Sant’Antonio e la mula a Rimini, la piena sventata, l’incendio salvato. I prodigi del corpo di Cristo.
Da nord a sud, lungo tutta la penisola, come evidenzia Avvenire (19 settembre) si sono verificati importanti miracoli eucaristici. Abbiamo così tracciato una mappa dettagliata, dal Veneto alla Puglia, di tutti gli eventi straordinari accaduti fino ad oggi.
Una donna stava lavando una delle tovaglie d’altare della chiesa di San Giusto sul lavatoio costruito lungo la roggia Versiola. Improvvisamente vide il lino della tovaglia tingersi di sangue. Osservando più attentamente, notò che il sangue usciva da una Particola consacrata rimasta tra le pieghe della tovaglia.
Il documento più autorevole e antico che descrive il Miracolo è un rescritto del 1454 di Papa Niccolò V. Fu allora che il titolo della chiesa parrocchiale, precedentemente Santa Maria e San Giovanni Evangelista, fu mutato, per disposizione di Papa Nicolò V, in Chiesa del Santissimo Corpo di Cristo (28 marzo 1454). Oggi la tovaglia è conservata in un cilindro di cristallo, sostenuto da un reliquiario d’argento del maestro orafo Antonio Calligari.
Nell’Alta Val Susa presso Exilles, le truppe di Renato d’Angiò si scontrarono con le milizie del duca Lodovico di Savoia. Qui i soldati si abbandonarono al saccheggio del paese ed alcuni entrarono in chiesa. Uno di loro forzò la porticina del tabernacolo e rubo’ l’ostensorio con l’ostia consacrata. Avvolse tutta la refurtiva in un sacco e a dorso di mulo si diresse verso Torino. Sulla piazza maggiore, presso la chiesa dello Spirito Santo (conosciuta oggi come la chiesa del Corpus Domini) il mulo inciampò e cadde. Ecco aprirsi il sacco e l’ostensorio con l’Ostia consacrata elevarsi al di sopra delle case circostanti tra lo stupore della gente.
Accorse anche il vescovo che rimase estasiato insieme alla folla, per il miracolo. Aveva in mano un calice, lo alzo verso l’alto e lentamente l’Ostia consacrata comincio’ a ridiscendere, posandosi dentro il calice.
I più antichi documenti che descrivono il miracolo sono gli Atti Capitolari del 1454, 1455, 1456 e alcuni scritti coevi del Comune di Torino.
.
.
Don Antonio Reinardi, parroco di Canosio, paesino della diocesi di Saluzzo lungo le sponde del torrente Maira, richiamò tutti i cittadini col suono delle campane per invitarli a pregare il Signore di fare cessare la piena del torrente. Propose inoltre di fare un voto: se il villaggio di Canosio fosse stato risparmiato dalla furia devastatrice del Maira, i cittadini avrebbero fatto celebrare in perpetuo ogni anno una festa nell’ottava del Corpus Domini. Don Rainardi, prese il Santissimo Sacramento che pose nell’ostensorio e si diresse in processione verso il torrente, accompagnato da alcuni fedeli, cantando il «Miserere».
Impartita la benedizione, la pioggia cessò immediatamente e il livello del torrente ritornò subito alla normalità. Purtroppo, molti dei documenti che descrivevano il Miracolo, conservati fino al XVII secolo presso gli archivi parrocchiali, furono bruciati durante la guerra tra Spagna e Francia; c’è però una copia della relazione lasciata dal parroco che fu diretto testimone degli eventi.
La domenica del 3 agosto del 1631, verso l’ora dei Vespri, si sprigionò un grande incendio nella cittadina di Dronero, nel marchesato di Saluzzo. La popolazione cercò in ogni modo di domare il fuoco, ma ogni tentativo si rivelò vano.Il fuoco intanto aumentava sempre di più. Il Padre Maurizio da Ceva, Cappuccino, ebbe l’ispirazione di ricorrere alla potenza del Salvatore velato sotto le specie eucaristiche. Subito organizzò una solenne processione con il Santissimo Sacramento e seguito da tutti i cittadini, si diresse nel luogo dell’incendio. All’avanzare del Santissimo Sacramento il fuoco si arrestò miracolosamente.
Una lapide presente nella chiesetta di Santa Brigida a Dronero descrive in modo dettagliato il Miracolo e ogni anno, in occasione della festa del Corpus Domini, i cittadini di Dronero onorano la memoria del Prodigio con una solenne processione con il Santissimo Sacramento.
Questo Miracolo Eucaristico è avvenuto a Ferrara, nella Basilica di Santa Maria in Vado, il giorno di Pasqua. Padre Pietro da Verona, priore della Basilica, stava celebrando la Messa di Resurrezione e giunto alla frazione del pane consacrato, mentre spezzava l’Ostia, vide da questa sprizzare un fiotto di sangue che andò con le sue goccioline a macchiare la piccola volta sovrastante l’altare della celebrazione. La volticina macchiata di sangue fu racchiusa in seguito in un tempietto costruito nel 1595, ed è ancora oggi visibile nella monumentale Basilica di S. Maria in Vado.
Numerose sono le testimonianze che riportano il Miracolo, tra queste la più importante è la Bolla di Papa Eugenio IV (30 marzo 1442), in cui il Pontefice menziona il Prodigio riferendosi alle testimonianze dei fedeli e alle antiche fonti storiche. Il manoscritto di Gerardo Cambrense è il documento più antico (1197) che menziona il Prodigio ed è conservato nella Biblioteca Lamberthiana di Canterbury.
.
.
Nella sua intensa attività di evangelizzazione, sant’Antonio fu attivo a Rimini verso il 1223 ed è proprio in questo periodo che il miracolo viene attestato da numerosi libri storici. Il Miracolo Eucaristico fu operato da Sant’Antonio dopo che un certo Bonovillo, un eretico, lo sfidò a dimostrare con un prodigio la vera presenza del Corpo di Cristo nella comunione.
L’appuntamento tra i due fu fissato in Piazza Grande (l’attuale piazza Tre Martiri), richiamando una immensa folla di curiosi. Giunto davanti alla mula, il Santo avrebbe detto: «In virtù e in nome del Creatore, che io, per quanto ne sia indegno, tengo veramente tra le mani, ti dico, o animale, e ti ordino di avvicinarti prontamente con umiltà e di prestargli la dovuta venerazione».
L’animale, nonostante fosse stremato dalla fame, lasciò da parte il fieno, si avvicinò per adorare l’ostia consacrata tanto che piegò ginocchia e capo, suscitando lo stupore e la commozione dei presenti. A ricordo di questo episodio fu costruito, a piazza Tre Martiri, una chiesetta dedicata a sant’Antonio con un tempietto antistante, opera del Bramante (1518).
Nel 1412, l’allora priore della Basilica di Santa Maria di Bagno di Romagna, Padre Lazzaro da Verona, mentre celebrava la Santa Messa, fu assalito da forti dubbi circa la reale presenza di Gesù nel SS. Sacramento. Aveva da poco pronunciato le parole della consacrazione sul vino che questo si trasformò in vivo sangue e cominciò a ribollire fuoriuscendo dal calice e riversandosi sul corporale. Padre Lazzaro, profondamente commosso e pentito, confessò ai fedeli presenti alla celebrazione la sua incredulità e lo strepitoso Miracolo che il Signore aveva operato sotto il suo sguardo.
Nel 1912 il Cardinale Giulio Boschi, Arcivescovo di Ferrara, fece celebrare il quinto centenario del Miracolo, a cui seguì un convegno di studi eucaristici.
.
.
Nella chiesa di Sant’Ambrogio a Firenze, sono custodite le Reliquie di due Prodigi Eucaristici avvenuti nel 1230 e nel 1595. Nel Miracolo del 1230, un prete lasciò nel calice alcune gocce di vino consacrato. Il giorno seguente, tornando a celebrare la Messa nella stessa chiesa trovò dentro al calice delle gocce di sangue vivo rappreso ed incarnato. Il sangue fu subito raccolto in un’ampolla di cristallo. Il Vescovo Ardingo da Pavia ordinò di portare la Reliquia in Vescovado, e dopo poche settimane la restituì alle Suore del Monastero che la custodirono presso la chiesa diSant’Ambrogio.
L’altro Miracolo Eucaristico avvenne il Venerdì Santo dell’anno 1595, quando, scoppiato un furioso incendio nella chiesa, restarono prodigiosamente intatte alcune Particole consacrate. Nel1628 l’Arcivescovo di Firenze, Marzio Medici, dopo averle esaminate, le trovò incorrotte e le fece dunque riporre in un prezioso reliquiario.
.
.
Nella Basilica di San Francesco a Siena, si conservano intatte da 276 anni, 223 Ostie. L’Arcivescovo Tiberio Borghese fece chiudere per dieci anni in una scatola di latta sigillata alcune ostie non consacrate. La commissione scientifica preposta quando riaprì la scatola vi trovò solo vermi e frammenti putrefatti. Il fatto è contro ogni legge fisica e biologica, lo stesso scienziato Enrico Medi così si espresse al riguardo: «Questo intervento diretto di Dio, è il Miracolo[…], compiuto e mantenuto tale miracolosamente per secoli, a testimoniare la realtà permanente di Cristo nelSacramento Eucaristico».
Nel 1914, il Papa San Pio X autorizzò un esame a cui parteciparono numerosi professori di bromatologia, igiene, chimica e farmaceutica, fra cui vi era anche il noto Professore Siro Grimaldi. La conclusione finale del verbale che redassero diceva: «Le Sante Particole di Siena sono un classico esempio della perfetta conservazione di Particole di pane azzimo consacrate nell’anno 1730, e costituiscono un fenomeno singolare».
.
.
.
Nel 1560, a Morrovalle un grosso incendio distrusse tutta la chiesa dei Francescani, tranne l’Ostia magna contenuta in una pisside (anch’essa completamente bruciata a eccezione del coperchio).
Mons. Ludovico di Forlì, fu immediatamente inviato dal Papa Pio IV a Morrovalle per indagare la veridicità dei fatti. Il Papa Pio IV, appena ricevette il resoconto del Vescovo, giudicò l’evento superiore ad ogni causa naturale e ne autorizzò il culto con l’indizione della Bolla Sacrosanta Romana Ecclesia (1560).
Il 25 aprile del 1356, a Macerata, un sacerdote di cui non si conosce il nome, stava celebrando la Messa nella cappellina della chiesa di Santa Caterina, di proprietà delle monache benedettine.
Durante la frazione del pane, prima della Comunione, il prete cominciò a dubitare circa la reale presenza di Gesù nell’Ostia consacrata. Fu proprio nel momento in cui spezzava l’Ostia che, con suo grande spavento, vide sgorgare da questa un abbondante fiotto di sangue che macchiò parte del lino e del calice posti sull’altare.
Anche lo storico Ferdinando Ughelli cita questo Miracolo nella sua opera Italia Sacra del 1647 e descrive come sin dal XIV secolo “il corporale veniva portato in solenne processione per la città, chiuso in un’urna di cristallo d’argento, con il concorso di tutto il Piceno”.
Nella Leggenda di Santa Chiara Vergine si raccontano vari miracoli operati da Santa Chiara. Si narrano episodi di moltiplicazione di pane, di bottiglie di olio comparse quando in convento era del tutto assente. Ma il più famoso tra i miracoli da lei operati è quello accaduto nel 1240, un venerdì di settembre, in cui Chiara di fronte ad un assalto di soldati saraceni penetrati con la forza anche nel chiostro del suo convento di San Damiano, riesce a metterli in fuga mostrando loro l’Ostia Santa.
Nel 1330, a Cascia un contadino gravemente ammalato fece chiamare il prete per ricevere la Comunione. Il sacerdote, un po’ per incuria e un po’ per apatia, invece di prendere con sé il ciborio per riporre la Particola da portare a casa del malato, prelevò da questo un’Ostia che infilò irriverentemente nel libro delle preghiere. Una volta giunto dal contadino, il sacerdote aprì il libro e con spavento vide che l’Ostia si era trasformata in un grumo di sangue che aveva macchiato anche le pagine del libro.
Nell’atto di ricognizione della Reliquia del Miracolo Eucaristico di Cascia avvenuta nel 1687, viene riportato anche il testo di un antichissimo Codice del convento di Sant’Agostino in cui sono descritte numerose notizie riguardanti il Prodigio. Oltre a questo codice, l’episodio viene anche menzionato negli Statuti Comunali di Cascia del 1387.
.
.
Un sacerdote di Praga, che si trovava in viaggio in Italia,stava celebrando la Messa nella Basilica di Bolsena,quando al momento della consacrazione avvenne unProdigio: l’Ostia si trasformò in carne. Questo Miracolo sostenne la fede del sacerdote dubbioso circa la reale presenza di Cristo nell’Eucaristia. Le Sacre Specie furono subito ispezionate da Papa Urbano IV e da San Tommaso d’Aquino.Il Pontefice decise di estendere a tutta la Chiesa la festa del Corpus Domini «affinché questo eccelso e venerabileSacramento fosse per tutti memoriale dello straordinario amore di Dio per noi».
La notizia del Miracolo si diffuse subito e sia il Papa che San Tommaso d’Aquino poterono verificare immediatamente di persona il Prodigio. Dopo attento esame Urbano IV ne approvò il culto. Egli decise poi di estendere la festa del Corpus Domini, che sino all’epoca era stata soltanto una festa locale della diocesi di Liegi, a tutta la Chiesa universale.
.
.
Un’iscrizione marmorea del XVII secolo, descrive questo Miracolo Eucaristico avvenuto a Lanciano nel 750, presso la chiesa di San Francesco.
«Un monaco sacerdote dubitò se nell’Ostia consacrata ci fosse veramente il Corpo di Nostro Signore. Celebrò Messa e, dette le parole della consacrazione, vide divenire Carne l’Ostia e Sangue il Vino. Fu mostrata ogni cosa agli astanti. La Carne è ancora intera e il Sangue diviso in cinque parti disuguali che tanto pesano tutte unite quanto ciascuna separata».
Nel 1970, l’Arcivescovo di Lanciano e il ministro provinciale dei frati Conventuali di Abruzzo, con l’autorizzazione di Roma, richiesero al Dottor Edoardo Linoli, dirigente dell’ospedale d’Arezzo e professore di anatomia,
istologia, chimica e microscopia clinica, un approfondito esame scientifico sulle Reliquie del Prodigio avvenuto dodici secoli prima. Tra le conclusioni: 1. La «Carne miracolosa» è veramente carne costituita dal tessuto muscolare striato del miocardio. 2. II «Sangue miracoloso» è vero sangue: l’analisi cromatografica lo dimostra con certezza assoluta e indiscutibile. 3. Lo studio immunologico manifesta che la Carne e il Sangue sono certamente di natura umana.
.
.
La reliquia di questo Miracolo Eucaristico si conserva ad Andechs, in Germania, presso il monastero benedettino. Si verificò a Roma nel 595 durante una celebrazione eucaristica presieduta dal Papa San Gregorio Magno. Al momento di ricevere la Santa Comunione, una nobildonna romana cominciò a ridere perché assalita dai dubbi circa la verità della reale presenza di Cristo nel pane e nel vino consacrati. Il Papa allora, turbato dalla sua incredulità, decise di non comunicarla e subito le specie del pane si mutarono in carne e in sangue.
Tra le opere più importanti in cui è menzionato questo Miracolo Eucaristico avvenuto a Roma nell’anno 595 vi è la Vita Beati Gregorii Papae scritta dal Diacono Paolo nel 787.
Ancora oggi è possibile vedere l’impronta miracolosa lasciata dall’Ostia caduta sul gradino dell’altare della Cappella Caetani, nella Chiesa di Santa Pudenziana a Roma. L’impronta sul gradino vi restò impressa in seguito alla caduta dell’Ostia dalle mani di un sacerdote che proprio mentre stava celebrando la Messa fu colto dal dubbio sulla reale presenza di Gesù nel Sacramento dell’Eucaristia.
Ad Alatri si conserva ancora oggi presso la Cattedrale di S. Paolo Apostolo, la Reliquia del Miracolo Eucaristico avvenuto nel 1228 che consiste in un frammento di Particola convertita in carne. Una giovane donna, per riconquistare l’amore del suo fidanzato, si rivolge ad una fattucchiera che le ordina di rubare un’Ostia consacrata per farne un filtro d’amore.
Durante una Messa la ragazza riesce a prelevare un’Ostia che nasconde in un panno, ma arrivata a casa si accorge che l’Ostia si è trasformata in carne sanguinante.
Di questo Prodigio ne parlano numerosi documenti, tra cui la Bolla di Gregorio IX.
.
.
Nella Pasqua del 1570, nella chiesa di Sant’Erasmo a Veroli, durante l’esposizione del SS. Sacramento (che a quei tempi veniva inserito in una teca cilindrica posta dentro un grande calice ministeriale, coperto con la patena) per le Quaranta ore di pubblica adorazione, Gesù Bambino apparve nell’Ostia esposta e operò numerose grazie. Oggi il calice dove fu esposto il SS. Sacramento è custodito nella chiesa di Sant’Erasmo e viene utilizzato per la celebrazione della Santa Messa, una volta l’anno, il martedì dopo Pasqua.
Il documento più autorevole su questo Miracolo Eucaristico fu redatto immediatamente dopo i fatti dalla Curia ed è conservato nell’archivio della chiesa di S. Erasmo. Molto dettagliata è la deposizione di un certo Giacomo Meloni, che fu tra i primi testimoni che assistettero al Prodigio.
II 29 agosto del 1774, la Curia arcivescovile si espresse favorevolmente riguardo al miracoloso ritrovamento e all’inspiegabile preservazione delle Ostie trafugate dalla chiesa di S. Pietro a Patierno il 24 febbraio del 1772.
Nel 1971 è stato indetto l’Anno Eucaristico diocesano per dare modo alla comunità diocesana di prendere coscienza del Miracolo Eucaristico.
Purtroppo nel 1978, alcuni ignoti ladri sono riusciti a rubare anche il Reliquiario con le miracolose Particole del 1772.
Tra le varie testimonianze ci furono anche quelle di tre rinomati scienziati del tempo tra i quali vi era anche il noto Dottor Domenico Cotugno della Regia Università di Napoli, che così si espressero al riguardo: «Segnatamente la straordinaria apparizione dei lumi, variata in tante maniere, e l’intatta conservazione delle dissepolte Particole non possono spiegarsi co’ principi fisici, e superano le forze degli agenti naturali: quindi è che debbono essere considerate come miracolose».
La «Festa di Castello», puntualmente rivissuta sin dal 1657, ricorda la liberazione dal contagio della peste, della Città di Cava avvenuta il 25 maggio 1656, giorno dell’Ascensione. Il «male» finì dopo la pia processione e benedizione con il Corpus Domini, svolta dal Casale della SS. Annunziata al terrazzo superiore di Monte Castello.
Una donna di religione non cristiana, incredula circa la verità del Dogma Cattolico della presenza reale di Gesù nell’Eucaristia, aiutata da una sua amica cristiana, durante la celebrazione di una Santa Messa, riuscì a rubare un’Ostia consacrata. La donna, quasi sfidando Dio, pose poi la Particola consacrata dentro una padella di olio sopra il fuoco.
Improvvisamente dall’Ostia stillò una grande quantità di sangue che si riversò sul pavimento fino a fuoriuscire dall’uscio della porta di casa. Il frate Bartolomeo Campi, descrive nella sua opera «L’Innamorato di Gesù Cristo» (1625). L’Arcivescovo fu subito informato dell’accaduto e ordinò di riportare riverentemente la Particola nella chiesa. Lo stesso abate cistercense Ferdinando Ughelli (1670), nella sua conosciutissima opera enciclopedica «Italia sacra».
Nel 1969, a San Mauro la Bruca ignoti ladri, penetrati di nascosto nella chiesa parrocchiale, si impossessarono di alcuni oggetti sacri, tra cui la pisside contenente delle Particole consacrate. Le Ostie furono ritrovate la mattina seguente e ancora oggi si mantengono intatte.
Solo nel 1994, dopo 25 anni di approfondite analisi, Monsignor Biagio D’Agostino, Vescovo di Vallo della Lucania, ha riconosciuto la conservazione miracolosa delle Particole e ne ha autorizzato il culto. Dall’esperienza di analisi compiute da scienziati e chimici si sa che già dopo sei mesi la farina azzima si rovina gravemente e, nel giro massimo di un paio d’anni, si riduce a poltiglia e poi a polvere.
Fonte: it.aleteia.org
Papa Francesco ha annunciato eventi di straordinaria importanza per il prossimo Giubileo del 2025, un anno santo dedicato alla riflessione…
Maria, Avvocata nostra, prega per noi! Signor mio Gesu' Cristo Crocifisso, Figlio della B. V. Maria, apri le tue orecchie…
Sant’Edmondo: vita e preghiera per una grazia Sant'Edmondo è stato un sovrano e martire inglese; è considerato da molti il…
Novena alla Madonna della Medaglia Miracolosa Il testo della preghiera alla Madonna della Medaglia Miracolosa si può recitare per nove…
Dedicazione delle basiliche dei Santi Pietro e Paolo Storia e preghiera della festa di oggi 18 Novembre: Dedicazione delle basiliche dei…
Questo sabato 18 novembre inizia il Triduo alla Madonna della Salute. Rivolgiamoci a Lei per la guarigione del corpo e…