Papa Francesco ha donato attraverso il suo elemosiniere 15 mila euro a un agricoltore terremotato dell’Ascolano per l’acquisto di un nuovo mezzo agricolo.Un gesto concreto di solidarietà che si aggiunge all’acquisto di prodotti tipici per 11 mila euro fatto da mons. Konrad Krajewski, dell’Elemosineria Apostolica, il 21 febbraio in un incontro ad Ascoli con i produttori dell’area del sisma.
I prodotti acquistati nelle Marche, come nelle altre tre regioni colpite dal sisma, sono stati distribuiti a diverse mense caritative della città di Roma.
A sei mesi dal terremoto del 24 agosto, che rase al suolo Amatrice e altri comuni del Centro Italia, la ricostruzione stenta a decollare per un’area che ha subito il dolore di 300 morti e danni stimati in 23,5 miliardi di euro. I sindaci esprimono giudizi diversi su quanto è stato fatto finora, ma tutti chiedono con forza di abbattere la burocrazia e defiscalizzare le attività economiche nelle aree colpite.
Del resto lo stesso commissario straordinario, Vasco Errani, ha ammesso gravi ritardi in un incontro con gli amministratori locali di cui è stato pubblicato l’audio, anche se poi ha precisato che “già in queste settimane si vede un segnale nuovo” grazie al terzo decreto con il quale si punta ad “accelerare” su “stalle, casette, macerie”.
A bocciare senza mezzi termini gli sforzi per la ricostruzione è il sindaco di Accumoli, Stefano Petrucci. “Non credo proprio che un’emergenza si affronti in questo modo, tutto quello che era stato richiesto dai territori non è stato fatto”, protesta il primo cittadino del comune del reatino.
Petrucci ha ripetuto la frase pronunciata all’indomani dei nuovi fenomeni sismici del 18 gennaio: “Non si può combattere una guerra con archi e frecce”.
Di “stato di guerra” parla, come già fatto più volte, anche il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, che però ridimensiona le parole di Errani: “Credo che Vasco, persona che ho conosciuto in questi mesi e che stimo, si riferisse ad un quadro generale, perché per quanto riguarda il Lazio non si può dire che la ricostruzione non sia partita. Basti pensare ai cantieri aperti l’altro giorno dalla Regione, 14 aree dove verranno installate le Sae, i due centri commerciali a tempo, il pass sanitario“. “Certo”, ha aggiunto Pirozzi, “essendo tempo di guerra le difficoltà ci sono, basti pensare che alla gara per l’urbanizzazione dell’area Collemagrone 2 hanno risposto più di 200 ditte, il che ha comportato le dovute procedure del caso”.
“Per quanto riguarda i territori colpiti dal terremoto”, ha aggiunto il sindaco di Amatrice, “torno a ripetere quello che ormai dico da tempo, e cioè che è inutile ricostruire se poi non si consente all’economia di ripartire, e che quindi deve essere la priorità assoluta quella di attivare misure a sostegno di un’economia in cui le attività di vicinato rappresentano le uniche voci in crescita assieme alla grande distribuzione”.
Anche nelle Marche, colpite altrettanto duramente quel drammatico 24 agosto e dalle forti scosse successive tra ottobre e gennaio, gli amministratori pubblici si dividono tra quanti vedono nelle parole di Errani “un monito” per “cambiare passo” nella ricostruzione e quanti vi leggono “un’ammissione” delle gravi difficoltà. E’ il caso quest’ultimo di Giuliano Pazzaglini, sindaco di Visso
(Macerata), paese dove il terremoto del 30 ottobre ha reso inagibili il 90% degli edifici cittadini, chiese e musei compresi, costringendo all’esodo forzato il 90% dei mille abitanti. “Le parole di Errani corrispondo al quadro reale delle condizioni presenti di molti centri, a cominciare dal mio”, afferma Pazzaglini. “Lo dimostrano i ritardi nella consegna delle stalle, quelli per le casette, l’abbandono di centinaia di residenti lasciati al gelo nelle roulotte con 15 gradi sottozero, e i problemi degli allevatori, quelli burocratici, quelli delle imprese”.Leggi anche: Viaggio nell’Italia dove la terra non smette di tremare
“Le questioni sul tappeto sono vaste”, aggiunge il sindaco di Visso, che prima del sisma era uno dei borghi storici più belli d’Italia, “ma secondo me l’errore più grande che è stato fatto è quello di aver diviso il coordinamento dell’emergenza in due organismi: quello commissariale e quello competente, della Protezione civile. Da qui, sono originati i problemi maggiori nella fase successiva”.
Per Pazzaglini, che si è assunto la responsabilità diretta di richiedere 225 “casette” per i suoi cittadini senza aspettare i tempi ordinari, per uscire dall’emergenza “occorre stanziare maggiori risorse per favorire il rilancio delle attività commerciali e produttive dei paese terremotati, snellendo le procedure per ogni programma di ripresa sul campo, e riportando lavoro insieme alle persone nei luoghi di origine e residenza”.
Più cauto Michele Franchi, vicesindaco di Arquata del Tronto, paese montano dell’Ascolano che ha avuto due frazioni totalmente rase al suolo, Pescara del Tronto ad agosto, e il borgo omonimo ad ottobre, con 51 morti. “Quello di Errani è un monito, una sferzata verso tutte le istituzioni e i soggetti operanti sul territorio affinché cambino passo negli interventi da attuare e programmare, superando le difficoltà attuali e impostando un percorso di ricostruzione”. “I problemi esistenti sono ancora molti”, ha riconosciuto, “ma per affrontarli e risolverli è necessario che si lavori tutti insieme per un unico obiettivo, senza divisioni e contrasti“. “Ora bisogna accelerare, e con il ritorno della bella stagione non vi sono più giustificazioni per nessuno”, ha insistito Franchi.
Guarda il foto-reportage: la zona distrutta di Pescara del Tronto
Ad Arquata sono stati messi in campo progetti per la realizzazione di 7 aree diverse che ospiteranno le casette per gli sfollati, ora in gran parte accolti negli alberghi della costa o in sistemazioni della provincia di Ascoli. La prima a partire sarà quella della zona industriale di Pescara del Tronto, dove la settimana prossima verranno installate 27 Sae per 70 residenti. A seguire le altre, al Borgo e nelle altre 5 località del territorio.
In Umbria la presidente della Regione, Catiuscia Marini, sottolinea che “la parte Protezione civile sta proseguendo” come da programma: “Stiamo realizzando le casette, abbiamo finito le aree container, abbiamo affidato tutte le procedure che riguardano la rimozione delle macerie e i comuni faranno i piani per zone”. “Abbiamo riaperto gran parte della zona rossa di Norcia“, ha aggiunto, “messo in sicurezza molti beni culturali, stiamo assistendo 5.000 persone. Stanno lavorando quasi 1.200 fra dipendenti della Protezione civile e volontari. Va quindi rispettato il lavoro serissimo che sindaci, in squadra con la Regione e la Protezione civile, stanno facendo”.
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