Ecco che cosa ci ha inviato da condividere con ciascuno di voi, cari lettori:
TiVu – TiVi
Se vogliamo considerare la sua età
diremo che la Televisione Italiana non è vecchia
ma neanche, haimè, più giovane.
Se consideriamo la TiVu, ovvero l’apparecchio,
esso tende a ringiovanire tecnicamente di giorno in giorno,
ma di giorno in giorno – dicono ormai i più –
la TiVi – programmi mostra la sua vecchiezza.
Si, l’eterna altalena della contraddizione.
Da una parte funzioni e immagini sempre più accattivanti,
dall’altra contenuti sempre più scadenti.
In 60 anni questa magnifica invenzione ha percorso variegate strade:
dalla paludata informazione di palazzo
allo spregiudicato incontrollabile gossip;
dalle nozioni di educazione civica
alla più sfrenata vocazione al volgare;
dalla quiete delle pecore dell’intervallo
agli inquietanti mostri preistorici rianimati elettronicamente…
insomma, di tutto, di più…
come tiene a sottolineare il più recente slogan.
Respiro profondo, l’argomento lo richiede.
Per quanto facile possa essere la critica,
difficile appare un equilibrato bilancio.
In 60 anni sono mutate molte cose in questo “pazzo mondo”.
Sono mutati gli uomini e mutata è la società e i mezzi che la riassumono,
appunto: telefono, tv, fax, internet…babilonia di linguaggi web,
e torna l’eterno dilemma: è nato prima l’uovo o la gallina!?
E’ stato l’uomo a cambiare la società
o la società ha cambiato l’uomo?
La televisione ha cambiato gli uomini
o gli uomini hanno cambiato la televisione!?
Qualunque sia la risposta che ognuno di noi elabora in se,
nessuno può disconoscere il beneficio della comunicazione televisiva.
Uomini di saldi principi, grandi Autori, Tecnici coscienziosi
hanno dedicato anni di duro lavoro per accompagnare
l’impervio cammino della crescita civile e sociale
di una società desiderosa di ricostruire una coscienza nazionale.
E se oggi questa tensione sembra svanita
o sembra disperdersi in improbabili rappresentazioni estranee e insignificanti
ove omologazione e massificazione incombono prepotenti o subliminali,
occorre porsi sull’unica prospettiva possibile:
rigenerare la coscienza personale, dare peso e valore alle cose che contano,
fare proprie le misure per un nuovo vestito da indossare
senza infingimenti al cospetto di quanti incrociano con sobrietà
il nostro destino umano e comunicativo.
Dante Fasciolo
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Puntuale l'analisi, condivisibili i propositi ma resta il pensiero sull'inutilità di mete irraggiungibili dopo vent'anni di massificazione del gusto e di alterazione dei valori, sempre più legati alla rincorsa di beni anche inutili e al conseguimento dei mezzi per acquistarli.