Spara e uccide il ladro/Chi dei due era veramente disarmato?

Un ventottenne è morto a causa di colpi d’arma da fuoco in un appartamento a Vaprio D’Adda (Milano). Il giovane era entrato per rubare e chi lo ha ucciso è il potenziale derubato, un pensionato di sessantacinque anni. Dormiva nella casa dove viveva con la moglie e, svegliato dai rumori, quando si è accorto dei ladri ha reagito a colpi di pistola. Uno ha centrato il giovane ventottenne, un romeno che è morto sul colpo. I vicini hanno raccontato che l’uomo – cioè il pensionato – aveva preso una pistola, che quindi era detenuta legalmente, per difendere la sua famiglia dopo aver subito quattro furti ad agosto.
Quando si legge di un ragazzo di ventotto anni che muore ammazzato per un solo colpo di pistola frontale e ravvicinato, è logico provare dolore e rabbia. Per la morte di un giovane, perché è morto rubando, e perché un uomo innocente ora è interrogato dalla polizia e indagato dall’autorità giudiziaria. Scrivo innocente e non mi correggo. L’avvocato Buongiorno scrive su Twitter che “la legittima difesa va cambiata: va ampliata”. Ma forse è la strumentalizzazione di un politico, come quella di Salvini che dice che il ladro se l’è cercata.
Io non sono un politico e non ho competenze tecnico -giuridico per cui non mi addentro nei meandri di ciò che è o meno legale o di cosa dovrà fare la politica. Parlo di quello che conosco: la paura. Non mi sembra corretto dire che se vengo sorpreso nel sonno nella mia camera da letto da un ladro, questi sia “disarmato”. Chi è veramente disarmato? Chi non ha un arma? Certamente. Ma si può definire disarmato un uomo che si introduce di notte in un appartamento abitato e si aggira tra persone inermi che credono di stare al sicuro in casa loro e dormono ognuno nella loro stanza? Io ne dubito. Un padre e una madre sanno cosa vuol dire quando i figli sono tutti a casa nel loro letto: vuol dire che va tutto bene. Se uno dei due è fuori, chiama, e chiede a chi è rimasto “come va?” si sente rispondere “tutto bene, sono tutti a casa”. Vuol dire che va tutto bene. Se, come nel caso del pensionato, si era al quarto furto in casa negli ultimi mesi; se con lui c’era la sua famiglia, se tutti erano nei loro letti a dormire tranquilli, io mi sento di dire che, sì, è vero, lui era armato di una pistola, ma era una pistola nel comodino, non andava in giro con la pistola nella fondina. Invece il giovane ventenne che con i suoi complici si introduce in una casa abitata anche se non era armato di una pistola aveva un’altra arma potentissima: la sorpresa paralizzante: sentire rumori di persone nel corridoio di casa tua e vedere un fascio di luce sui muri che dovrebbero difendere chi hai di più caro, è pazzesco.
Rispetto a questa sorpresa, a questa trappola, il pensionato e sua moglie sono disarmati anche se hanno una pistola nel comodino. Perché il ladro e i suoi complici quando si aggirano di notte in una casa da loro scassinata, arrivano pronti al momento del confronto: sono preparati, quindi armati. Sono forti della violazione di un’abitazione e fanno violenza a chi la abita, che invece è inerme e incosciente, in pace, nel proprio letto. Chi si sente crollare il mondo addosso in un minuto perché fino a un minuto prima viveva sereno la sua vita affettiva è paralizzato dal dolore, è disarmato, è fragile. Chi si sveglia e nel buio capisce cosa accade mentre apre le palpebre e cerca di capire che ore sono e chi è in corridoio e rimane terrorizzato per chi dorme accanto a sé e nella stanza accanto, è disarmato. Anche se ora è indagato per omicidio colposo. E l’armato è l’altro. Lo so, è difficile dire a un uomo che morto che è un assassino. È difficile dire che è innocente un uomo che ha ucciso. Però chiediamoci se dobbiamo cambiare qualcosa nelle nostre leggi. Perché altrimenti torneremo nel Far West senza che nessuno di noi sia John Wayne.

Di Don Mauro Leonardi

Articolo tratto da IlSussidiario.net


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