“Non solo denunciare la dittatura del denaro e l’ingiustizia sociale, ma dare ai poveri, ai movimenti di base, la possibilità di conoscersi e dialogare, per divenire essi stessi protagonisti di quel cambiamento che tutti auspichiamo” è questo il senso del terzo Incontro Mondiale dei Movimenti Popolari secondo il cardinale Peter Turkson, che ha aperto la prima delle cinque giornate sul tema: “Terra, Casa, Lavoro”. Dopo una trasferta in Bolivia, nel 2015, i movimenti sono tornati a Roma per piantare, come dice Papa Francesco, la loro bandiera in Vaticano. Sabato l’udienza col Pontefice.
Una platea che è venuta dalle periferie della vita di tutto il mondo, con la ferma volontà di trovare soluzioni concrete al dolore e alle difficoltà dei più poveri. Il terzo Incontro dei movimenti popolari sta affrontando con un dialogo vivo temi come il rapporto tra il popolo e la democrazia, il territorio e la natura, la sofferenza dei migranti e dei rifugiati. Alle tre parole che fanno da sfondo agli incontri – Terra Casa Lavoro – rispondono gli impegni della Chiesa, spiega il Cardinal Peter Turkson
:“Loro parlano di “Tierra Techo Trabajo”, noi parliamo di tre cose che possono facilitare questi obiettivi: consapevolezza – e in questo il Santo Padre ci guida – impegno a realizzare e smantellamento delle strutture che opprimono e che creano queste situazioni di povertà”.
Testimoni venuti dai cinque continenti hanno raccontato lo stato di salute delle loro democrazie, democrazie spesso solo di facciata, hanno parlato dei diritti dei lavoratori, di condizione femminile, della marginalità nell’agenda politica, dei temi che riguardano i più fragili. Per l’Europa è intervenuto don Luigi Ciotti
, del Gruppo Abele e di Libera:“I poveri hanno sempre bisogno di un aiuto – casa, lavoro, cure – ma prima ancora hanno bisogno di dignità: non basta accogliere, bisogna riconoscere. E allora è chiaro che noi non possiamo costruire speranza, se non partendo da chi dalla speranza è stato escluso. E’ a partire da loro che possiamo sperare di nuovo: perché la speranza o è di tutti o non è speranza”.
Don Ciotti ha ripreso quell’idea di ecologia integrale cara a Papa Francesco:
“Ha ragione Papa Francesco, che ci ricorda che non ci sono due crisi separate – una sociale e una ambientale – bensì una sola complessa crisi socio-ambientale. Anche per noi è importante non dimenticarci quell’ecologia integrale, perché il mondo è un ecosistema: non si può agire su una parte senza che le altre ne risentano”.
Inoltre ha insistito sulla giustizia sociale e sull’importanza dell’accoglienza:
“La libertà e la dignità non sono concetti astratti, ma valori fondati sulla giustizia sociale. E allora è giusto rifiutare nel nostro Paese la differenza strumentale e ipocrita tra ‘profughi di guerra’ e ‘migranti economici’. Noi respingiamo questa distinzione, perché anche i migranti economici vanno via dalla sofferenza, dalle crisi ambientali o per altre ragioni. L’immigrazione ci pone una sfida: una cultura viva, autentica, solida, non ha mai paura di aprirsi agli altri”.
Sabato i movimenti incontreranno il Papa Francesco.
Il servizio è di Eugenio Murrali perla Radio Vaticana
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