KABUL, 12. Ancora vittime innocenti per la guerra in Afghanistan. Quattro bambini sono morti ieri e altri sette sono rimasti feriti nella provincia settentrionale afghana di Kunduz per l’esplosione improvvisa di un proiettile di mortaio con cui stavano giocando. Lo riferisce l’agenzia di stampa Pajhwok.
La strage è avvenuta in un prato del villaggio di Qasab, nel distretto di Chahar Dara, ha dichiarato un portavoce della polizia, aggiungendo che i feriti sono stati ricoverati in un vicino ospedale. L’esistenza in Afghanistan di migliaia di mine e proiettili inesplosi preoccupa le autorità che però non dispongono di fondi sufficienti per impiegare tutti gli sminatori che sarebbero necessari. E il problema è aggravato anche dal fatto che in molte zone del paese la bonifica del territorio è resa difficile dalla presenza di militanti armati di gruppi antigovernativi.
E intanto, almeno 23 militanti di due gruppi armati antigovernativi sono stati uccisi in Afghanistan in una serie di operazioni terrestri e aeree nelle province di Nangarhar, Faryab e Ghor. Lo ha reso noto il ministero della difesa a Kabul. Nella principale di esse, realizzata con appoggio aereo, ha precisato un comunicato, sono stati uccisi 13 militanti del cosiddetto stato islamico (Is) nel distretto di Achin della provincia orientale di Nangarhar. Analisti locali hanno notato che diversamente dagli anni scorsi i talebani non hanno ancora annunciato le caratteristiche della loro tradizionale “offensiva di primavera”. Nel frattempo, un contingente di 200 soldati statunitensi è stato dispiegato nella travagliata provincia meridionale afghana di Helmand dove le forze di sicurezza locali sono in difficoltà in alcuni distretti di fronte a una forte spinta dei talebani.
Fonti del ministero della difesa a Kabul hanno confermato che i militari statunitensi sono arrivati nella base di Camp Bastion «qualche giorno fa» con il compito di «addestrare, consigliare e assistere» le forze afghane impegnate contro gli insorti. Tuttavia nel trattato che ha dato il via alla missione Resolute Support della Nato e a quella delle forze statunitensi in Afghanistan (Usfor) è contemplato che il contingente militare può intervenire direttamente per autodifesa «in caso di una palese minaccia del terrorismo».
Fonte: L’Osservatore Romano
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