Corpus et Salus

Marthe Robin, la mistica che ha vissuto per 50 anni solamente con l’Eucarestia!

Marthe Robin nacque a Châteauneuf-de-Galaure (Drôme), nel sud-est della Francia, il 13 marzo 1902, era sestogenita di Joseph Robin e Amélie-Célestine Chosson, modesti contadini, che la fecero battezzare il 5 aprile a Saint-Bonnet-de-Galaure.

La sua vita si è svolta normalmente e serenamente nella tranquilla provincia francese fino all’età di 16 anni quando avvenne un episodio che cambiò per sempre la sua vita, la giovane cadde a terra improvvisamente e non riuscì a rialzarsi più, cominciò cosi uno strano fenomeno durato 50 anni che la medicina definisce encefalite letargica ma secondo la fede trattasi di «coma mistico».

Il coma durò fino al marzo-aprile del 1921, poi Marthe tornò lentamente a camminare, anche se molti problemi gravi persistevano, un ulteriore peggioramento avvenne nell’ottobre del 1926 quando addirittura ricevette l’estrema unzione, le sue condizioni di salute erano disperate in quel momento le apparve Santa Teresina che le comunicò che i soi giorni non erano terminati ma anzi iniziava per lei la missione nel mondo.

Dal 1928 Marthe Robin si paralizza completamente e questo le impedirà di nutrirsi e di bere, ma per 50 si nutrirà soltanto del corpo di Cristo, l’ostia non poteva essere inghiottita ma inspiegabilmente dopo un po spariva dalla sua bocca al fenomeno hanno assistito numerosi testimoni.

Stigmata

Il 2 febbraio 1929 perse anche l’uso delle mani e dovette imparare a scrivere servendosi della bocca.

Nel 1930 Marthe vide Cristo, che le chiese: «Vuoi essere come me? ». Ed ella rispose: «Il mio io sei tu. La mia vita sia la riproduzione perfetta e incessante della tua vita». Il 1° ottobre, festa di santa Teresina di Lisieux, fu come una preparazione della passione in un vero tormento di sofferenze, di cui lascerà questa testimonianza: «Quanto mi avete fatto male. mio Dio! Vi amo! Abbiate pietà di me! ho male nell’anima, nel cuore, nel corpo; la mia povera testa sembra rotta. Non so più niente, se non soffrire. Sento in me una tale stanchezza; il dolore grida così forte. E non c’è nessuno, nessuno per aiutarmi! Sono all’estremo delle mie forze. Non finirà dunque mai il dolore quaggiù? Quando ha straziato il corpo e il cuore, strazia l’anima.

Oh, mio Amore crocifisso! Voi m’insegnate giorno per giorno a dimenticarmi. Mio Dio, vi amo; abbiate pietà di me! Quando verrò, Dio mio, nella terra dei viventi? Gesù, sostenetemi!

Ma io so. Per vincere bisogna saper soffrire. Il dolore è la leva che solleva la terra. [Perchè] il Dio che affligge è anche il Dio che consola.

Non è un peso, ma piuttosto un altare. Niente è più bello davanti a Dio che l’oblazione di se stessi quando si soffre.

Con tutta la mia anima dolente, con tutto il mio cuore straziato, il mio corpo torturato dalle sofferenze, gli occhi accecati dalle lacrime, bacio amorosamente la vostra mano, mio Dio».

Sempre nell’ottobre del 1930 Marthe riceve una nuova visione, questa volta di Cristo crocifisso. Egli prende le sue braccia paralizzate e gliele apre. Poi lei sente di nuovo: «Marthe, vuoi essere come me?». «Allora sentii un fuoco bruciante, talora esteriore, ma soprattutto interiore. Era un fuoco che usciva da Gesù. Esteriormente, lo vedevo come una luce che mi bruciava. Gesù mi chiese prima di tutto di offrire le mie mani. Mi sembrò che un dardo uscisse dal suo cuore e si dividesse in due raggi per trapassare uno la mano destra e l’altro la sinistra. Ma, nello stesso tempo, le mie mani erano trapassate, per così dire, dall’interno. Gesù m’invitò ancora a offrire i miei piedi. Lo feci all’istante, come, come per le mani, mettendo le gambe come Gesù sulla croce. Restarono in parte piegate, come quelle di Gesù. Come per le mani, un dardo, che partiva dal cuore di Gesù, dardo di fuoco dello stesso colore che per le mani, si divise in due a una certa distanza dal cuore di Gesù, pur restando unico nello sprigionarsi dal cuore. Quindi questo dardo era unico verso il cuore di Gesù e si divideva per colpire e attraversare nello stesso tempo i due piedi. La durata non si può precisare. Questo si verificò senza interruzioni ». In seguito riceverà anche le ferite della corona di spine.



Da quel momento Marthe tutti i venerdì rivivrà la passione di Gesù sulla sua pelle. Il Signore le mandò come consolazione un giovane sacerdote l’abate Finet che divenne il suo padre spirituale e che lei già aveva visto nelle sue tante visioni.

Marthe possedeva molti doni mistici leggeva nei cuori delle persone e aveva il dono del consiglio, molti si recavano da lei per ricevere aiuti spirituali e grazie materiali attraverso l’intercessione della Madonna. Molti importanti politici si sono recati da lei come il presidente de Gaulle, cardinali Vescovi scienziati filosofi scrittori arrivava a ricevere fino a 60 persone al giorno. Le arrivavano lettere da ogni parte del mondo ma lei non perdeva mai nonostante le numerose sofferenze la calma e l’allegria e il suo proverbiale sorriso, molte anime in cerca di ristoro e di sostegno si rivolgevano a lei e il numero dei visitatori aumentò notevolmente quando comparvero le stigmati. Nel 1940 offrì anche la vista al signore infatti da quel momento iniziò a vivere al buio e Marthe confessò «Gesù mi ha chiesto gli occhi», e io glie li ho donati.

Jean Guitton andò da lei ben quaranta volte. Rimase colpito da questa umile contadina che malgrado non fosse mai uscita dalla sua fattoria sapeva illuminare e aiutare gente semplice e dotti uomini di cultura e di scienza.

Marthe aveva il dono della veggenza, conosceva le cose lontane e quelle future, aveva una infinita capacità di donare amore e prendere su di sé i mali altrui.

Vide per decenni, ogni settimana, la Madonna e tutti i venerdì, prima della fine della passione di Gesù che viveva sulla sua carne, la Santa Vergine le appariva ai piedi del divano. Inoltre versava lacrime di sangue ogni notte, una moltiplicazione misteriosa che accompagnerà la martire fino alla fine dei suoi giorni.

La morte la colse, completamente sola, il 6 febbraio 1981, il primo venerdì del mese. Venne trovata sdraiata per terra, in mezzo a tanti oggetti sparsi.

Dopo sette anni dalla sua morte iniziò il suo processo di beatificazione, conclusosi a livello diocesano nel 1996.



Redazione Papaboys (Fonte www.il timone.org)

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