Papa Francesco arriva ad Amman la mattina del 24 maggio. Dall’aeroporto si reca al Palazzo Reale per incontrare re Abdallah II e le autorità religiose e civili. Poi celebra la messa nel grande stadio di calcio della capitale; infine, nel pomeriggio, si reca in riva al fiume Giordano, ripetendo così un gesto compiuto da Papa Paolo VI cinquant’anni fa. «La messa, sarà la terza che organizziamo nello stadio dopo quelle di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI – racconta padre Rifat –. Nonostante i precedenti, non è mai scontato nel mondo arabo ottenere la concessione di uno stadio per la messa di un Papa… questa disponibilità è il segno dell’apertura del governo giordano». Come sfondo dell’altare su cui il Papa celebrerà, è stata scelta una grande tenda; simbolo della tradizione giordana, ma anche segno del desiderio di convivenza pacifica di tutti i popoli del Medio Oriente e di tutte le religioni. «Durante la messa ci saranno le prime comunioni di almeno 1.400 bambini
– spiega il nostro interlocutore –. Questo è l’anno preparatorio del Sinodo dei vescovi sulla famiglia e la prima comunione è una festa di tutta la famiglia. Vicino ai bambini ci saranno i loro genitori. Vorremmo dire in questo modo che l’educazione cristiana non è solo compito della scuola o della Chiesa ma, in particolare, del padre».L’incontro del pomeriggio a Betania oltre il Giordano, presso la chiesa del Battesimo di Gesù, avrà due momenti salienti. «Il primo si svolgerà fuori dalla chiesa, quando il pontefice sosterà sulla sponda del fiume, pregando silenziosamente per alcuni momenti», continua padre Rifat. «Tutti siamo sempre in attesa delle parole del Papa, ma in questo viaggio ci saranno anche momenti di silenzio: segno delle parole non pronunciate, che il Papa custodisce nel suo cuore». «Il secondo momento, dentro la chiesa, sarà quando il Papa incontrerà almeno 400 tra malati, profughi dalla Siria e dall’Iraq e volontari. Cristiani e musulmani. Il giorno dopo, 25 maggio, festa nazionale della Giordania, il Papa per poche ore starà ancora con noi prima di partire per Betlemme. Avere il Papa qui sarà un bel segno, perché noi abbiamo bisogno di preghiere. Pregheremo perché Dio salvi la Giordania, i suoi cittadini e anche le persone che vengono in Giordania fuggendo dalla guerra». Il pellegrinaggio di Papa Francesco, di soli tre giorni, avrà necessariamente ritmi sostenuti. «Il Papa arriverà direttamente a Betlemme in elicottero, da Amman – soggiunge Bader -. Raggiungere i Territori Palestinesi in elicottero significa essere ricevuti direttamente dal presidente palestinese con onori di Stato all’eliporto, con una cerimonia simile a quella dei giordani all’aeroporto di Amman e degli israeliani all’aeroporto di Tel Aviv. Un gesto diplomatico che suona come un invito alla comunità internazionale, perché presti attenzione alla situazione della Palestina. È la terza volta che avviene una visita di un capo di Stato straniero in Palestina “direttamente dal cielo”: il primo a farlo fu (in varie occasioni – ndr) il re di Giordania. Il secondo, l’emiro del Qatar (lo sceicco Hamad bin Khalifa al-Thani, che raggiunse Gaza dall’Egitto in elicottero nell’ottobre 2012, ma successivamente rinunciò a recarsi a Ramallah – ndr). Ora tocca a Papa Francesco». di Carlo Giorgi
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