La condizione dei cristiani in Palestina è però tutt’altro che serena. Si sente raramente parlare di scontri tra cristiani e musulmani nei paesi vicino a Betlemme e in Cisgiordania ma non sono così rari. I cristiani locali parlano di una società palestinese fortemente islamizzata e temono di non esserci più tra vent’anni. La causa? I soprusi subiti dai musulmani con il benestare dell’Autorità palestinese, che non fa niente per fermarli. “Tra i soprusi – scrive il giornale Tempi.it – spiccano la “land mafia”, un sistema malavitoso con connivenze nelle istituzioni tendente a sottrarre in modo violento la terra ai cristiani, i numerosi casi di stupro e abuso sessuale verso ragazzine cristiane, e la crescente islamizzazione della società palestinese, nella quale spesso i cristiani non vengono assunti da datori di lavoro musulmani e chi porta in pubblico la croce rischia il pestaggio”. Nei giorni scorsi, i cristiani di Beit Jala, piccolo paese che si trova di fronte a Betlemme e a soli 10 chilometri da Gerusalemme, sono stati attaccati e presi e a sassate da un gruppo violento di islamici in Cisgiordania.
La visita del papa è attesa anche in Giordania, soprattutto tra i profughi siriani. I cristiani sono più di 20mila, un numero esiguo rispetto alla massa di un milione e 300mila rifugiati fuggiti dal conflitto siriano che, secondo i dati del governo di Amman, sono ospitati nel paese arabo. In Siria, i cristiani formavano circa il 10% della popolazione (circa 2.100.000). In Giordania invece i cristiani costituiscono quasi il 7% della popolazione (circa 400.000 persone), sebbene la percentuale sia stata del 18% ai primi del XX secolo. Una profuga siriana musulmana proveniente da Homs e unrifugiato cristiano iracheno, secondo quanto ha riportato l’Agenzia Fides, racconteranno le loro storie cariche di sofferenza e fatica a Papa Francesco, nell’incontro che Bergoglio avrà con rifugiati, malati e disabili a Betania oltre il Giordano, durante il suo imminente pellegrinaggio in Terra Santa. L’incontro con Papa Francesco si svolgerà nella chiesa – non ancora ultimata né consacrata – che sorge presso il sito del Battesimo, il luogo dove secondo la tradizione Gesù è andato a farsi battezzare da Giovanni Battista. Tra i più di quattrocento presenti, i rifugiati siriani e iracheni – sia cristiani che musulmani – ospitati nel Regno Hascemita saranno almeno cinquanta, e offriranno in dono al Pontefice alcune opere d’artigianato confezionate da alcuni di loro.
Anche gli immigrati cattolici in Israele, circa 60 mila, si preparano alla visita di Papa Francesco. Il loro numero è più che raddoppiato dagli anni Novanta. Sono soprattutto donne che vivono a Tel Aviv, capitale economica del Paese, molte lavorano come badanti. Ci sono filippini, ma anche indiani e cingalesi. La situazione, se si confronta Israele con altri Paesi europei, è molto difficile e non sempre è facile professare la propria fede. Spesso lo si fa in luoghi senza nessun segno religioso all’esterno, per non dare nell’occhio e non attirarsi l’ira degli estremisti della destra nazionalista. La messa spesso si celebra in modo clandestino. Nell’ultimo anno, e particolarmente negli ultimi mesi, i gruppi di estremisti ebrei hanno intensificato la loro azione, attaccando attaccato moschee e chiese, spesso imbrattandole di frasi offensive. Gli estremisti hanno aperto un fronte contro il programma di Francesco a Gerusalemme. Il Papa farà tappa nella sala del Cenacolo, sul Monte Sion, e questi gruppi ritengono che la sosta non sia casuale perché Netanyahu avrebbe deciso di cedere al Vaticano la sovranità di questo luogo, adiacente alla Tomba di David, nell’ambito del nuovo status della città da definire nei negoziati con i palestinesi. Una notizia che il governo ha smentito. In ogni caso i rapporti tra Chiesa cattolica e autorità israeliane rimangono molto freddi, per niente stemperati dalla promessa di Tel Aviv di perseguire ogni violenza contro la minoranza cristiana.
Malgrado il clima non troppo favorevole, Papa Francesco non userà né la papamobile né l’auto blindata durante il suo viaggio. Il portavoce della Santa Sede padre Federico Lombardi ha annunciato che Bergoglio viaggerà, nelle tre tappe della trasferta (Giordania, Palestina e Israele) a bordo di auto normali o jeep aperte. Due i momenti previsti, in particolare, per la jeep scoperta: per salutare i fedeli presenti alla messa del sabato pomeriggio all’International Stadium ad Amman, in Giordania. E, la mattina dopo, domenica, prima della messa nella piazza della Mangiatoia a Betlemme, in Palestina. Padre Lombardi ha espresso la “condanna”
della Santa Sede gli atti di vandalismo contro i luoghi cristiani, una condanna condivisa da “tutti, comprese le autorità israeliane”. Il rapporto tra i cristiani e Israele è controverso. Se è vero che è cresciuta l’intolleranza nei loro confronti, soprattutto in alcune componenti della società, è altrettanto vero che è aumentato il numero dei giovani cristiani che si offrono volontari per servire nelle forze armate israeliane. Il ministero della Difesa ha deciso, e si tratta di un fatto senza precedenti, che invierà le cartoline per l’arruolamento “facoltativo” a casa di tutti gli arabi cristiani in età militare ovvero superato il 17° compleanno. Finora solamente ebrei, beduini e drusi avevano il diritto di indossare la divisa con la stella di David. I cristiani arabi sono considerati la comunità più istruita del Paese, la percentuale laureati è più alta rispetto a quella di ebrei, musulmani e drusi. Si tratta di un fenomeno nuovo, dovuto alla reazione al dilagare dei gruppi islamici nei villaggi arabi della Galilea come anche alla predicazione di Gabriel Nadaf, il prete greco-ortodosso che ha fondato il “Forum degli arruolati” di fede cristiana. “Ci troviamo davanti ad un cambiamento dello status quo – dichiara Nadaf al “Jerusalem Post” – destinato a migliorare l’integrazione dei cristiani nella società israeliana perché da sempre dopo i diritti vengono i doveri”.Il programma. Il Papa partirà da Fiumicino alle 8.15 di sabato 24 maggio con un Airbus A320 dell’Alitalia e giungerà in Giordania, dove ad attenderlo ci saranno il re Abd Allah II e la regina Rania. Dopo l’incontro con le autorità, il pontefice si sposterà all’International Stadium di Amman, dove celebrerà la Messa: sono attese almeno 30 mila persone e tra loro anche tanti rifugiati dalla Siria, dalla Palestina, dall’Iraq. Il Papa darà la prima comunione a 1400 bambini. Terminata la cerimonia visiterà il luogo del Battesimo di Gesù sul fiume Giordano. Subito dopo ci sarà un momento che si preannuncia molto commovente: il pontefice avrà un incontro con i rifugiati e con un gruppo di disabili. Quindi passerà la notte presso la nunziatura apostolica di Amman.
Il mattino di domenica 25 maggio raggiungerà in elicottero Betlemme, dove sarà ricevuto da presidente dello Stato di Palestina, Mahmud Abbas. Quindi si trasferirà su una jeep scoperta alla piazza della mangiatoia di Betlemme, dove celebrerà la Messa, dedicata alla natività di Gesù. Il pontefice pranzerà con un gruppo di famiglie della Palestina e, subito dopo, visiterà la grotta della Natività. Prima di lasciare Betlemme farà una sosta presso il campo profughi di Dheisheh. Ad aspettarlo ci saranno 300 bambini provenienti da diversi campi di rifugiati. In elicottero lascerà la Palestina per raggiungere Tel Aviv, la capitale dello Stato di Israele, che è il terzo Paese ad essere visitato. Dopo la cerimonia di benvenuto, si sposterà a Gerusalemme dove ad attenderlo troverà il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I. Tra i due ci sarà un colloquio privato e la firma di una dichiarazione congiunta cattolico-ortodossa. Quindi i due leader delle Chiese cristiane raggiungeranno la Basilica del Santo Sepolcro dove si terrà il solenne incontro ecumenico.
L’indomani, lunedì 26 maggio, ultimo giorno del pellegrinaggio, sarà una giornata intensissima per il Santo Padre. Inizierà la mattina presto con la visita al Gran Mufti di Gerusalemme sulla spianata delle moschee. Proseguirà con la visita al Muro del Pianto, dove il Papa depositerà una preghiera come fecero Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Poi sarà la volta della visita al memoriale dell’Olocausto Yad Vashem. Seguita dall’incontro con i due gran rabbini di Israele e con il presidente Shimon Peres. Nel pomeriggio Bergoglio incontrerà sacerdoti e religiosi nell’orto del Getsemani e pianterà un ulivo accanto a quello messo 50 anni fa da Paolo VI. Prima di ripartire alla volta di Roma, Papa Francesco celebrerà un Messa di ringraziamento, insieme con gli ordinari di Terra Santa e il seguito papale, nella sala del Cenacolo a Gerusalemme dove, secondo la tradizione Gesù, consumò l’Ultima Cena e gli apostoli, dopo la Resurrezione di Cristo, ricevettero il dono dello Spirito Santo. a cura della Redazione spondasud.it
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