Intervista a Serge Abad-Gallardo, ex “Figlio della Vedova”
Serge Abad-Gallardo si è fatto conoscere con il suo primo libro Perché ho smesso di essere un massone. Dopo le sue dichiarazioni, torna con un altro titolo singolare, Je servais Lucifer sans le savoir (Servivo Lucifero senza saperlo). Christian Redier lo ha intervistato.
Nella sua prima opera, lei ha spiegato che cattolicesimo e massoneria sono incompatibili. Quali sono state le reazioni di cattolici e massoni?
In generale le reazioni sono state molto favorevoli, anche se non tutte. Dopo aver pronunciato più di quaranta conferenze su questo tema dall’ottobre 2014, credo che i cattolici siano convinti di questa incompatibilità ma vogliano più precisazioni sulla sua natura.
Alcuni massoni a volte partecipano alle conferenze e si esprimono in modo più o meno aggressivo, ma non capiscono. Forse perché sono profondamente imprigionati dalla dottrina relativista, o forse perché ritengono che – cito testualmente – “la Chiesa non capisce niente”.
Per questo motivo, il cardinale Ratzinger, allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha spiegato dettagliatamente i motivi dottrinali di questa incompatibilità nella dichiarazione del 26 novembre 1983.
La massoneria, però, è molto ostinata. Padre Alberto Bárcena Pérez, ad esempio, spiega nel suo libro Iglesia y Masonería: Las dos ciudades che un massone e politico francese ha inviato una lettera l’8 marzo 2016 a papa Francesco chiedendogli nientepopodimeno di cambiare i 300 anni di dottrina vaticana che proibiva a un cattolico di appartenere alla massoneria. [Questa prospettiva, ad ogni modo, non è inedita neanche all’interno della Chiesa stessa. Per il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, bisogna superare le ostilità, le offese e i pregiudizi reciproci. Il teologo francese Jean Rigal ha detto recentemente al quotidiano La Croix: “Non sarebbe più proficuo un dibattito che una condanna? (…) In occasione dell’Anno della Misericordia, perché non allontanare definitivamente questa accusa di “peccato grave”, che si imputa esclusivamente, almeno in questo modo, agli “iniziati” alle obbedienze massoniche?”]
Lei va oltre e afferma che la massoneria è alla fin fine un culto a Lucifero. Ne è sicuro?
Totalmente. E cito circa 200 documenti massonici. Come spiegava un autore spagnolo, eminente esperto in materia (Ricardo de la Cierva, Masonería, Satanismo y Exorcismo), “Satana non ha bisogno che gli si renda culto per raggiungere i suoi fini. Tutto ciò che deve fare è evitare che l’uomo segua Gesù”.
L’influenza luciferina è sottile, non si tratta di un “culto” diretto a Lucifero. La massoneria non è una “Chiesa satanica”. Nonostante questo, cito numerose opere massoniche che lodano esplicitamente Lucifero*. In definitiva, a certi Alti Gradi esiste una serie di segni luciferini, che descrivo nel libro.
Allo stesso modo, l’esoterismo, l’ermetismo, l’occultismo, che sono alla base dei rituali massonici, sono pratiche propriamente sataniche. Molti degli scritti che cito glorificano esplicitamente il serpente della Genesi in quanto liberatore dell’umanità. Non si può essere più chiari: la massoneria, con tutte le sue obbedienze e i suoi riti, è luciferino.
La maggior parte dei “fratelli” è consapevole di questo culto?
No. Molti pensano che la massoneria non sia altro che un’associazione filosofica comune volta a “liberare” l’umanità. Non è così. E non sono molti i massoni che discernono l’azione magica dei rituali.
Nonostante questa constatazione, lei dice di tendere la mano ai massoni. Cosa direbbe a un amico massone?
Vorrei convincerlo che non assumo un atteggiamento “antimassonico”, ma rispetto la libertà di coscienza e di religione. Non nutro neanche alcuna animosità nei confronti dei massoni, anche se ritengono che a volte io parli male dell’istituzione a cui appartengono. Distinguo però chiaramente tra massoni e massoneria.
Vorrei parlare loro dell’amore folle di un Dio che ci ama tanto da venire a morire sulla croce per salvarci, e li inviterei a un’adorazione del Santissimo Sacramento o a una Lectio Divina. Vedrebbero la differenza tra la Parola di Dio, ricevuta nel nostro cuore, e la “Parola perduta” della massoneria.
Si può uscire facilmente dalla massoneria?
In teoria sì, basta una semplice lettera [ai massoni piace dire che, a differenza delle sette, è molto difficile entrare nella massoneria e molto facile uscirne, n.d.r.]. Nella pratica, però, è più complicato, soprattutto se – come nel mio caso – si è stati massoni per molto tempo. Si perdono tutti gli “amici”, tutti i contatti e le reti professionali. Forse è ancora più difficile se, come me, si scrive e si offrono conferenze sul tema.
Sul piano spirituale, non bisogna disdegnare una preghiera di liberazione, o anche di più. In ogni caso, è consigliabile parlare con un sacerdote ben informato sulla questione, e almeno confessarsi per poter ricevere di nuovo i sacramenti.
Consiglierebbe ai massoni di andare ad aiutare i poveri, ad esempio in ospedale, come ha fatto lei?
Il rapporto della massoneria con il dolore umano è particolare. In generale è qualcosa di concettuale, ovvero riguarda l’“umanità” e si riferisce soprattutto a idee e concetti, ma ci sono comunque – e va detto – alcuni massoni che si coinvolgono in azioni umanitarie.
La massoneria, però, non esorta alla solidarietà dei suoi membri se non per aiutare i “fratelli” in difficoltà. Ricordo, ad esempio, “collette” nella loggia per offrire aiuto finanziario ai “fratelli” colpiti dalle inondazioni nel dipartimento francese di Herault nel 2004. Ma non per i “profani”! A differenza della Chiesa, che è sempre stata vicina ai poveri e a chi soffre, credenti o meno.
Che consiglio darei ai massoni? Prima di rinunciare per seguire Maria e Cristo, poi, come dicevamo, di aiutare chi soffre, ma con la carità del Signore. Perché questa missione non è solo umanitaria. È la carità di Dio e della Chiesa.
Non immagino tuttavia che un massone possa aiutare un moribondo invocando (i massoni non pregano) il Grande Architetto Dell’Universo, il G.A.D.U.. Non è morto su una croce per salvarci, e quindi non è un “dio” personale e amorevole, ma un concetto vago. Al contrario, la preghiera cristiana non è altro che un appello alla pietà del Signore, in comunione con lo Spirito Santo.
Fonte: it.aleteia.org