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Terremoto: il sipario di Alexandra, attrice, nove ore a occhi chiusi per non vedere il male

Quarantottenne attrice e regista romana di cabaret, la notte del sisma Alexandra Filotei era dai genitori a Pescara del Tronto. E’ stata estratta viva dopo nove ore, con le palpebre serrate. “Avevo paura di ciò che avrei visto. Sentivo odore di gas. Lo respiravo e mi dicevo: meglio morire così”

Alexandra aveva sempre percepito il sipario come la labile barriera tra sè e un pubblico in attesa del suo cabaret. Un velo da scostare con gioia, per fare spazio all’arte di far ridere. Poi accade che una notte d’estate sia il teatro dell’orrore a irrompere sulla scena della vita di Alexandra. E allora si vorrebbe chiudere il sipario sul fragore della terra che trema

, sulla casa che crolla, sul corpo imprigionato dai detriti, sulla sensazione di morte. Ma qui sipario non c’è. E allora, Alexandra chiude gli occhi, le palpebre serrate a estrema difesa dal male. Alexandra non vuole vedere e resta così per un tempo per lei incalcolabile, cancellando il presente in attesa della fine o di un nuovo inizio.

Alexandra Filotei, 48 anni, attrice e regista romana di cabaret, nota anche al pubblico televisivo per la partecipazione a programmi sul genere e per un ruolo nel cast de La squadra, è stata estratta viva nove ore dopo il crollo della casa estiva dei suoi genitori a Pescara del Tronto. Alexandra ha perso sua madre, Ada. Il padre Marino, originario del luogo, è ricoverato a Perugia. Un amico di famiglia e i suoi due figli sono sopravvissuti. Alexandra si trovava dai suoi per qualche giorno di relax dopo essersi esibita in zona con il suo spettacolo nei giorni precedenti. Sottoposta a un intervento chirurgico ad Ancona, è attualmente ricoverata nel reparto rianimazione.




Riaperti gli occhi sulla vita, Alexandra sembrava non volerli più chiudere. Lo shock dell’esperienza appena vissuta le impediva di abbandonarsi al sonno. Piano piano, col passare delle ore la tensione è andata sciogliendosi. Alexandra ha potuto riposare. E raccontare alle cugine, che le hanno fatto visita in ospedale, il perché di quegli occhi ostinatamente chiusi, il suo personale sipario: “Avevo paura di ciò che avrei visto. Sentivo odore di gas e lo respiravo. Mi dicevo: è meglio morire così, almeno non mi accorgo di nulla’”.



Redazione Papaboys (Fonte www.repubblica.it)

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