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Terrore in Nigeria. Il grande coraggio di Suor Agnes: ‘Siamo sconvolti, restiamo accanto alla gente’

Come il Papa, che ha espresso ieri dolore e ha assicurato la sua preghiera, i vescovi e la Chiesa tutta del Paese teatro della strage di Pentecoste, sono vicini alle famiglie delle vittime e denunciano l’accaduto con parole nette.
La richiesta al governo è trovare i responsabili, pena lo stato di anarchia nella regione. Una religiosa, infermiera all’ospedale San Luigi di Owo, testimonia quali sono oggi i sentimenti della popolazione e i timori che crescono a frequentare anche i luoghi sacri

Antonella Palermo – Città del Vaticano per Vaticannews.va 

La Conferenza episcopale della Nigeria ha esortato il governo a intensificare gli sforzi per dare la caccia agli aggressori della chiesa di San Francesco Saverio, nello stato di Ondo. I Vescovi hanno avvertito che in caso contrario si accelererà la discesa del Paese nell’anarchia. La sicurezza è tra sfide più problematiche in Nigeria, il Paese africano più popoloso e con la maggiore economia del continente.

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Tragedia in Nigeria. Spari in una chiesa cattolica

Vescovi: il governo agisca con decisione

“Nessun luogo sembra essere di nuovo al sicuro nel nostro Paese; nemmeno i sacri recinti di una Chiesa”: così ha tuonato il presidente dei vescovi, monsignor Lucius Ugorji, scioccato dopo aver appreso, ieri sera, della strage a Owo, che ha causato la morte di 21 persone, secondo l’ultimo bilancio delle autorità locali. “Condanniamo con la massima fermezza lo spargimento di sangue innocente nella Casa di Dio. I criminali responsabili di un atto così sacrilego e barbaro dimostrano la loro mancanza del senso del sacro e del timore di Dio”, denunciano ancora i presuli. Se il governo non riesce ad agire con decisione su una questione così grave – arrivano a dichiarare – si rischia di accelerare la caduta del Paese nell’anarchia. I vescovi sostengono che i governanti dovrebbero assumersi la responsabilità primaria di garantire la vita e la proprietà dei cittadini: “Il mondo ci sta guardando! E anche Dio ci guarda”.

Onaiyekan: l’islam non è in guerra con noi

Gli attacchi ai siti religiosi sono particolarmente delicati in Nigeria, dove le tensioni talvolta divampano tra le comunità di un Paese con un sud-est prevalentemente cristiano e un nord prevalentemente musulmano. Tuttavia, tali attacchi sono rari nel sud-ovest del Paese, relativamente pacifico. Il missionario padre Giulio Albanese esclude una guerra religiosa e individua nei Fulani gli artefici: si tratta “pastori nomadi da sempre in conflitto per le terre con la popolazione stanziale alla ricerca costante in tutto il Paese di territori da occupare”. Attaccare una chiesa, riferisce il sacerdote, è “forse un messaggio politico. Una vendetta per le misure del governatore che ha emesso diverse restrizioni” nei loro confronti.

Suor Agnes: siamo terrorizzati, ma dobbiamo restare accanto alla gente

“Gli aggressori non sono nemmeno entrati nella chiesa, hanno sparato attraverso le finestre”, ha dichiarato all’AFP Richard Olatunde, portavoce del governatore dello Stato di Ondo. L’attacco è avvenuto alla vigilia del lancio da parte dell’APC (All Progressives Congress) al governo delle primarie per le elezioni presidenziali del 2023 per scegliere il proprio candidato. Il Presidente Muhammadu Buhari, ex generale dell’esercito, dovrebbe completare il suo secondo mandato nel febbraio 2023, come previsto dalla Costituzione. Abbiamo raggiunto telefonicamente Suor Agnes Adeluyi, delle Suore di San Luigi a Owo, è infermiera all’ospedale San Luigi che sta fornendo cure a coloro che hanno riportato gravi danni fisici. Racconta come si stanno adoperando:

Come stanno i feriti?

La maggior parte sta meglio oggi ma alcuni sono in gravi condizioni, sanguinanti per le pallottole ricevute, nonostante gli interventi cui sono già stati sottoposti. Alcuni hanno bisogno di un’altra operazione oggi. Molti sono stati colpiti alla testa o in punti delicati. C’è una donna, per esempio, che ha la vescica e l’utero totalmente distrutti.

In che condizioni lavorate?

Abbiamo solo quattro medici. Stiamo lavorando troppo sotto pressione. Ma il governo ha mandato altri tre dottori per aiutarci. Normalmente questo è un ospedale in cui si paga per le cure ma si è deciso che per questa circostanza tutto sarà a carico della struttura. Speriamo che il governo ci aiuterà con i finanziamenti.

Qui non abbiamo la corrente elettrica, usiamo i generatori, spendiamo tanto, anche perché tutto è aumentato ultimamente.

Il drammatico video di EuroNews

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