Italiae et Ecclesia

A Torino il primo oratorio in uscita, che cerca chi non va in parrocchia

Da oggi e per un mese, gli oratori d’Italia aprono le porte ai due milioni di ragazzi del Grest, momento centrale dell’estate delle parrocchie. Ad animare le giornate saranno gli oltre 400mila volontari, molti dei quali rappresentanti da adolescenti e giovanissimi, vero e proprio motore dell’esperienza oratoriana.

Gli oratori in Italia sono 8.245 e sono presenti in circa la metà delle diocesi: rappresentano un fattore comune a tutti i territori e anche un crocevia multiculturale, visto che nel mese del Grest gli oratori ospitano non soltanto ragazzi italiani e cattolici, ma anche figli di immigrati di altre religioni. L’oratorio diventa così un’esperienza capace di incontro e di “normalità”, riproducendo le medesime dinamiche che i nostri bambini e ragazzi incontrano quotidianamente a scuola e negli altri luoghi di aggregazione. (Paolo Ferrario)

Nella terra dove è nato il concetto moderno di oratorio per i giovani, nei luoghi dove l’idea di condivisione e di integrazione è stata approfondita e messa in atto dai santi sociali, anche per l’estate 2017 i progetti sono numerosissimi e coinvolgeranno diverse migliaia di ragazzi in tutto il Piemonte. A San Salvario, uno dei quartieri maggiormente multietnici d’Italia, l’oratorio estivo incomincia lunedì, con la parrocchia SS. Pietro e Paolo e l’oratorio salesiano San Luigi.

Le proposte sono differenziate e si passa dalla più tradizionale Estate ragazzi dai 6 ai 12 anni (con giochi, tornei sportivi, ma anche compiti e formazione) fino all’Estate giovani per gli adolescenti e ai campi estivi in montagna. E tutti i pomeriggi, nell’enorme Parco del Valentino, ci sarà Estate anch’io, un vero e proprio “oratorio in uscita”, all’esterno, rivolto a ragazzi dai 16 ai 20 anni che in oratorio, probabilmente, non sarebbero mai entrati. «Questa presenza in un luogo difficile come il Valentino – spiega don Mauro Mergola, salesiano, parroco e responsabile dell’oratorio San Luigi – prosegue tutto l’anno, ma d’estate aumentano i ragazzi in situazioni di disagio lasciati a se stessi, anche per la sospensione estiva delle normali attività educative e di integrazione. L’oratorio è relazione e noi, cercando di seguire don Bosco, incontriamo i giovani borderline e a rischio di devianza».

Il progetto fa parte della rete dell’educativa di strada torinese, che si svolge nel parco durante la giornata e, di notte, nei luoghi della movida: «A loro diamo la possibilità di intraprendere un percorso di vita orientato alla piena maturazione della persona. Ospitiamo anche un centro di accoglienza per migranti minori non accompagnati e i ragazzi ospitati daranno una mano come volontari durante le iniziative parrocchiali estive, pur essendo in gran parte musulmani. Essere educati al servizio è un ottimo modo per diventare cittadini consapevoli ». Le difficoltà non esistono soltanto per gli adolescenti: «Già con i più piccoli, in oratorio, si manifestano profondi disagi. Le famiglie che si rivolgono a noi hanno spesso problemi economici e di certo non le mandiamo via: cerchiamo di aiutarle, purché si condivida un vero progetto educativo. La situazione è sempre più complicata ed è difficile sostenere le spese. Abbiamo chiesto alla Circoscrizione, ma fino ad ora non abbiamo avuto risposta».

L’ESPERIENZA DELL’ORATORIO ESTIVO A PALERMO: OBIETTIVO STRAPPARE I BIMBI ALLA STRADA

Don Stefano Votta guida due parrocchie a Chieri, ma è anche il presidente dell’associazione Noi Torino – Team oratori piemontesi: «Malgrado il sempre più scarso sostegno da parte delle istituzioni, gli oratori estivi hanno un grande ruolo per la crescita umana e spirituale e uniscono più età e più generazioni. Stiamo assistendo a un grande ritorno di queste realtà: i ragazzi vengono perché sentono che sono luoghi sicuri e anche da parte delle famiglie (cristiane e non) c’è una grande fiducia e stima nei confronti dell’oratorio». Nella parrocchia di Santa Maria Maddalena, nella zona popolare e periferica della città, l’Estate ragazzi, tra giochi, canti e balli, si baserà sull’integrazione «a tutto tondo, nei confronti delle diverse religioni e culture, ma anche nei confronti della disabilità, in modo che tutti abbiano il loro posto»: anche durante la preghiera, i ragazzi di fede diversa sono invitati a restare «perché Dio non può e non deve essere considerato elemento di divisione».




La parrocchia di San Luigi Gonzaga, invece, si trova in una zona collinare più elegante. I ragazzi si troveranno con l’altra parrocchia in una sorta di gemellaggio, che contribuisca a una corretta integrazione sociale, e ci sarà una grande attenzione per la formazione degli adolescenti: «Mentre si impegnano nel servizio per i più piccoli – spiega don Stefano – vivono la formazione, in tutti i piccoli gesti quotidiani e direttamente e sul campo. Lo chiamiamo “Formarsi facendo”».




Fonte www.avvenire.it/Danilo Poggio

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