Sostegno alla Vita nascente No, utero in afftitto SI

In Italia abbiamo la memoria corta. La regione Sicilia, qualche mese addietro dietro proposta del presidente Crocetta, aveva stabilito per legge un sussidio per le coppie dello stesso sesso. Non voglio esprimere giudizi sulla vicenda. Altrimenti entriamo in ambiti di discussione non facilmente esauribili in poche righe. La legge è stata applaudita da tutti, come segno di civiltà e di progresso sociale. Le voci di dissenso sono state messe a tacere dalla campagna mediatica effettuata dalle solite testate di regime, le quali hanno sottolineato la bontà di una legge che partiva dal concetto basilare che “tutti abbiamo gli stessi diritti”. Nulla da dire. Partendo dallo stesso principio non si capisce come mai, quelli che difendono i “diritti di tutti”, ora gridano allo scandalo per la decisione della Regione Basilicata. Cosa è successo? Nel nostro paese, si può immaginare di aiutare le future madri in difficoltà, magari con un assegno mensile che, per quanto striminzito, le incoraggi a non optare per l’aborto? A quanto pare no. Non secondo gli addetti alle “politiche di genere” della Cgil come Loredana Taddei, la quale ha reagito malissimo alla proposta di legge in discussione presso una commissione consiliare della Regione Basilicata che prevede appunto – come spiega Avvenire – «l’adozione di un sostegno da 250 euro mensili, per 18 mesi, al fine di “tutelare e sostenere la maternità con un aiuto concreto alle tante donne che, trovandosi in difficoltà economica si vedono costrette a rinunciare al proprio bambino”».

Secondo la responsabile nazionale delle “politiche di genere” della Cgil, si tratta di “una proposta vergognosa, l’ennesimo attacco mascherato alla legge 194”, per di più escogitato da im Consiglio regionale “composto interamente da uomini”. La Taddei si è indignata perché la “vergognosa” offerta di vil denaro “alle donne che rinunciano ad abortire” è contenuta in una norma che «parte dalla premessa di una definizione dell’aborto come “causa di calo demografico” e “prima causa di morte in Europa”. Il che di per sé, se fosse vero, sarebbe abbastanza grave. Ma alla sindacalista rossa interessa di più occuparsi della legge 194 che secondo lei sarebbe “già abbondantemente svuotata dall’obiezione di coscienza di circa il 90% dei ginecologi italiani”. Dimenticando naturalmente che è la 194 stessa a prescrivere misure per “rimuovere le cause che porterebbero la donna alla interruzione della gravidanza”. Per di più, sempre secondo la Taddei, la “vergognosa” proposta di aiutare le donne in difficoltà con 250 euro mensili non è solo “un attacco ai diritti e alla libertà delle donne”, ma è anche un attacco “trasversale”, dal momento che è stata “subito sottoscritta da un nutrito gruppo di consiglieri appartenenti a vari gruppi: Pd, Udc, M5S, Forza Italia e Fratelli d’Italia”. Sono certo, l’alto dirigente quando andrà in giro per riscuotere consensi, -come è già successo in altri paesi dell’Unione Europea-, diventerà la paladina dei diritti degli animali. Si, perché i cani, i gatti, gli uccellini e tutte le altre specie (giustamente), devono essere tutelati perché inermi, invece il feto, cioè un bambino in via di sviluppo, non ha diritto alla vita. Ci rendiamo conto?

Intanto, l’onorevole Roccella, in merito agli uteri in affitto, ha dichiarato: “La recente sentenza del tribunale di Milano in cui si riconosce come madre una donna che ha commissionato in Ucraina una gravidanza a pagamento – il cosiddetto utero in affitto – e non quella che ha partorito il bambino, conferma la tendenza internazionale a legittimare questa pratica per via giurisprudenziale, anche in Italia. Tutelare i bambini nati da gravidanze conto terzi è doveroso, ma al tempo stesso queste tutele non possono diventare una legittimazione dell’utero in affitto, una pratica di sfruttamento delle donne più povere, giovani e fragili, utilizzate come “contenitori a pagamento”. La gravidanza conto terzi dovrebbe essere sanzionata a livello internazionale e nazionale, proprio per tutelare i diritti dei più indifesi – i bambini e le gestanti a pagamento – e colpire invece chi di tutto questo sta facendo il più cinico dei commerci”.

Cosa si intende per utero in affitto? Una donna si fa carico della gravidanza, per conto di una coppia sterile, omosessuale o di un single, fino al parto. La fecondazione (in vitro) viene effettuata con seme e ovuli della coppia richiedente o, se necessario, di donatori e donatrici. L’embrione, poi, viene impiantato nell’utero della portatrice (o madre surrogata), che partorirà senza essere però riconosciuta come madre. La madre legale sarà solo colei che ha trasmesso i geni, anche se non ha partorito. Secondo diverse sentenze, per riconoscere i diritti genitoriali non basta il parto, occorre una connessione genetica. In Italia questa procedura non è legale: la legge 40 del 2004 la vieta espressamente. Nonostante questo, sempre più coppie italiane decidono di ricorrere alla maternità assistita. Tale pratica è molto praticata all’estero in Paesi come Canada, Stati Uniti, Russia, Ucraina o India. Con differenze di prezzo notevoli: dai 20mila in India fino a più di 100mila euro negli States. E’ possibile mercificare il corpo e la nascita di un bambino? Oppure legalizzare tramite sentenza simili aberrazioni? Certi esponenti istituzionali, cercano in tutti i modi di distruggere il tessuto sociale a colpi di sentenze. Creano confusione: in nome dei diritti per tutti, prima sono favorevoli all’aborto, poi legittimano l’utero in affitto… E domani cosa avverrà? Ai posteri l’ardua sentenza! di Giovanni Profeta

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