Tutti lo ricordano a Sanremo nel 1982 con il famosissimo brano “Solo Grazie” successivamente nel 1983 tornò al Festival di Sanremo con il brano “Shalom”. Cionfoli si è trovato in tv “quasi per caso”, il suo desiderio sin dall’inizio è sempre stato “la vocazione”. Ripercorriamo la sua storia. Giuseppe Cionfoli ha fatto parte dell’ordine dei cappuccini della provincia di Bari e ha fatto il noviziato nel 1978. Il suo debutto iniziò nel 1981 come cantautore presentando il brano “Nella goccia entra il mare” nella nota trasmissione Domenica In, condotta da Pippo Baudo.
Ha avuto enormi successi sia in Italia che all’estero. Ha partecipato alla compilation internazionale prodotta da Roberto Bignoli “Ballata per Maria” con la canzone “Madonna nera” i cui proventi sono stati devoluti ai bambini della Bosnia.
Giuseppe, secondo lei, questo suo successo oltre alla bravura artistica era dovuto al fatto che stesse studiando da frate e quindi suscitasse curiosità?
Credo che la curiosità era fino ad un certo punto perché in trasmissione sia a Sanremo che a Domenica In, non sono mai andato vestito da frate. Anche se devo ammettere che il fatto del frate abbia contribuito con il mio aspetto esteriore: la barba, la chitarra, la faccia. Il frate era una novità e di conseguenza ha contato parecchio.
Solo Grazie, è stato uno dei primi brani che portava Dio sulle ali musicali per la prima volta. Qual’era e qual è il significato della sua attività da cantante?
Il significato della mia attività da cantante cristiano, al di là del fatto che sia o non sia in convento, è quella di predicare che oltre a questa vita c’è un’altra vita e che la vita che abbiamo è un dono di Dio e dei nostri genitori. Non c’è cosa migliore di questa. Il peccato più grande è quello contro la vita attraverso l’aborto e credo che tutti noi cantautori di Dio dovremmo cantare questo attraverso la musica. Io canto questo da 30 anni e come dice la mia canzone “ogni giorno ricordiamoci di dire un Grazie a Dio” perché ci ha dato l’esistenza e dal nulla siamo stati chiamati alla vita.
Si può evangelizzare con tutto non soltanto con la musica, ad esempio con il brano “Solo Grazie” c’è gente che non si è suicidata, che non ha abortito, gente che dopo 30 anni continua ancora oggi a pregare. Questo è il giusto significato che noi cantautori cristiani dobbiamo dare alle canzoni, se Dio ci ha dato il dono della musica dobbiamo far si che serva a questo.
Lei ha avuto molte soddisfazioni, tra le tante anche l’intervista a Radio Vaticana in occasione dell’ottavo centenario della nascita di San Francesco D’Assisi e ha tenuto un concerto dove intervenne anche Madre Teresa di Calcutta. Proprio in quel periodo di successi, fece una scelta radicale: interrompere gli studi da frate e formare la sua famiglia. Perché questo cambio vocazionale?
Diciamo che gli studi non li avevo interrotti perché quando andai a cantare a Domenica In, mi ero baccellierato in teologia. Il problema è che per i frati, per i preti ma soprattutto per le suore, quando “cambia il capo” cambia soprattutto il modo di pensare.
Io andai a Sanremo con un Generale Cappuccino Americano, mentre a Sanremo nel 1983 andai con un Generale Cappuccino Italiano, e da lì è cambiato il modo di pensare e a quel punto iniziarono i problemi. Ci tengo a dire che non è che io non continuai con la vocazione di frate perché magari arrivò il successo e mi feci i soldi, niente di tutto questo, ma sono stato costretto a scegliere ed è stato un tradimento da parte del Generale dei Cappuccini perché non hanno tenuto conto della mia sofferenza. Se hai successo da cantante e sei allo stesso tempo un frate o una suora, è un problema, perché poi ti rendi conto che non potrai fare niente e diventerà problematico il fatto stesso di uscire. A quel tempo, nessuno aveva capito le mie ragioni e non mi fu chiesto nemmeno come mi sentivo. Mi fu chiesto soltanto di scegliere e mi trovai a fare questa scelta dopo otto lunghi anni.
Lei è molto legato alla figura di San Pio da Pietralcina e ha scritto un musical in Sua memoria. Come mai?
La mia vocazione la devo a Padre Pio perché inizialmente avevo deciso di farmi Passionista, poi invece una mattina da ragazzo, entrai in un tabacchino del mio paese e lessi una locandina di un pellegrinaggio a San Giovanni Rotondo. Era l’anno 1968 e Padre Pio era ancora vivo. Purtroppo non potetti partire perché non avevo soldi in quanto mia madre viveva in Germania e mio padre se n’era appena andato.
Poi chiesi a quale ordine Padre Pio appartenesse e mi fu risposto che era un francescano, così decisi che se mi sarei fatto frate sarei entrato nell’ordine francescano. Padre Pio nella mia vita vocazionale è stato fondamentale e canto anche grazie ad un suo figlio spirituale, Padre Pancrazio, infatti le prime canzoni le feci con lui.
Cosa pensa di questa giovane suora, Suor Cristina Scuccia che grazie alla partecipazione alla trasmissione The Voice, è al momento sotto i riflettori in questi giorni?
Suore che cantano c’è ne sono tante, si pensi anche a Suor Cristina Damonte e Suor Anna Maria. E’ chiaro che andare a The Voice con l’abito da suora e cantare una canzone che non è religiosa, colpisce il pubblico. L’abito fa la differenza anche nei confronti di chi va a cantare e fa questo lavoro abitualmente. Suor Cristina è brava a cantare, ma essendo una donna ed essendo una suora io spero che vada avanti ma che canti Gesù Cristo perché non può continuare a cantare le canzoni di Shakira, non sarebbe una cosa normale.
Il dono serve a questo. Ad esempio io la settimana scorsa sono stato a Lugano a festeggiare il compleanno di un mio fan portatore di handicap, e gli amici gli hanno fatto questa sorpresa facendoci incontrare. Il suo desiderio era quello che mi incontrasse e cantassi per lui. Dopo 30 anni dalla mia partecipazione a Sanremo fa un certo effetto avere questo tipo di richieste.
Lui ricordava ancora una delle mie canzoni “Shalom”, la stessa cosa dovrebbe fare Suor Cristina o chi le scriverà le canzoni. Se Suor Cristina canterà Gesù Cristo e verrà ricordata per questo allora avrà evangelizzato. Noi religiosi ci dobbiamo incanalare in quello che è il messaggio cristiano altrimenti diventerebbe solo commercio. Bisogna fare anche la differenza tra il successo del web e il successo tra le persone.
Suor Cristina deve capire che deve lasciare il segno con delle canzoni, se farà questo saremo tutti contenti e finalmente avremo una quota rosa nella canzone dopo tanti frati.
E’ facile tenere unita la vocazione con la propria arte a maggior ragione che Suor Cristina è una giovane ragazza di 25 anni?
No assolutamente, perché bisogna essere appoggiati ed accompagnati ed è una cosa difficilissima. Io se dovessi ripetere il mio percorso da capo, non lo rifarei perché è una cosa inconciliabile. Parlando della mia esperienza, penso che non c’è alternativa al Santissimo per quando riguarda le conversioni, le preghiere, le guarigioni delle persone. Nella mia vita frenetica di cantante, ho sbagliato di aver tralasciato molte volte la preghiera dei vespri e di non essere stato a messa tutte le sere e questo per un frate è fondamentale da vivere. Il resto è solo contorno.
Io mi sono trovato a Domenica In per caso, non avevo mai pesato di fare televisione mentre Suor Cristina ha cercato proprio questo perché anche prima di partecipare a The Voice, ha tentato con Amici e XFactor, la differenza sta anche in questo.
Lei da laico, padre di 3 figli e nonno, continua ad annunciare il Vangelo per mezzo della musica ed è anche pittore e scultore. Quali sono i suoi progetti futuri?
In previsione di progetti c’è ne sono tanti tra cui la canzone dedicata al Papa dal titolo “Il mio Papa”, poi ho scritto 30 canzoni su Medjugorje cioè ho musicato i messaggi della Madonna che tra poco usciranno. Credo che bisogna portare avanti il discorso della Madonna di Medjugorje perché l’albero si riconosce dai frutti e i frutti di Medjugorje sono immensi. Poi ho fatto un musical su San Nicola di Bari e un bellissimo disco dedicato agli angeli. di Rita Sberna
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