La Società di St. Yves – organizzazione cattolica attiva nel campo dei diritti umani e patrocinata dal Patriarcato latino di Gerusalemme – ha diffuso ieri una dichiarazione sui risultati di una nuova udienza che si è svolta il 30 novembre presso la Corte Suprema di Giustizia israeliana, in merito al “Caso Cremisan”, la causa riguardante il tracciato del muro di separazione che le autorità d’Israele vogliono far passare nella Valle di Cremisan, sul terreno di 58 famiglie palestinesi di Beit Jala e di due comunità religiose salesiane.
L’udienza – riferisce l’agenzia Fides – era stata convocata per conoscere i giudizi delle parti in causa sulle alternative suggerite dal Ministero israeliano della Difesa riguardo al percorso del muro di separazione. La società St. Yves, nel comunicato rilanciato dai media del Patriarcato latino di Gerusalemme, ha espresso il suo rifiuto assoluto delle alternative proposte da Israele, e ha chiesto al Ministero israeliano della Difesa di proporre nuove alternative che lascino sia il convento che il monastero salesiani dalla parte palestinese del muro.
Anche il Consiglio di Pace e Sicurezza, organismo che opera con lo status di “amicus Curiae” rispetto alla Corte Suprema di Giustizia israeliana, ha sottolineato che le alternative proposte dal Ministero israeliano della Difesa appaiono discutibili anche dal punto di vista della sicurezza per Israele.
Anche il sindaco di Beit Jala, Nael Salman, ha sottolineato il grave danno che le alternative proposte provocherebbero alla comunità locale palestinese. Mentre la professoressa Vera Baboun, sindaco di Betlemme, ha aggiunto che tali alternative rendono impossibile la sussistenza per decine di famiglie contadine di Cremisan, in maggioranza cristiane, e provocherebbero nel tempo il loro inevitabile esodo dalla Terra Santa.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana, Patriarcato Latino di Gerusalemme