Ha scritto due libri: “In concerto sotto la Croce” nel 1991, e poi “ Tempo di Pace” nel 1996.
La tua conversione è legata a Medjugorje. Cos’è successo esattamente in quel pellegrinaggio?
Roberto: Io andai a Medjugorje, esattamente nel 1984. Sono andato più per curiosità che per convinzione. Mi trovavo in un momento di grande difficoltà esistenziale, dove si era creato intorno a me, una sorta di vuoto. Questo vuoto era anche il frutto di fallimenti adolescenziali, giovanili. Sono partito anche da una condizione di disabilità, che mi ha fatto vivere l’adolescenza nei vari istituti. Successivamente la ribellione, la droga, l’esperienza carceraria.
Ad un certo punto la voglia di cambiare, di abbandonare la solitudine, la violenza, usando il talento della musica nel mondo dello spettacolo, con grandi riscontri e successi. Poi ad un certo punto, nel momento in cui sentivo il vuoto e il nulla, qualcuno mi ha proposto di fare questa esperienza che mi ha completamente cambiato la vita. Non pensavo mai, di potere arrivare a parlare di fede. Nella mia gioventù non ho mai parlato di fede ma di tutt’altro.
Questo incontro a Medjugorje, inaspettato e semplicissimo, ha aperto degli orizzonti oltre che questo cuore, che mi ha fatto capire l’importanza anche, delle sofferenze e della disabilità, non come una sorta di disgrazia e disavventura. Ma la disabilità intesa come una grazia.
Tutte l’esperienze amare accompagnate, dal frutto di una forza che vengono tuttora riversate, attraverso i miei concerti per comunicare ancora a quelle centinaia e migliaia di giovani e meno giovani, che ancora vivono certi drammi e certe sofferenze: la solitudine, la disabilità, l’esperienza legata al mondo della droga e della violenza.
Voglio lanciare questo messaggio di speranza e dire che c’è la possibilità, di vincere una grande scommessa, amare la vita ed essere poi protagonisti di qualcosa di straordinario.
Il tuo cambiamento è stato improvviso,oppure è stato difficile allontanarsi dalla via sbagliata?
Roberto: Come tutte le cose belle ed interessanti che ti arrivano in maniera inaspettata, nel momento in cui devi riflettere e giocarti la vita e decidere da che parte stare, non sono mai semplici. Ad un certo punto però, bisogna avere il coraggio di fare quel passo e di credere e di scommettere. Quando tu, sei completamente convinto di credere e di scommettere, riesci poi, a trovare la via maestra, l’indicazione, la forza per poi essere vincente in questa grande sfida della vita.
Di conseguenza con tutte le difficoltà e le contraddizioni del momento e della situazione, Maria è stata straordinaria nell’accompagnarmi e nell’aiutarmi ad uscire da questo incubo, e trovare la soluzione e vincere il dramma che stavo vivendo e dare una svolta chiara e netta alla mia vita.
Oggi, Roberto non è più quello che insegue i successi, non insegue più ciò che sia materialistico, ma insegue una traiettoria che è il cammino della conversione che matura e si rafforza giorno dopo giorno, per poi comunicare questa grandezza e questa bellezza, a tutta la gente che in questi anni ho incontrato in tutto il mondo e questo grazie a Maria che mi ha permesso di girare, la gioia di comunicare il grande miracolo ed il grande successo, della vita che cambia. Un cuore che cambia, un cuore che s’innamora e da tutte le sofferenze si riversa in una grande gioia.
Oggi Roberto Bignoli è quella persona che nonostante la sua croce, la disabilità e il passato difficile, riesce a camminare e a dare gioia agli altri.
Cosa rappresenta per te la Madonna?
Rappresenta l’incontro che cambia la vita e che ti mette in discussione e ti fa capire quanto tu sei importante, nonostante le sofferenze, nonostante i tuoi difetti, nonostante i tuoi problemi. E’ una donna straordinaria, con la sua semplicità. E’ anche ripetitiva nei suoi messaggi, ma ha questa costanza ed insistenza, questo amore che ha, nel portarti e guidarti in questo cammino, che aiuta a cambiare e a stravolgere la tua vita.
Maria è colei che ti aiuta a capire il Figlio. Puoi arrivare a Gesù attraverso Maria, con la sua dolcezza la sua semplicità e con la sua maternità. Questa donna straordinaria, Mamma per eccellenza straordinaria, sempre attenda ad ascoltarti, in ogni momento, anche quando non sembra che sia presente. In realtà, Lei è l’amore che ti avvolge e ti accompagna . Siamo noi che purtroppo, con la nostra vita ci allontaniamo e siamo indifferenti.
Lei ci aiuta a cambiare e ci fa capire che siamo strumenti importanti. Lei ci dice semplicemente “Ascolta, io non ti obbligo a credere nella mia presenza, in quanto ti sto indicando per rafforzare il tuo cammino di conversione e capire anche la bellezza del dono della fede. Ti dico solo di ascoltare”.
Io mi sono messo in ascolto con tanta difficoltà, ma alla fine con questa sua insistenza e questa sua dolcezza, ho ascoltato il suo richiamo. Se Lei dice ogni qualvolta che appare nei suoi messaggi: “Grazie, per avere risposto alla mia chiamata”. Io Le dico: “Grazie, per avermi fatto incontrare e aver cambiato la mia vita”.
Il 16 ottobre 2005, sei stato ufficialmente invitato dalla Televisione Nazionale della Polonia, a partecipare al Gran Galà e concerto dedicato a Giovanni Paolo II, tenutosi nella Piazza del Castello di Varsavia, con una presenza di 30.000 persone.
Che ricordi hai?
Roberto: Ho dei ricordi bellissimi, perché la mia vita è legata a Giovanni Paolo II. Ho avuto la grazia di incontrarlo personalmente quattro volte, e di aver tenuto un concerto a Toronto, nella vigilia della Giornata Mondiale della Gioventù, ma soprattutto l’incontro di quest’uomo, quando mi avvicinavo a lui per abbracciarlo e salutarlo. Lui, vedendomi in una situazione precaria fisica, la mia disabilità e le mie stampelle, allargando le braccia e con un sorriso, mi disse di andare avanti, affinchè la mia storia e tutto quello che mi accompagnava, fosse un inno alla vita.
Infatti, come dice una delle mie canzoni “Ho visto la Croce”, ho visto effettivamente la croce. Ma dopo aver visto la croce, brutta, pesante, a cui imputavo Dio di avermela buttata addosso, oggi la rivedo e la vedo ed è compagna della mia vita ed è un inno e un canto alla vita per me e per gli altri. Soprattutto per le persone che soffrono. A me piace molto ascoltare, piace molto stare tra la gente che soffre, perché avendo sofferto tanto nella vita e avendola cambiata, non posso essere indifferente verso chi soffre.
Che rapporto avevi con Giovanni Paolo II?
Roberto: Un rapporto molto semplice. Come ti ho accennato prima, la grazia di averlo potuto incontrare personalmente e di aver cantato per lui. Un uomo che anche lui con la sua sofferenza e la sua storia, c’era qualcosa in comune: la sofferenza di una vita.
Pensando alla sua adolescenza, la mancanza della sua famiglia, i momenti difficili durante il periodo della guerra e del nazismo, però anche lui la voglia e il coraggio di essere testimone di qualcosa di grande, senza pensare che un domani sarebbe diventato Capo della Chiesa. Un uomo che, con poche parole ma con uno sguardo, sapeva trasmettere qualcosa di grande e di soprannaturale, perché incontrandolo e vedendolo, si capiva che era un uomo di Dio ma guidato da una donna straordinaria che era Maria. Questo incontro, ha rafforzato la mia convinzione, il mio camminare per mezzo di Maria, in questa nuova onda e in questa svolta in cui da anni stavo iniziando a dare a me stesso e poi successivamente alla mia famiglia. La mia canzone “Non temere” è nata proprio dalle parole di Giovanni Paolo II: “Non abbiate paura, non temete. Spalancate le porte a Cristo”.
Rita Sberna
Nella foto interna Rita Sberna è con Roberto Bignoli
L’INTERVISTA A ROBERO BIGNOLI SU YOU TUBE
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