Una scossa di terremoto di magnitudo 3.1 è stata registrata alle 21:25 di ieri nelle Marche, in provincia di Macerata, non lontano dal confine con l’Umbria. Nelle zone colpite dal sisma un anno fa, la ricostruzione sta ripartendo, ma spesso è ostacolata dalla burocrazia, come ha anche detto il vescovo di Ascoli mons. Giovanni D’Ercole.
Su quanto sta avvenendo nell’area di Spoleto-Norcia, abbiamo intervistato il vescovo mons. Renato Boccardo:
R. – Alcune iniziative sono state prese qua e là, soprattutto per quanto riguarda la messa in sicurezza dei monumenti; sono arrivate diverse casette di legno e sono stati costituiti e organizzati alcuni villaggi. Dunque, la vita piano piano riprende. Certo, la gente aspetta qualche intervento significativo che fino ad ora ancora non si vede.
D. – Come Chiesa, come state cercando di ricostruire le comunità?
R. – L’importante è dare alle comunità dei luoghi dove la gente possa trovarsi e incontrarsi. A Norcia abbiamo inaugurato, a metà giugno, il primo centro di comunità edificato dalla Caritas italiana, ed è venuto il cardinale Bassetti, arcivescovo di Perugia e presidente della Conferenza episcopale italiana. Un luogo di aggregazione dove si possa svolgere la vita liturgica della comunità. Notiamo che in tutta la città di Norcia e in tutti i paesi vicini non c’è una sola chiesa agibile. Dunque era importante restituire alla comunità un luogo per celebrare la propria fede, ma nello stesso tempo questo luogo diventa un punto d’incontro dove si svolge la catechesi per i fanciulli e i giovani, ma dove la gente si può incontrare, passare un po’ di tempo insieme, condividere … E’ importantissima questa ricostruzione, che è più importante della ricostruzione dei muri. Altrettanto si sta facendo nei comuni di Cascia e di Preci dove sono in costruzione altrettanti centri di comunità. La presenza dei sacerdoti, che non si sono mai allontanati un momento dal 24 agosto scorso, in mezzo alle loro comunità, è particolarmente significativa e preziosa perché dice la sollecitudine, la compagnia, il sostegno che, attraverso i sacerdoti, la comunità cristiana vuole assicurare anche a questa gente.
D. – E’ stata richiesta anche la collaborazione dei vescovi per tutelare le poche opere artistiche e religiose rimaste in piedi?
R. – Noi abbiamo un’ottima sintonia e collaborazione con la Sovrintendenza della Regione Umbria e con la presidenza della Regione stessa, per cui lavoriamo insieme. Grazie all’impegno di tutti siamo riusciti a mettere in salvo oltre 3 mila pezzi – statue, tele, vasi sacri e paramenti – estratti dalle macerie delle nostre chiese. E questi sono in deposito della Regione Umbria, proprio qui, alle porte di Spoleto. Già si stanno intraprendendo opere di restauro di questi beni culturali delle nostre chiese, proprio perché la gente di questi paesi è particolarmente legata alle proprie immagini e queste immagini rappresentano in qualche modo la loro identità. Noi speriamo di potere quanto prima restituire almeno qualcuna di queste alla devozione e alla venerazione di quelle popolazioni.
Fonte it.radiovaticana.va/di Alessandro Guarasci
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