È di tre feriti e un morto il bilancio choc della valanga che si è abbattuta con violenza ieri sulla rinomata località sciistica di Crans Montana, nelle Alpi svizzere: circa dieci-dodici persone sono rimaste coinvolte, anche se i soccorritori hanno tratto in salvo quattro persone ferite. Uno di loro non ce l’ha fatta. È successo ieri: l’allarme è scattato poco dopo le 14. La valanga è venuta giù dalla pista più alta della località, la Plain-Morte, che parte da 3mila metri. Secondo quanto reso noto in precedenza, le dimensioni del fronte della neve che ha investito la zona sono state di 840 metri di lunghezza per 100 di larghezza.
Dopo una notte intera, le ricerche «sono state interrotte questa mattina. Riprenderanno se la situazione lo richiederà. Non è stata segnalata alcuna persona dispersa e il bilancio è di 4 persone ferite, di cui una in modo grave», ha comunicato la polizia cantonale del Vallese su Twitter: poco dopo, sempre su Twitter, l’annuncio della morte di uno dei feriti. «La persona gravemente ferita è morta durante la notte all’ospedale di Sion. Si tratta di un uomo francese di 34 anni», si legge nel tweet.
Nulla lo faceva prevedere, anche perché l’Istituto per lo Studio della Neve e delle Valanghe (SLF) aveva limitato il rischio valanghe al livello due, su una scala di cinque. Tanto più che le slavine, in genere, si abbattono nelle zone fuori pista e molto raramente su quelle segnate. «C’è una quantità incredibile di neve, circa due metri di spessore e 300 metri di lunghezza. È stata una valanga di primavera, molto compatta», ha spiegato uno dei dipendenti del resort a Crans Montana, aggiungendo che sulla pista coinvolta gli sciatori «non si attrezzano con i rilevatori di valanghe». Perché evidentemente il rischio è considerato basso.
A Crans Montana, il prossimo week-end, sono in programma le gare femminili della Coppa del mondo di sci. Il patron del torneo, Marius Robyr, ha spiegato che questo incidente non dovrebbe mettere a rischio la competizione. «Piuttosto che rimandare indietro i 120 soldati che ci stanno aiutano a preparare la pista, abbiamo chiesto loro di aiutare i soccorritori», ha spiegato Robyr.
Febbraio si conferma un mese nero per gli sciatori. L’ultimo incidente, appena 24 ore prima, ha visto coinvolta una tredicenne francese, morta a causa dei traumi riportati da una caduta mentre stava sciando, a Cogne. Il 6 febbraio, sulle Alpi Carniche, in Friuli, era rimasto ucciso uno scialpinista italiano, sepolto sotto un metro di neve, travolto da una valanga durante un’escursione in solitaria. Alcuni giorni prima altri quattro sciatori erano morti per una valanga fuori pista a Courmayeur, in Valle d’Aosta.
Fonte leggo.it
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