Testimonium

Suor Marie: ‘l’amore di Dio conquista tutto, tocca i cuori e li trasforma’

Suor Marie Gemma Ocd è la superiora del monastero Prem Jyot (Luce d’amore). Testimonia la sua vocazione con una riflessione sul misticismo di san Giovanni della Croce, riformatore dell’Ordine dei Carmelitani scalzi. Il misticismo dei carmelitani non è “ascetismo eroico”, ma l’incontro dei cuori con l’amore di Dio.

La ricerca dell’amore, la continua tensione verso l’Amato, il viaggio, anche interiore, e l’esplorazione di se stessi. Sono i punti di partenza del misticismo di san Giovanni della Croce, il riformatore dell’Ordine dei Carmelitani scalzi. Li condivide con AsiaNews suor Marie Gemma Ocd, superiora del monastero Prem Jyot (Luce d’amore) di Baroda, nello Stato del Gujarat.

Secondo suor Gemma, è il “ferimento per amore” che spinge a intraprendere il viaggio. La “Fiamma”, cioè Cristo, è sia nelle tenebre che nella luce. “Il viaggio – afferma – non è un allontanamento dal buio, ma la scoperta che anche se camminiamo nel buio, siamo ancora nella luce”. Di seguito la riflessione della superiora.

Il verso di apertura di uno dei poemi più famosi di san Giovanni della Croce, “La notte oscura”, dice:

Così scura la notte! Ho messo a tacere e a riposo

la mia casa, io sono andato senza che nessuno lo sappia

alla ricerca dell’amante…

Giovanni ha vissuto in un’epoca di scoperte, il popolo spagnolo gioiva delle proprie avventure oltre i mari e gli oceani – naviga, naviga…illumina…Amore – l’oltre – che è stato un altro importante campo di avventura per coloro che hanno vissuto alla fine 15mo secolo. Ciò è evidente in molte delle loro poesie, ballate e canzoni d’amore di cui le poesie di Giovanni della Croce sono vino d’annata ancora amato e inestimabile!

Lo spirito giovane e desideroso di Giovanni ha catturato fino in fondo questo spirito del suo tempo! Questo dev’essere stato il motivo per cui Giovanni alla fine ha scelto il Carmelo riformato, perché la storia del Carmelo è essenzialmente una storia di amore e, come ogni storia d’amore, comporta un viaggio interiore, un viaggio del cuore, senza limiti, incredibile che alla fine sarà soddisfatto solo nel possesso dell’Amato. Siamo fatti per cercare e ricercare il desiderio del nostro cuore – una ricerca inquieta che è meglio descritta nelle parole di Giovanni come “la ricerca dell’amante”.

Per primo sant’Agostino ha parlato di questa irrequietezza nella massima “il nostro cuore non ha posa finchè non riposa in te”. Ma nella tradizione carmelitana ha assunto un significato unico e distintivo: non solo i nostri cuori non hanno posa, ma anche per il cuore di Dio è lo stesso. La richiesta dell’amante è duplice, un desiderio reciproco in cui Dio e l’anima umana sono entrambi, e allo stesso tempo, inseguitore e inseguito: “deve essere noto”, ci ricorda Giovanni della Croce, “che se qualcuno è alla ricerca di Dio, l’Amato è ancora di più alla ricerca di quella persona” (LF 3:28).

“L’Avventura” della Notte nell’ignoto…è l’avventura della vita spirituale che non è più la preoccupazione di dover lavorare per il cibo – la perfezione, l’obiettivo, il successo, ma sta creando lo spazio affinchè Dio entri nel nucleo dell’essenza di una persona. Dio che mi sovrasta. Tutto ciò che dobbiamo fare è fare spazio a Dio. È nella notte che ognuno scopre che “io sono solo una capacità creativa di Dio”. La notte termina quando passiamo dalla devozione alla spiritualità.

La spiritualità di san Giovanni non deve essere vista solo dalla prospettiva ascetica, ma da una prospettiva mistica; non la perfezione, ma l’Unione con Dio a cui lo Spirito ti porta. Nel Cantico Spirituale le dolci parole, le immagini evocative, i ricchi simboli, tutto parla della trasformazione del desiderio – presenza e assenza, scoperta e perdita, gioia e dolore:

Dove ti sei nascosto,

Amato, lasciandomi gemente?

Sei fuggito come un cervo

dopo avermi ferito;

Io sono uscito fuori e ti chiamavo,

ma tu te ne eri andato (SC, stanza 1).

La ferita dell’amore è centrale nella ricerca dell’amante. In primo luogo, è la ragione per iniziare un viaggio. Il viaggio inizia, nelle parole ossessionanti di Giovanni, “infiammato dall’urgente desiderio di amore” (DN, stanza 1). È la stessa fiamma vivente di amore che insieme ferisce e pulisce; in un unico e uguale movimento, l’anima è purificata e trasformata. Mentre ascoltiamo questa poesia i nostri cuori sono incendiati, e ci rendiamo conto della bellezza e delle quasi infinite possibilità che si aprono davanti a noi.

Io capisco che non sono più costretto ad abbandonare le cose, di lasciar andare – il NADA, ma io abbandono tutto per la gioia, per la ricerca di Colui che mi rende vivo. Quando io sono con Lui, ogni momento somiglia ad una scoperta –. Ora io vado fino alla fine pieno di entusiasmo perché Tu mi hai ferito. Sono pieno di gioia. Per Giovanni, “Nada” significa sia “niente” (in senso letterale) che “tutto”, e denota proprio lo spazio in cui tutto, cioè l’intimità divina, può scorrere.

Nella tradizione cristiana esiste un misticismo della luce, proprio come esiste un misticismo della notte, e la storia della ricerca dell’amante è presente in ognuno di essi. La ricerca non è una semplice “ricerca del nulla”, come spesso si dice. Ma è proprio l’opposto: la “ricerca del tutto”. Il volto dell’Amato non è oltre le tenebre ma all’interno di esse. Cristo è sia luce che tenebre; è il nostro compagno nelle tenebre. Il viaggio non è un allontanamento dal buio, ma la scoperta che anche se camminiamo nel buio, siamo ancora nella luce. C’è una luce nelle tenebre, o una fiamma, come Giovanni la chiama in modo più preciso: una fiamma che brucia nel cuore, che richiama e invita dall’amato all’amante. “Le tenebre estinguono la luce ma non estinguono la fiamma, e la fiamma diventa luce dell’anima da cui è guidata alla salvezza”. La luce, la fiamma e la chiamata di amore sono una cosa sola; esse sono, allo stesso tempo, guida e dinamica illuminante del viaggio.

FIAMMA – Entra dentro di me. L’attività essenziale appartiene al Signore. Essa annerisce il legno, scoppietta e diventa una fiamma…La fiamma brucia e scoppietta e mi rende tutt’uno con la Fiamma. – L’alba – “Dio mi ama” (San Giovanni è audace e Dio è sempre vitale).

Egli è una FIAMMA che continua ad ardere, incendiare e va avanti per far sì che l’Amore infiammi più di tutto il fuoco. Lo Spirito Santo è come un canto nuovo, che mi fa credere e confidare nell’abisso senza fondo dell’eterno Amore, e ad accettare Dio alle sue condizioni.

…Notte, il tempo più bello…

…Notte, oh benedetta opportunità…

…Notte, oh benedetta avventura…

Un Dio che si è speso versando se stesso su di me.

La Notte – Dio ha creato quello spazio per me con un processo che non posso fermare, non posso affrettare. Mi guida in ogni minuto delle mie 24 ore, sono fuori controllo.

La preghiera è morta, la mia fede svanita. Io sono demolita, destabilizzata…ma felice. I sensi sono spogliati di tutto, ma lo spirito è in pace.

La notte, un velo – tenebre, solitudine, quiete, riposo, pace, silenzio, sogni profondi, avventura.

…Stelle – chiaro di luna, amicizia, romanzo – un viaggio di fede…

È un mistero, assoluta bellezza…L’Amato incontra l’Amato ed è trasformato. Lotta per ciò che è più vero.

Oh beatitudine – la notte è luogo di incontro.

Viva Fiamma d’amore, scintilla del Divino amore

Trafigge il velo per travolgermi nel suo abbraccio

Alla sera della vita potrò incontrare l’AMORE.

Quando sono con Lui ogni momento sembra una scoperta…

Credo che la ricerca dell’amante sia al centro del carisma carmelitano. È un viaggio a cui è chiamato ogni carmelitano. Ancora una volta ripeto: “La nostra spiritualità non è ascetismo eroico; è l’amore di Dio che conquista tutto, un amore che ha toccato ogni cuore fino a farlo soffrire; altrimenti non saremmo qui nel Carmelo”.

Redazione Papaboys (Fonte www.asianews.it)

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