Posizioni molto discutibili quelle di Roberto Saviano. In perenne fuga dalla camorra a spese dei cittadini, è diventato un punto di riferimento ‘liberal’ per le sue teorie a favore della ‘droga libera’ e dell’aborto A GO GO . Dalla serie: in fondo fa più vittime lui con le teorie indecenti che propone che non la camorra che dice di combattere.
Tra le altre cose sia l’una che l’altra sono cose che alle mafie piacciono: il non rispetto della vita umana (soprattutto quella più debole, e l’aumento del giro delle droghe). Ma davvero vuole combattere la camorra così?
Vogliamo ricordare a Saviano, che la sua scorta ed i suoi privilegi, sono pagati anche da noi cittadini cattolici (per la stragrande maggioranza in questo paese) ma lui il rispetto lo vuole, ma di rispettare non ne vuol sapere.
Legalizzare la droga (lo slogan dal suo sito internet)
Scrive Saviano: Lancio questa provocazione nel giorno in cui in Italia si discute in Parlamento dellaproposta di legge presentata da oltre 200 onorevoli di diversi partiti. Le droghe leggere oggi sono merce di scambio tra organizzazioni terroristiche e organizzazioni mafiose. Terroristi vendono droghe alle mafie che in cambio danno denaro o armi.
E in Europa il mercato delle armi, che è illegale, lo gestiscono le organizzazioni criminali. Legalizzare è un atto di responsabilità oggi più che mai.
La sua violenta posizione sull’aborto (dalla sua pagina facebook)
Scegliere di abortire non è commettere un omicidio, ma esercitare un diritto inalienabile. Sono giovani, sono donne, sono polacche e lottano per i loro diritti. Ieri in Polonia è stato sciopero generale per la protesta nera, la#CzarnyProtest. Le donne polacche sono scese in piazza perché il Parlamento non ha solo respinto la proposta di legge sulla legalizzazione dell’aborto, ma ha preso la peggiore delle direzioni possibili: quella del divieto totale.
Oggi in Polonia si può abortire solo in caso di stupro, di malformazione del feto e di pericolo la vita della madre, ciò non significa che negli altri casi non si abortisce, ma che lo si fa clandestinamente. Aborto clandestino vuol dire macello, vuol dire interventi fatti senza alcuna sicurezza, vuol dire complicazioni, vuol dire morte. La maggior parte degli stupri avvengono in famiglia o tra conoscenti e molto spesso non vengono denunciati, per abortire invece è necessario presentare denuncia. Ecco perché la maggior parte delle donne che restano incinte in seguito a stupro si sottopongono a pratiche inimmaginabili. Oggi La Stampa racconta la storia di Maria, stuprata dal fratello di suo padre. Quando scopre di essere incinta dello zio, ingurgita prima veleno e pasticche e poi si rivolge a una clinica clandestina dove la fanno abortire con una gruccia di alluminio, di quelle che si usano nelle lavanderie.
Questo tema, a noi italiani, dovrebbe essere caro, perché, nonostante l’aborto sia legale, le difficoltà che le donne italiane trovano oggi ad abortire sono immense. L’obiezione di coscienza, imposta ai ginecologi più che liberamente scelta, in un Paese dove i padiglioni degli ospedali pubblici e laici sono intitolati a santi, è una piaga che rende la 194 la più tradita delle leggi. E la cosa che mi stupisce più di tutte è che quando faccio questo genere di post, molte donne, moltissime ragazze, rispondono che “aborto è omicidio”. Mi capita di vedere i loro profili, spesso si tratta di ragazze e ragazzi giovanissimi che forse non sanno quanto le loro nonne abbiano lottato per avere diritto ad abortire. Queste ragazze e questi ragazzi non sanno che ciò che ha portato alla legge sull’aborto che oggi abbiamo in Italia sono state le sofferenze immense subite da chi abortiva clandestinamente. Queste storie le vostre nonne le conoscono ma non ve le racconteranno mai per non farvi soffrire, per proteggervi. Sappiate, però, che mai legge fu più necessaria di questa perché le conseguenze del sesso, per la donna, non costituissero l’ennesima tortura.
Ripetiamo, nonostante la grande popolarità di cui gode, qualcuno ricordi a Saviano che i morti che lui produce sono più alti di quelli della camorra che dice di combattere.
di Massimo Francini per la Redazione Papaboys
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