Succede in politica… che ci si prenda a pugni in aula

È finita in rissa alla Camera quella che avrebbe dovuto essere una seduta fiume per l’esame delle riforme. Momenti di forte tesione, che sono arrivati anche allo scontro fisico, fino a che il presidente di turno, Roberto Giachetti, ha sospeso l’Aula: “Non potete impedire l’esercizio democratico della parola in quest’Aula, non ne avete il diritto”, ha detto Giachetti all’emiciclo rumoreggiante. Tre parlamentari pentastellati, tra i quali Di Battista e Ruocco, sono stati espulsi. Il premier Matteo Renzi, che è giunto alla Camera in piena notte, riunisce stamattina il gruppo del Pd.

Prima l’accordo sfiorato tra M5s e Pd, poi la bagarre in Aula e infine la “rissa a sinistra“, con scazzottata tra deputati di Sel e di Pd. E’ quello che ha riservato la seduta notturna della Camera dedicata alle riforme, la seconda della seduta fiume decisa mercoledì sera dalla maggioranza. Con il premier 

Matteo Renzi che, di ritorno da Bruxelles è arrivato all’una e mezza di notte a Montecitorio per seguire i lavori. In mattinata sono ripresi i lavori e alle 12 è prevista una riunione dei capigruppo sul prosieguo dei lavori. La riunione è stata accordata su richiesta di Lega e Fi con gli azzurri che hanno minacciato di uscire dall’Aula se non fosse stata concessa. Alle 13 si terrà, poi l’assemblea del gruppo del Pd. Intanto si contano i ‘danni’ della ‘rissa’ notturna con due parlamentari di Sel che nottetempo sono ricorsi alle cure dell’infermeria di Palazzo.

Dopo una giornata di alta tensione, quando alle 23 sono ripresi i lavori inaspettatamente Riccardo Fraccaro ha lanciato la mediazione che avrebbe permesso di superare l’ostruzionismo di M5s: accantonare l’articolo 15 del ddl, riguardante il referendum, e votarlo a marzo, assieme al voto finale sul testo. La proposta ha ricevuto un sostanziale “niet” dal capogruppo del Pd Roberto Speranza, il quale ha ricordato sia la contrarietà del Pd all’emendamento di M5s di un referendum senza quorum, sia la contrarietà ad un “ricatto” al Parlamento. Benché sul merito del referendum senza quorum nessun gruppo sia d’accordo, comprese le opposizioni, queste hanno invitato il Pd ad accettare l’idea dell’accantonamento.


La seduta si stava svolgendo ordinariamente alla presenza di una schiera di commessi presenti in Aula, visti i boatos di una occupazioni da parte di M5s. Questi hanno invece inscenato improvvisamente una bagarre, gridando ritmicamente in aula “onestà, onestà”, e battendo i faldoni degli emendamenti sui banchi, impedendo cosi’ il prosieguo del dibattito e dei voti.

Il vicepresidente Roberto Giachetti ha espulso uno dopo l’altro ben cinque deputati Pentastellati. Giachetti ha perso la pazienza definendo “inaccettabile” il comportamento di M5s: “neanche ai tempi del fascismo si impediva di parlare”.

In questo clima, come una scintilla, è scoppiata una rissa ma in un settore inaspettato, cioè tra i banchi di Sel e Pd, con deputati in piedi sui banchi e urla indicibili (“pezzo di m…”). Dopo l’inevitabile sospensione dell’aula, alla ripresa il relatore Emanuele Fiano ha accolto la mediazione di M5s, dicendosi d’accordo sull’accantonamento dell’articolo 15, Ma era troppo tardi, e Fraccaro ha replicato definendo “una presa in giro” l’apertura di Fiano. A notte inoltrata, all’1,30 è arrivato anche Matteo Renzi, visti i mal di pancia all’interno del Pd. La minoranza ha chiesto per una assemblea del gruppo per esprimere il “malumore” per il “pantano” in cui è finita la riforma che si terrà alle 13 con Renzi.


Due ‘feriti’ di Sel negli scontri notturni – Sono due i “feriti” negli scontri della notte nell’Aula della Camera durante la seduta fiume sulle riforme costituzionali. A quanto si apprende a Montecitorio, due parlamentari sono ricorsi alle cure dell’infermeria del Palazzo: si tratta di Gianni Melilla (segretario di presidenza) e Donatella Duranti, entrambi di Sel. Il primo ha avuto una ferita a una mano, la seconda ha una spalla dolorante.

Bersani, spero clima cambi – Non c’è apertura da parte della maggioranza interna del Governo? “Il clima non è granché e mi auguro si trovi una soluzione per cambiarlo, perché non è quello consono all’operazione che stiamo portando avanti di cambiamento della Costituzione”. Così ha risposto l’ex segretario del Pd, Pier Luigi Bersani alla domanda dell’inviato di Agorà (Raitre), al termine della lunga e tesa giornata a Montecitorio sulla riforma del Senato.

A cura di Redazione Papaboys fonti: Ansa e Avvenire

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