna accanto a lei, ma non avrei pensato di essere presente a un fatto tanto inconsueto. In auto, con la famiglia Lunetti, eravamo rimasti imbottigliati nel traffico, ma per Marija era tempo di preparasi alla visita che scandisce le sue giornate. Trovammo riparo in una piazzola: ci si mise a pregare e la Madonna si mostrò a quegli occhi che vedono. La Madonna viene nelle case, in un ospedale, su una strada.
Quando prego nel chiuso della mia stanza non sono solo, quando chiedo sui miei figli la benedizione di Dio, il Cielo è in ascolto. Nel vangelo si dice che il Signore si fa presente dove due o tre sono riuniti nel suo nome: non importa il luogo esteriore, ma la disposizione del cuore. Alcuni dicono che la Madonna di Medjugorje se ne va in giro e che è una chiacchierina. Io penso, invece, che il presente dell’eternità affianca il presente del nostro tem-po ovunque ci troviamo, anche sul ciglio di una tangenziale. Dio è lì che ci aspetta, ogni momento è buono per aprirgli le braccia.




Quando Satana prese il microfono
Un giorno trovai Marija in una parrocchia del milanese, dov’era stata invitata per un ritiro che iniziò con l’adorazione eucaristica e culminò nella Messa. Al momento dell’apparizione un imprevisto ruppe il silenzio denso di preghiera che si era creato: si udì distintamente una voce roca, maschile, che bestemmiava Maria. La stessa voce oltraggiò in seguito, durante la consacrazione, Gesù Eucaristia. Al termine della celebrazione cercai di capire l’accaduto. Era stata condotta lì una giovane disturbata. Per tutta la giornata era stata trattenuta in sagrestia, proprio per evitare incidenti; eppure, nonostante in quel locale non ci fossero – così mi assicurò pure il parroco – sensori accesi, lei, o meglio la presenza che l’abitava, si guadagnò una cassa di risonanza.
Io non ho mai visto la Madonna, ma quel giorno, attraverso la manifestazione inquietante del suo avversario, ho avuto comunque un indizio dell’esistenza di Dio.
La Vergine a Medjugorje ha spiegato che lei si trova dove è Gesù, ma che poi sempre li raggiunge satana. È dall’inizio della creazione che funziona così: Dio fece una cosa bella e pulita ma subito qualcuno provò a sporcarla. Vicka mi disse che il demonio disturba sempre le opere di Dio, ma Mirijana ha aggiunto che l’uomo ha gli strumenti per distinguere il bene dal male e che è libero di scegliere.
Nel messaggio di Medjugorje del 25 novembre 1987 la Vergine spiega proprio questo: «Dio ha dato a tutti la libertà, che io rispetto con tutto l’amore; e io mi sottometto, nella mia umiltà, alla vostra libertà». In effetti, in tutti i messaggi, la Madonna esprime un desiderio di bene per noi, mai una costrizione. Dice: vi invito, vi chiamo, vivete!, apritevi!, amate!; addirittura: vi prego, vi supplico. Arriva a tanto, come lei stessa dice, per «mostrarvi quanto mi siete cari e quanto desidero che siate tutti salvi» (27 novembre 1986), ma non ci obbliga. Se così facesse saremmo schiavi, invece lei ci assicura che siamo figli di Dio: «Cari figli».

Porta del cielo
La vista di Mirjana durante la sua apparizione annuale del 18 marzo 2004 resta un fotogramma indelebile. Intorno a me tutti pregavano e i più indirizzavano gli sguardi verso quella porzione di Cielo che ravvivava gli occhi della veggente fino a farla piangere di gioia. Alla fine fu dato questo messaggio: «Cari figli! Anche oggi, guardando a voi, desidero dirvi, col cuore pieno di amore, che quello che cercate insistentemente, quello a cui anelate, è qui davanti a voi. È sufficiente che in un cuore purificato mettiate mio Figlio al primo posto e potrete vedere. Ascoltatemi e permettetemi di condurvi maternamente a questo». Da queste parole si può trarre l’apporto che l’incontro con Medjugorje ha dato al mio vissuto di fede. Superficialmente pensai che la Madonna si riferisse a sé stessa, nell’apparizione, in quel momento lì. Ma, in seguito, credo di aver compreso meglio che cosa volesse dire.
«Quello che cercate insistentemente, quello a cui anelate, figlioli miei, è qui davanti a voi». «Qui» nella tua vita, «qui» nella tua giornata, «qui» nella tua famiglia e nel tuo lavoro: se metti «in un cuore purificato» Gesù «al primo posto», potrai vedere. Potrai vedere che la tua fede è vera e sforzarti di viverla meglio. Con quale obiettivo? «Ma il Paradiso», mi ha detto Marija, «la Madonna lo ripete sempre: “Tendete al Cielo!».
Proprio per invitarci a questo, forse, lei viene col corpo glorioso che si può toccare: da un lato, lei che è donna, creatura, dà valore attraverso gesti umanissimi alla nostra stessa umanità, spiegandoci che per diventare santi basta viver bene ciò che siamo; dall’altro, lei che è già tutta gloria, dà prova tangibile che, grazie al suo sì, Dio si è fatto carne, è morto e risorto, e che per questo intervento risorgeremo anche noi nel corpo, secondo la fede, poiché siamo amati e creati da un Padre per durare nel tempo, per l’eternità. Ianua Caeli, porta del Cielo è Maria.

Riccardo Caniato




Fonte ares.mi.it

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