Ma entriamo subito nel clima agonistico, guidati per mano dall’esperto Giovanni Chifari che ci introduce nelle seminfinali. Il 13 luglio, tra soli 5 giorni, sapremo chi sarà….. Campione del mondo!
Siamo in dirittura di arrivo. Domani sera sapremo il nome delle due finaliste. Interpretiamo gli eventi con una chiave di lettura che proprio in un hangout da papaboys il brasiliano Tata’ ci ha offerto: “In Europa i calciatori sono campioni, in Brasile sono stelle”. Calcio ed etica si intrecciano, ai posteri l’ardua sentenza.
Con l’affascinante sfida tra Germania e Brasile si aprirà oggi il calendario delle semifinali, si replicherà domani con il match fra Argentina e Olanda. Perfetto equilibrio tra Sud America e Europa. Sarà così anche in finale? Oppure si celebrerà il tanto auspicato scontro tra Brasile e Argentina? O la solida Germania e la spumeggiante Olanda riusciranno ad invertire la rotta? Tanti argomenti per due partite che appaiono avvincenti. Arrivano tra le top four squadre che si sono preparate al meglio per l’evento e non hanno lasciato nulla al caso. Due semifinali che sollevano molteplici riflessioni, sportive ed extrasportive. Sul piano tecnico, il Brasile dei quarti contro la Colombia è apparsa aggressivo e deciso, capace di imporre il proprio gioco anche se a far goal sono stati i due centrali di difesa, con Thiago Silva assente per squalifica oggi. La Germania invece non ha mostrato particolari crepe contro la promettente Francia. Sull’altro versante pochi pensieri per l’Argentina, a parte l’infortunio di Di Maria, mentre finale thrilling per l’Olanda uscita vincente dopo la lotteria dei rigori contro la favola Costarica, con coup de theatre
di Van Gaal che a trenta secondi dal termine dell’extra time manda in campo Krul, portiere pararigori, imitando una performance praticata con successo nel cartone animato Holly e Benji.Obiettivo finale quindi. Fino a poco tempo fa tutti i riflettori erano puntati su una fantomatica finale tra Neymar junior e Messi, in realtà com’è noto, il fantasista brasiliano dovrà dare forfait ad un’eventuale finale, a causa di una vertebra rotta, dopo uno scontro da gioco con Zuniga. Grande polverone sportivo e mediatico sul caso Neymar. Si è detto adittirittura che i Simpson (noto cartone cult) l’avevano previsto. Shock per i suoi compagni, Marcelo in testa, al grido: “Non sento più le gambe”. Corsa in barella verso l’ospedale (ingresso filmato da un’infermiera poi licenziata). Radiografia e responso inequivocabile: da 4 a 6 settimane di recupero, niente rischio per la carriera. Tante pressioni, voci incontrollate, consiglieri adeguati o capziosi, fatto che sta che ieri Neymar dopo una passeggiata sulla spiaggia senza dolore, avrebbe dichiarato di voler giocare l’eventuale finale. Levata di scudi, minaccia di denunce a medici extra federazione brasilera e anche qui in ballo una questione etica, un fatto di coscienza personale e anche collettiva. Insomma, diremo che preferiamo la dichiarazione a primo acchito di Neymar: “Ho perso il sogno della finale ma non il sogno di essere campione del mondo”. Qui ci siamo, sia sul piano etico sia su quello sportivo. Riprendiamo il parallelismo con l’Argentina. Girano sul web fotomontaggi con Papa Bergoglio intercessore, intanto la Albiceleste ha un nuovo tifoso in cielo, il campione Alfredo Di Stefano, argentino naturalizzato spagnolo, 6 partite con i bianco azzurri e 31 con le furie rosse. Mai nessun match nella fase finale di Coppa del Mondo.
Germania e Olanda invece, solo sparring partner? Certamente no. Le sorprese nel calcio sono sempre dietro l’angolo. Vincano lo sport e i sani valori dentro e fuori dal campo. di Giovanni Chifari
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