Nell’uragano di Verdun, in fondo a quella Fossa della Morte, tomba spaventosa del fior fiore della gioventù, culla della vittoria.
Riparati a mala pena dietro alcuni sacchi di terra sventrati, essi attendono il segnale del terzo assalto: il terzo della mattinata, e non sono che le nove!
Ma chi dunque può tendere e tendere senza sosta questa energia prodigiosa; quale forza sorregge questi uomini dai muscoli d’acciaio?
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Una volontà imperiosa s’impone, li domina. Per essa vivono e lottano con ardimento sempre nuovo, offrendosi decisi e fieri, alla morte necessaria.
Il sottotenente che li comanda è tra i più giovani, ed ama i suoi soldati con tenerezza attenta, premurosa; per questo, pur brontolando su tutto, nella loro stanchezza spaventosa, quando li guarda continuano a sorridergli. Scoppiano a volte dal fondo di quel buco parole dure, selvagge; parole di collera contro il nemico e contro il duro destino; contro la fatalità di dover combattere e la quasi certezza di dover lasciar la pelle su quel pianoro, dove li spinge, loro malgrado, la forza ebbra del dovere. – Non dici nulla tu. – borbotta uri territoriale dalla voce stizzosa. Il giovane ufficiale, ritto, con gli occhi protesi alla mischia che infuria:
– Oh, sì che parlo! – risponde al vecchio ». – Ma a chi parli?… – Alla Santa Vergine. – E che le dici?! – Che la nostra sia una buona morte. E termina sottovoce: “ adesso e nell’ora della nostra morte…” Il selvaggio uomo della trincea si vicinissimo alla pallida figura del suo capo: – Si capisce bene che non hai famiglia tu.
Il sottotenente, dal viso di fanciulla, alzò le spalle. – Non ho famiglia! Sono solo la sposa e le cose che stanno a cuore? Non ho una famiglia?! Papà, mamma, due fratelli, quattro sorelle… se tu credi che tutto questo sia nulla!… Commosso, più di quanto volesse mostrare continuò: – E tu vuoi farti egualmente sbudellare?
Non lo voglio, ma lo devo perché è necessario; però mi preme morire sotto il Suo sguardo.
Curioso, il fantaccino infangato, dal viso chiazzato da tutto un inverno passato in trincea e dalle micidiali esalazione di centomila obici, domandò ancora:
– A che cosa ti serve la tua Madonna? – A vedere cadere i 77, i 305, ed i 420 senza tremare.
– E dove si trova dunque? – Sogghignò l’altro. Vivente, in cielo; e qui, in immagine, disse l’ufficiale mostrando un braccialetto da cui brillava una medaglia di Lourdes.
… La terra ed il cielo rosseggiavano intanto. Tranquillamente il “vecchio” tese la mano al suo capo: una buona morte. – La tua buona Madonna sarebbe capace di salvare un padre di famiglia?
Il sottotenente staccò la medaglietta e la fissò, con un gesto pieno di devozione, alla catenella d’acciaio dalla quale pendeva la piastrina di riconoscimento del suo rude camerata. Se Ella può salvare un papà?… Certo! Ma bisogna domandarglielo.
– E che cosa bisogna dirLe?
La mano sul, braccio del commilitone, l’ufficiale pronunciò lentamente:
– Nostra Signora di Lourdes, proteggimi!
Ed aggiunse con voce eccitata, comprendendo che era giunto il momento dell’assalto:
– Ripeti, vecchio mio, ed in fretta! L’uomo mormorò, levando il casco:
– Nostra Signora di Lourdes proteggimi!
Il turbine di ferro… la folgore… la morte ovunque. Dei ventidue uomini, balzati oltre il terrapieno a barriera contro l’ondata violenta del nemico, ancora una volta stroncata, uno solo rimase: il vecchio territoriale con la gamba destra fracassata, steso al suolo sconvolto, in una pozza di fango e sangue.
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Gli altri tutti, alla rinfusa, già quasi nascosti nel fango, orrendamente trafitti, maciullati… morti dieci volte! Fra loro, a ridosso dell’unico sopravvissuto, il giovane sottotenente col cranio spaccato; le labbra intatte poggiavano – per quale miracoloso incontro non so al polso del “vecchio” sulla medaglietta della Vergine, per la quale Ella aveva esaudito due preghiere: la preghiera dell’anziano che voleva vivere, quella del giovane che accettava di morire…
Fonte: libro: Campane di Lourdes