A Gerusalemme il primo giorno dell’anno 2015 e’ all’insegna della luce e della speranza. Presto suonano le campane al mattino e la comunità cristiana si raccoglie nella chiesa Concattedrale del Patriarcato latino.
Il Patriarca Latino di Gerusalemme, monsignor Fouad Twal, presiede la messa solenne per la Festa di Maria Madre di Dio e nella Giornata mondiale per la pace. Concelebrano il delegato apostolico per Gerusalemme e Palestina monsignor Giuseppe Lazzarotto, il vicario patriarcale William Shomali e fra Pierbattista Pizzaballa, Custode della Terra Santa, insieme a numerosi vescovi, sacerdoti e religiosi.
Nella sua omelia, il Patriarca fa numerosi riferimenti al messaggio che Papa Francesco ha scritto in occasione della Giornata della Pace e che ha come tema: “Non piu’ schiavi ma fratelli”.
S.B. Mons. FOUAD TWAL Patriarca latino di Gerusalemme: “Nessuno deve essere schiavo. E questa, purtroppo, e’ anche una realta’ che viviamo: siamo schiavi di questa violenza, schiavi di questa occupazione, schiavi della violenza che arriva di tutte le parti. Speriamo che l´anno nuovo sia un anno di fratellanza, perche’ siamo tutti figli di Dio. Gesù e’ morto per tutti, non solo ma anche per noi”.
Il richiamo alla fratellanza di monsignor Twal passa attraverso il riconoscimento della dignita’ di ogni singolo uomo, perche’ – dice – “Essere fratelli richiede da noi una carità gratuita e una solidarietà senza confini. È quello che cerchiamo di vivere verso i nostri fratelli rifugiati in Giordania, venuti dalla Siria e dall’Iraq” aggiunge il Patriarca.
È ancora viva, poi, nel pensiero di tutti la lettera di Papa Francesco ai cristiani del Medio Oriente. Al Papa, va il ringraziamento del patriarca latino di Gerusalemme per la sua vicinanza.
“Alla fine dell’anno, non possiamo dimenticare la ricchezza e la bellezza della visita del Santo Padre, le belle parole che ha detto a tutti: ci ha dato tanta speranza. Non dimentichiamo anche i gesti profetici bellissimi che ha compiuto”.
Nelle parole del Patriarca Twal, come in quelle dei vari rappresentanti della Chiesa di Terra Santa presenti alla celebrazione del 1’ gennaio, sono forti le attese e le speranze per il nuovo anno che inizia.
P. JUAN SOLANA, lc Direttore Notre Dame Center di Gerusalemme: “Io credo che abbiamo di fronte una sfida molto grande: e’ quella di essere operatori di pace. Noi sacerdoti e tutti i membri della Chiesa, i laici in questo Medio Oriente cosi’ tormentato dobbiamo essere operatori di pace. Quindi dobbiamo lavorare, impegnarci e vivere perche’ la pace regni davvero su questa terra e in tutto il mondo”.
S.B. Mons. FOUAD TWAL: “E’ stato un anno duro per tutti quanti, un anno duro per il Medio Oriente, per la Palestina, per Gaza, per la nascita dello Stato Islamico, per il risveglio del fanatismo religioso. É stata dura, in particolare, per noi del Patriarcato perche’ abbiamo perso quattro sacerdoti, che sono morti questo anno. Speriamo che questo anno 2015 sia un pou pio clemente di 2014 che ci ha fatto soffrire tanto. Viviamo di speranza, viviamo di fede. Sappiamo che, in qualunque condizione, il Signore non ci lascia soli, anche quando abbiamo l´impressione che ci abbia lasciati. Speriamo bene, contiamo sull’amicizia, la fraternità e la solidarietá di tanti amici che verranno dall´Europa, dall’Italia e da tutto il mondo”.
Trovate qui di seguito l’omelia per la solennità di Maria Santissima Madre di Dio e per la Giornata Mondiale della Pace, del 1°gennaio 2015, del Patriarca SB Fouad Twal pronunciata alla chiesa ConCattredale del Patriarcato latino di Gerusalemme.
Omelia del 1° gennaio 2015
Giornata Mondiale della Pace
Santa Maria Madre di Dio
Cari fratelli nell’episcopato,
Signore e Signori,
cari fratelli e sorelle beneamati, voi tutti che formate la grande famiglia di Terra Santa,
All’inizio di questo nuovo anno, celebriamo la Giornata Mondiale della Pace che ha per tema:“Non più schiavi, ma fratelli”.
Una Giornata la cui importanza è tanto più urgente oggi, in cui il nostro mondo è in preda a violenze innominabili.
Oggi la Chiesa ci ricorda che siamo tutti suoi figli, figli di un medesimo Padre, figli della stessa Madre, quella che il Cristo Gesù ci ha donato ai piedi della Croce, sul Calvario, a pochi metri da qui.
Noi formiamo ormai una sola e medesima famiglia, una famiglia fecondata dallo stesso Sangue, quello che nostro Signore ha versato per noi, e abitata dall’unico Spirito, ricevuto nel Cenacolo.
Papa Francesco ci invita oggi a meditare questo nostro vincolo di Sangue, ricordandoci che “noi non siamo più schiavi ma fratelli” (lettera a Filemone 1,16).
La Chiesa, oggi più che mai, ci esorta a vivere il Messaggio del Vangelo, Messaggio d’Amore e di Fraternità che nostro Signore Gesù ci ha lasciato su questa Terra, lacerata da un conflitto senza fine.
Il fatto che siamo tutti figli di Dio è ciò che, in effetti, conferisce a tutti gli uomini pari dignità.“La schiavitù infligge un colpo mortale a questa fraternità universale e, di conseguenza, alla pace che non può esistere se non quando l’essere umano riconosce nell’altro un fratello che ha uguale dignità”.
Che significa lottare contro la schiavitù? Nel seno della nostra società la schiavitù si declina sotto diverse forme. C’è la schiavitù del peccato, dell’ingiustizia, dell’occupazione militare o economica, la schiavitù dell’odio.
Il Vangelo ci invita a riconoscere la dignità inviolabile di ogni persona umana. Noi cristiani, dobbiamo essere segno vivente di fraternità, soprattutto qui nel cuore del Medio Oriente tormentato e ferito. Essere fratelli richiede da noi una carità gratuita e una solidarietà senza confini.
È quello che cerchiamo di vivere verso i nostri fratelli rifugiati in Giordania, venuti dalla Siria e dall’Iraq.
Questa sfida è resa ancora più grande dal fatto che la nostra regione è in preda agli estremismi religiosi. Questa Terra la cui vocazione è così alta, è lacerata da politiche i cui problemi non sono quelli del nostro popolo.
Fratelli e sorelle, in questa Giornata Mondiale della Pace. La nostra responsabilità è grande e io vorrei rinnovare l’invito pressante del Santo Padre alla preghiera. Egli ci invita a pregare con tutte le nostre forze per la pace.
In mezzo a tutti questi fatti di grande violenza, soprattutto qui a Gerusalemme, Città Tre Volte Santa, non possiamo cedere allo scoraggiamento, né lasciare l’ultima parola agli estremisti.
Dobbiamo continuare a credere alla Pace nonostante le ingiustizie che costituiscono la nostra dose di sofferenze quotidiane. ” Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!” (Giov 16,33).
Sappiamo che la Pace viene dall’Alto, è un dono celeste, che non si può comperare, né importare, e nemmeno imporre con la forza; è un dono affidato agli uomini che devono meritarlo per poterlo realizzare.
“Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia!
Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace” (Num 6, 25-26)
La Pace ha un nome: è Gesù Cristo. Anche la Giustizia ha un nome: è Gesù Cristo, Nostro Signore, il “Principe della Pace”. Egli è la sola Via che conduce a una esistenza umana e serena.
Dubitare della pace è dubitare di Lui, nuocere alla pace è ferirlo, poiché: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri” (Giov 13,35.
La nostra fraternità, a somiglianza della prima comunità cristiana di Gerusalemme, unita attorno alla condivisione del pane e della parola, deve essere una testimonianza vivente per i nostri fedeli, per i nostri vicini, musulmani ed ebrei, e per i pellegrini.
Tuttavia, lo sappiamo bene, la fraternità e la coesistenza non sono facili, anche nel seno delle nostre comunità e delle nostre famiglie. A Gerusalemme siamo ben tredici Chiese! Ecco perchéci è necessario rinascere dallo Spirito per un anno nuovo pieno di gioia, vissuto nella solidarietà e nella fedeltà al Vangelo.
Festeggiamo, oggi, anche la Santa Madre di Dio, Madre nostra e di tutti, la Regina della Pace. Il Vangelo ci ricorda come Maria sia colei che sa “custodire tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”. (Lc 2,19)
Quando noi stessi ci troviamo davanti all’incomprensione, quando le nostre domande restano senza risposta, giriamoci verso il Bimbo Gesù. Piccolo, debole, vulnerabile, eppure Il Solo capace di rispondere alle nostre attese,di calmare il nostro mare in tempesta e di ridonarci la Sua Pace…
Nell’occasione dell’anno della Vita Consacrata, siamo lieti di dire ancora una volta la nostra gratitudine a tutti i nostri religiosi e religiose, di vita attiva o contemplativa, per la loro fedeltà al loro carisma e il loro amore per questa Terra …
La vita consacrata va controcorrente rispetto allo spirito del mondo che non condivide gli stessi valori evangelici e non crede più alle Beatitudini.
Siamo felici di annunciarvi la prossima canonizzazione di due nostre figlie arabe-palestinesi: madre Alfonsina, fondatrice della Congregazione delle Suore del Rosario; e Maria di Gesù Crocifisso, fondatrice del Carmelo di Betlemme.
Esse hanno vissuto le Beatitudini, hanno accettato il Calvario e la morte, tutto hanno donato per il Cristo.
Che la Vergine Maria, Figlia di questa Terra, e le due nuove sante sue compatriote, ci generino nella grazia e nella pace per tutto questo nuovo anno e che, infine, vengano “Cieli nuovi e terra nuova” (Ap 21,1).
Buon anno a tutti, nella santità, nella pace e nella fraternità.
Amen.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Franciscan Media Center