Come e quando ti sei accorta di essere chiamata alla vita consacrata?
Certamente è stato un cammino lento e progressivo dell’anima, ero una ragazza come tante altre e studiavo medicina. Il mio sogno era partire con “Medici senza frontiere”, nei paesi in via di sviluppo per aiutare tante persone. Dentro al cuore, continuamente sentivo che Gesù mi chiedeva qualcosa di più. Ho sempre avuto un bel rapporto con Gesù, sentivo che mi stava chiedendo altro, ma continuavo a fare “orecchie da mercante” perché l’idea di dover lasciare tutto (il sogno di diventar medico, il mio ragazzo, la mia famiglia e i miei amici) mi spaventava tantissimo. Avevo paura di fare questo salto nel buio, perché così lo definivo, un salto che poi si è rivelato non nel buio ma nella Luce di Cristo. La mia resistenza alla chiamata del Signore era anche dovuta al fatto che il mio ragazzo non frequentava la Chiesa ed era lontano dall’ambiente cristiano. Mi diceva spesso che erano stati i preti e le suore ad avermi fatto il lavaggio del cervello e di conseguenza sosteneva che ciò che sentivo era tutta illusione. Continuava a farmi domande di fede molto grandi di fronte alle quali io stessa spesso non trovavo risposta! Così alla fine ho detto “Basta, Signore se ci sei vienimi a cercare nel chiasso del mondo”.
Suor Manuela, quando ti sei consacrata avevi soltanto 21 anni. Perché hai scelto proprio quest’ordine delle Missionarie Figlie di Gesù Crocifisso?
Perché fin da adolescente sono stata sempre attirata, conquistata dal Crocifisso; vedere quest’uomo li, crocifisso, mi dava la misura alta dell’amore e pensavo sempre al fatto che Gesù è stato così grande nell’amore da dare la vita per noi. Anche io in qualche modo desideravo dare la vita per gli altri, non sapevo ancora qual’era la strada ma volevo vivere la misura alta dell’amore. Quando parlavo con il mio padre spirituale, lui spesso mi parlava di questa congregazione, delle Missionarie Figlie di Gesù Crocifisso, ma anche in quel caso continuavo a fare “orecchie da mercante” perché il convento mi sembrava un luogo stretto per me e quindi preferivo non dargli peso, nonostante ciò, quando poi da sola mi trovavo davanti al Crocifisso mi sentivo attirata da Lui e chiamata da quest’amore più grande.
Com’era la tua vita prima di sposare il Signore? Eri vicina alla Chiesa e frequentavi qualche gruppo?
Come dicevo prima sono sempre stata vicina alla parrocchia ma non frequentavo nessun gruppo. Dirigevo il coro dei bambini della parrocchia, mi occupavo dell’animazione liturgica. Tutto ciò che era musica mi ha sempre attirata e mi aiutava a lodare Dio. Sono sempre stata vicina a Gesù, pregavo con Lui ma non con delle formule già scritte, amavo chiacchierare con Lui. Frequentavo anche tanti amici che non stavano in parrocchia, uscivo con loro nei fine settimana, andavamo nei locali. Vivevo la mia fede ma in modo tale che non mi chiamasse troppo in causa. Mi nascondevo dietro l’immagine di una brava ragazza pur di non farmi chiedere di più dal Signore.
Ad un certo punto lasciasti gli studi di medicina e anche il tuo ragazzo. Perché ti sentivi tanto combattuta nel dare il tuo Si al Signore, cosa ti spaventava?
Mi spaventava il pensiero di dover lasciare tutto ciò che per me era sicuro, le mie sicurezze costituite dai miei studi e da un futuro da me già programmato; mi spaventava dover lasciare la mia famiglia, gli amici e il mio ragazzo per fare un salto verso la strada che il Signore mi avrebbe indicato. Un po’ come quando il Signore nell’antico testamento chiama Abramo e gli dice “Esci dalla tua terra e va nella terra che io ti indicherò”. Prima gli chiede di uscire e solo dopo gli indica la terra, e così era per me, mi chiedeva di uscire, mi dovevo prima fidare, non mi diceva cosa avrei trovato, l’unica garanzia che mi dava era quella della sua presenza accanto a me, dovevo fidarmi di Lui.
Ad un certo punto, decidi di staccare con tutto e ne approfitti per trascorrere l’intera estate frequentando le discoteche, nel “chiasso del mondo”. Era un modo per sentire meno la chiamata che in quel momento ti provocava ansia e paura nel lasciare tutto?
Era un modo per nascondermi perché solitamente il Signore sceglie di parlare nel silenzio e di conseguenza io sceglievo il chiasso per non sentirlo ma anche per sfidarlo perché di fatto io gli lanciai una sfida: “Signore vienimi a cercare nel chiasso del mondo se ci sei davvero”. Ed è stato bellissimo perché in realtà il Signore mi ha cercato in modo discreto, lasciandomi libera. Proprio in quel chiasso che avevo scelto mi trovai a sperimentare un vuoto incredibile nel cuore e in questo vuoto ritrovai la nostalgia di Dio, di quel Dio che mi aveva sempre riempito il cuore della sua presenza. Mi sentivo come il figlio della parabola del Padre misericordioso, quel figlio che va via e dopo aver sperperato tutti gli averi del padre, si ritrova a mangiare il cibo dei porci e dopo un po’ nemmeno quello. Iniziai così a pensare a tutto quello che avevo quando stavo a casa di Dio Padre, dove avevo tante cose, quando ero con Lui il mio cuore traboccava di gioia, vivevo nelle pienezza nonostante le difficoltà, e invece lontana da Lui mi sentivo a mani vuote. Il Signore è proprio in quella nostalgia che sentivo che mi ha riconquistata o meglio ancora mi ha ri-attirata a sè. Gesù è entrato nel chiasso del mondo con una brezza leggera facendosi presente nel mio cuore.
In quel periodo il tuo direttore spirituale ti è stato molto di aiuto ma non solo… Un giorno vieni chiamata dall’UNITALSI a dare una testimonianza a Lourdes e ti viene chiesto anche di cantare. Proprio lì, la Madonna ti aiuta a capire qual’era la tua strada. Che succede?
Poco prima di partire per Lourdes, pregai la Madonna e le chiesi di mettermi una mano in testa e di portarmi a Lourdes e di indicarmi lì la strada.. Lei esaudì questo mio desiderio. Infatti, venni chiamata dall’Unitalsi per dare una testimonianza a Lourdes e per cantare, così chiesi di poter partire con gli ausiliari per poter prestare servizio agli ammalati. Durante la giornata dedicata alla celebrazione penitenziale, sentii il desiderio di confessarmi, ma in quel momento stavo prestando servizio e non potevo partecipare alla celebrazione in maniera attiva. La sera quando già tutto era finito chiesi ad un Vescovo di confessarmi l’indomani, dato l’ora tarda, invece lui con fare molto paterno si rese subito disponibile. Andammo insieme di fronte alla Grotta e ancor prima della confessione iniziammo un dialogo che durò per più di un ora e che si concluse con la confessione. Attraverso la paternità di questo Vescovo passò tutta la paternità di Dio che mi riportò a sé, anche grazie all’intercessione di Maria, che come una mamma mi aveva portata lì. La grazia del sacramento della confessione sciolse la paralisi del mio cuore ed in quel momento sentii forte il desiderio di non aspettare più ma finalmente di fare un salto, non più nel buio, ma nelle braccia di Dio, in quelle sue mani che ormai ero certa mi avrebbero sempre accompagnato.
Suor Manuela, hai una grande passione sin da piccola per la musica e il canto. Essendo una giovane suora come Suor Cristina, che al momento la vediamo sotto l’ effetto mediatico dei media e del web dopo la sua partecipazione a The Voice, che consiglio vorresti darle essendo una tua consorella?
Penso innanzitutto che ad ognuno di noi sono stati dati dei doni per il bene comune e penso che Suor Cristina abbia deciso di partecipare a questa trasmissione per donarci questo suo dono, come in fondo anche lei stessa ha detto “Ho un dono, ve lo dono”. Certamente il Signore ci chiede di portare il Vangelo ovunque, attraverso quello che siamo e attraverso i doni che ci ha dato. Sicuramente il mondo dello spettacolo è un mondo che nasconde anche tante insidie e tanti pericoli ma questo non ci deve chiudere ed impaurire. In modo semplice penso che dobbiamo starle vicino e dobbiamo pregare per lei! Certamente bisogna avere tanta prudenza ma se il Signore la sta chiamando per questa via, la condurrà Lui e la prenderà per mano.
Tu hai scritto un brano dal titolo “Come vorrei” tratto dall’album Anime, che parla proprio della crocifissione di Gesù…
E’ un brano a cui sono molto legata e che fra l’altro ho cantato a Lourdes e ho avuto anche la grazia di cantarlo davanti Giovanni Paolo II. Questo brano racconta l’amore più grande che passa proprio per la Croce e racconta il mio desiderio di essere portata in qualche modo sulla Croce di Cristo per vivere la misura dell’amore più grande che sta nel dare la vita per gli altri. In questo brano chiedo al Signore di darmi la grazia di morire anch’io per amore così come Lui è morto per amore nostro.
Il 27 aprile ci sarà la Santificazione di Karol Wojtyla e di Giovanni XXIII. Cos’hai provato a cantare per Lui?
E’ stata una grande emozione e non a caso ho scelto un brano sulla croce, proprio perché Papa Wojtyla stesso mi ha insegnato che la croce non va temuta ma va accolta nella nostra vita e va portata con amore e per amore. La croce è stata già vinta dalla Vita, dall’amore di Cristo e Giovanni Paolo II mi ha insegnato proprio questo che la croce è solo una porta spalancata sulla resurrezione. Quando ho testimoniato davanti a Lui mi sono sentita piccola un puntino davanti un grande uomo che, attraverso la sua testimonianza, ha saputo regalare la paternità di Dio a tutto il mondo! di Rita Sberna
L’AUDIO DELL’INTERVISTA!
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