I singoli Stati ora liberi di applicare le loro leggi in materia. La Usccb plaude alla decisione: “Per quasi 50 anni, l’America ha applicato una legge ingiusta”. La Pontificia Accademia per la Vita: “Sviluppare scelte politiche che promuovano condizioni di esistenza a favore della vita senza cadere in posizioni ideologiche”
Nel 2019 sono state 860mila le interruzioni di gravidanza. Almeno 20 gli Stati che probabilmente useranno la storica decisione della Corte
In mezzo ad un’opinione pubblica frammentata, tra pareri politici divergenti e mentre i vescovi parlano di una “giornata storica”, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha abolito la sentenza Roe v. Wade con cui nel 1973 la stessa Corte aveva legalizzato l’aborto negli Usa. Ora quindi i singoli Stati saranno liberi di applicare le loro leggi in materia.
“La Costituzione non conferisce il diritto all’aborto”, si legge nella sentenza, formulata da una Corte divisa con 6 voti favorevoli e 3 contrari. “L’aborto presenta una profonda questione morale. La Costituzione non proibisce ai cittadini di ciascuno stato di regolare o proibire l’aborto”.
La decisione è stata presa nel caso “Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization”, in cui i giudici hanno confermato la legge del Mississippi che proibisce l’interruzione di gravidanza dopo 15 settimane. A fare ricorso era stata l’unica clinica rimasta nello Stato ad offrire l’aborto.
“Tristemente”, molte donne “hanno perso oggi una tutela costituzionale fondamentale. Noi dissentiamo”. Lo affermano i giudici liberal della Corte Suprema Sonia Sotomayor, Elena Kagan e Stephen Breyer. I tre giudici hanno votato contro la decisione di capovolgere la Ros v. Wade.
La decisione è stata presa nel caso “Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization”, in cui i giudici hanno confermato la legge del Mississippi che proibisce l’interruzione di gravidanza dopo 15 settimane. A fare ricorso era stata l’unica clinica rimasta nello Stato ad offrire l’aborto. “L’aborto presenta una profonda questione morale. La costituzione non proibisce ai cittadini di ciascuno stato di regolare o proibire l’aborto”, scrivono i giudici.
La decisione odierna rispecchia gli attuali rapporti di forza all’interno della Corte Suprema, con i 6 giudici di orientamento conservatore che hanno votato a favore dell’abolizione della storica sentenza ‘Roe v. Wade’ e i tre giudici di orientamento liberal contrari. Tutti e tre i giudici nominati dall’ex presidente Donald Trump durante il suo mandato hanno votato per l’abolizione della sentenza del 1973. Nell’esprimere il loro dissenso, i tre giudici di orientamento liberal hanno scritto che nell’assumere questa decisione la Corte “tradisce i suoi principi guida”.
Da parte sua, la Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti (Usccb) – che lo scorso anno si era divisa sul dibattito dell’accesso ai sacramenti per i politici cattolici che promuovessero politiche pro-choice – ha parlato di “un giorno storico nella vita del nostro Paese”. In una lunga e articolata dichiarazione firmata dal presidente, l’arcivescovo José H. Gomez di Los Angeles, e l’arcivescovo William E. Lori di Baltimora, presidente della Commissione per le attività a favore della vita dell’Usccb, si legge: “Per quasi cinquant’anni, l’America ha applicato una legge ingiusta che ha permesso ad alcuni di decidere se altri possono vivere o morire; questa politica ha portato alla morte di decine di milioni di nascituri, generazioni a cui è stato negato il diritto di nascere”.
“L’America è stata fondata sulla verità che tutti gli uomini e le donne sono creati uguali, con il diritto, dato da Dio, alla vita, alla libertà e alla ricerca della felicità”, sottolinea la nota dei vescovi. “Preghiamo che i nostri funzionari eletti promulghino leggi e politiche che promuovano e proteggano i più vulnerabili tra noi”.
Il “primo pensiero”, scrivono ancora Gomez e Lori, è per “i piccoli a cui è stata tolta la vita dal 1973”, ma anche per “tutte le donne e gli uomini che hanno sofferto a causa dell’aborto”: “Come Chiesa, dobbiamo servire coloro che affrontano gravidanze difficili e circondarli di amore”.
I vescovi ringraziano gli “innumerevoli americani comuni di ogni estrazione sociale” che in questi anni “hanno collaborato pacificamente per educare e persuadere i loro vicini sull’ingiustizia dell’aborto, per offrire assistenza e consulenza alle donne e per lavorare per alternative all’aborto, tra cui l’adozione, l’affido e politiche pubbliche che sostengono veramente le famiglie”. La decisione della Corte Suprema, affermano, è anche il frutto delle loro preghiere, dei loro sacrifici e del loro sostegno.
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