Il ritmo alternato dell’Ave Maria scandisce le giornate nella Comunità Cenacolo, ormai nota a tutti per l’uso della preghiera come cura della tossicodipendenza.
“Da noi si recita il rosario tre volte al giorno, come i pasti” afferma sr. Elvira, la fondatrice della Comunità. “Come si nutre il corpo per lavorare, la preghiera sostiene la gioia, la speranza, la pace. È importante avere dei modelli, e il nostro è la Madonna“.
In quindici anni di vita la Comunità ha accolto 15 mila tossicodipendenti (dati al 1999) che hanno ritrovato la via d’uscita dalla droga proprio avvalendosi della preghiera, soprattutto del rosario: “La Madonna a Lourdes, a Fatima a Medjugorje ha raccomandato il rosario. Evidentemente in questa preghiera c’è un potenziale misterioso ” continua la suora piemontese, “la corona guarisce la psiche, è una forza che passa nelle vene. È una presenza, non solo un segno.”
Il metodo usato nelle 27 case sparse in tutto il mondo è quello cristiano, applicato radicalmente: se l’uomo è immagine di Dio, solo lui può ricostruirla. Ecco perché essi chiamano i loro centri “scuole di vita” e non “comunità terapeutiche” e invece di “cura” si parla di “cammino di resurrezione”.
Spiega sr. Elvira “Abbiamo delle regole rigide ed esigenti perché i ragazzi devono familiarizzare con la croce ed imparare a portarla. Non imponiamo nulla, rispettiamo la loro libertà, perché la vera libertà è conoscere chi li ha creati. È una verità che proponiamo in modo graduale e differenziato, ma a noi non basta la guarigione, vogliamo la salvezza. Se li togliamo dalla droga e poi tornano fuori senza un ideale, restano dei disperati “. Si calcola che almeno l’80% degli ospiti di questa comunità guariscano definitivamente.
Il “Campo della vita”, la casa nata a Medjugorje 9 anni fa, conta circa 80 ragazzi di 18 nazioni diverse. La loro presenza è una realtà importante per Medjugorje perché testimonia “dal vivo” come la Madonna sia venuta realmente a salvare i suoi figli, e tra questi i giovani caduti vittima della droga, una grave piaga di questo secolo. “Quando si congedano facciamo una festa in cui consegno loro la croce e il rosario: la croce perché la incontreranno subito e il rosario perché dalla preghiera non dovranno separarsi più“.
Però non tutti vanno via, anzi sono numerosi i “volontari per amore”, ragazzi già distrutti dalla droga che diventano missionari per gli altri (addirittura alcuni gestiscono una Casa in Brasile da soli).
Non temono le responsabilità perché hanno imparato a conoscere la paternità di Dio che si occupa di provvedere quotidianamente il cibo. Nessuno infatti paga la retta alla Comunità né vengono accettati contributi pubblici perché i giovani comprendano che la società non deve pagare per loro, ma loro stessi con i sacrifici e il lavoro sostenuti dalla fiducia in Dio. Riconosciuta a livello diocesano la Comunità Cenacolo conta tanti collaboratori che si offrono come strumenti in questa grande opera di amore: laici, coppie, consacrati e consacrate, oltre a 800 famiglie che hanno capito che solo l’amore salva!
Fonte: Eco di Maria nr.146 – (ridotto da Avvenire del 12.3.’99)
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