Barbara Castelli – Città del Vaticano
“Il Bambino Gesù continua a illuminare la notte di ognuno di noi e dell’intera umanità”. Intorno a questa certezza gira il messaggio di Natale del Custode di Terra Santa, fra Francesco Patton. Nel documento, il francescano rievoca la notte di oltre duemila anni fa, attraverso il racconto dell’evangelista Luca: Betlemme, il campo dei pastori, l’angelo che annuncia la nascita del bambino Gesù, le tenebre dissipate dal Figlio di Dio.
Purtroppo, riconosce fra Francesco Patton, ancora oggi, tante persone “vivono circondate dalle tenebre”. Succede ai fratelli e alle sorelle “in Siria e in Yemen, come in molti altri Paesi del mondo”, imprigionati “ormai da molti anni” in “conflitti sanguinosi, che trasformano milioni di persone in sfollati, in rifugiati sradicati dalla propria famiglia e dalla propria cultura, cacciati dalla propria patria e spesso nell’impossibilità di trovare accoglienza in una nuova terra”.
Esistono poi le “tenebre causate dalle crisi economiche ed ecologiche”; le tenebre interiori, “frutto” di una violenza subita o di “scelte sbagliate” o “dell’incapacità di accettare qualche esperienza dolorosa della vita”; le tenebre del peccato, “della lontananza da Dio”. “Tenebre – si legge nel messaggio del Custode di Terra Santa – che si trasformano presto nel rifiuto del fratello o della sorella, del suo diritto a esistere, del riconoscimento della sua dignità di persona, dal primo istante del concepimento fino all’ultimo respiro che dona il Creatore”.
Dinanzi a queste “tenebre che accomunano chi vive in ogni parte del mondo”, “tenebre che sono, almeno in parte, dentro ciascuno di noi”, il francescano ricorda che Gesù torna ancora a portare la salvezza nel mondo. “Possa la luce del Bambino di Betlemme – scrive – entrare nella coscienza e nell’esistenza di ognuno di noi, nelle nostre famiglie e nelle nostre comunità; possa la sua luce illuminare tutti i popoli e i fedeli di ogni religione che stanno desiderando Lui, che a tentoni lo stanno cercando”. Una sapienza luminosa che dovrebbe guidare “la coscienza di coloro che governano le nazioni e l’economia e aiutarli a scoprire che governare è prendersi cura di chi è più piccolo, di chi è più fragile, di chi è senza tutela”.
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