Mentre le nostre femministe (e mortiferi annessi e connessi, UE in testa) strepitano contro il “diritto all’aborto” negato dalla nuova normativa spagnola (e sappiamo bene che non è vero, purtroppo), e denunciano ad alta voce l’alta percentuale di obiettori di coscienza tra gli operatori sanitari, Ellinor Grimmark, un’ostetrica svedese di 37 anni, ha fatto causa all’ospedale in cui lavorava: lo ha denunciato al Consiglio d’Europa e all’Ombudsman del suo paese, perché l’ha licenziata per essersi rifiutata di praticare aborti, e da allora non ha più trovato lavoro, nonostante ci sia una grande penuria di ostetriche nel paese. “Come ostetrica, voglio salvare le vite e difendere le vite che nascono… qualcuno dovrà schierarsi al fianco di quei bambini che vengono soppressi…” ha detto fra l’altro la donna. E il suo avvocato ha risposto a coloro che chiedono perché la Grimmark vuole esercitare quella professione, che l’ostetrica è deputata a far nascere i bambini e non a sopprimerli. L’obiezione di coscienza non è una questione di semplici opinioni o di preferenze. E’ qualcosa di più profondo. E’ una questione di vita o di morte. Ed è una questione che non viene posta in discussione quando si tratta di garantire la coscienza di chi rifiuta le armi e il servizio militare, o di chi si rifiuta di lavorare con le cavie nei laboratori. di Francesca Romana Poleggi
Svezia: ostetrica licenziata, non voleva praticare l’aborto
Di Redazione
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