Nella sua buca delle lettere, l’altro ieri l’arcivescovo Cesare Nosiglia ha trovato una busta diversa dalle altre. I mittenti sono un gruppo di clochard torinesi, che hanno raccolto 60 euro in monete da dieci centesimi e da uno o due euro, per i migranti che in questi giorni stanno raggiungendo l’Italia. La lettera è scritta a mano, con qualche errore grammaticale. Chi l’ ha scritta racconta all’arcivescovo la storia di un gruppo di senza fissa dimora che spesso si ritrovano insieme in una mensa della città e che un giorno, ascoltando il telegiornale, hanno saputo dell’appello alle famiglie di aiutare i profughi, ed è per questo motivo si sono attivati, hanno raccolto sessanta euro, li hanno messi in una busta portata in via dell’Arcivescovado. Il testo ha solo la firma (senza cognome) di un clochard. Perché il loro desiderio è che la donazione rimanga anonima.
Nosiglia, che si è commosso non appena ha letto il contenuto della busta, ieri ha voluto ringraziare pubblicamente, con una seconda lettera, le famiglie e comunità che hanno accolto con generosità i rifugiati. «Con la vostra disponibilità voi state testimoniando a tutti che cosa significa vivere l’amore più grande, il dono di Dio che ci fa tutti fratelli», scrive Nosiglia. Per lui questo accogliere chi ha bisogno è una «proposta educativa molto concreta, e che va controcorrente rispetto ad una cultura che insegna ai giovani solo a soddisfare i propri desideri. E credere che al mondo ci siamo solo noi e i “nostri». Dopo aver ringraziato La Caritas, la San Vincenzo, l’Ufficio Migranti e altre associazioni, l’arcivescovo scrive: «Persino, e devo proprio ricordarlo, sono arrivati i soldi da alcuni senza fissa dimora che hanno girato parte delle elemosine ricevute!».
Secondo Cesare Nosiglia «i poveri sanno cos’è la miseria, e per questo motivo esprimono la propria generosità aiutando altri poveri con amore incondizionato. In più, aiutando qualcuno a stare meglio, si sentono utili in questa società». Pierluigi Dovis, direttore diocesano della Caritas, racconta che questo non è certo il primo caso di solidarietà che proviene dagli homeless. «Per il terremoto in Emilia Romagna un gruppo di clochard aveva raccolto alcune decine di euro e le aveva consegnate a noi – racconta Dovis – ed una signora torinese sotto la soglia della povertà tutti i mesi mi invia una busta contenente dieci euro per le persone in difficoltà».
Di Cristina Insalaco per La Stampa
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