R. – In tutta la diocesi, abbiamo attivato itinerari attraverso sussidi rivolti in particolare ai giovani, anche per portare il tema dell’Ostensione, ovvero “L’amore più grande”, a essere oggetto di verifica e di considerazione dal punto di vista spirituale, biblico e catechistico. Abbiamo attivato inoltre una serie di incontri nelle parrocchie sulla “Evangelii Gaudium”, perché vogliamo che la visita del Papa porti una migliore conoscenza ed attuazione, ovviamente, di questa Esortazione Apostolica che rappresenta un po’ il punto di riferimento della nostra pastorale in questo periodo.
D. – Si auspica che dalla visita del Papa scaturisca una speranza contagiosa: questo perché il Piemonte sta vivendo un momento di crisi?
R. – Sì, è un periodo non facile: questa era una regione impostata molto sull’industria, sul manifatturiero, e sappiamo che la prima realtà che è entrata in crisi è stata proprio questa. Per cui abbiamo tanti disoccupati e circa il 40% di giovani che non trovano lavoro, molti che non studiano più e che neanche cercano lavoro… La povertà sta crescendo e i nostri Centri di ascolto hanno quintuplicato le richieste di aiuto rispetto agli anni scorsi. Quindi, c’è una situazione che crea un po’ di scoraggiamento e di preoccupazione in molte famiglie, in molte persone, in molte comunità. In questo contesto, ricevere la visita del Papa crediamo sia un modo per riprendere coraggio, speranza, perché Papa Francesco dà veramente questo impeto forte. Quindi, vogliamo che la sua visita possa rappresentare una sorta di volano a credere un po’ di più nelle possibilità forti, spirituali, di fede per il nostro popolo.
D. – L’Ostensione della Sindone si terrà dal 19 aprile al 24 giugno, proprio in memoria del secondo centenario della nascita di San Giovanni Bosco…
R. – L’insegnamento di Don Bosco è avere estrema fiducia e dare credito soprattutto ai giovani. I giovani hanno bisogno di sentirsi responsabilizzati, perché si rendano conto che il mondo non comincia da loro, ma comincia anche da loro, dal loro impegno, dalla loro buona volontà. Bisogna però dare loro spazio e non solo con il “giovanilismo”, ma con impegno e con i valori del messaggio cristiano. Per noi, Don Bosco è il modello capace di rendersi pienamente accoglibile dai giovani, perché con amore, con affetto, ma anche con impegno concreto di testimonianza cristiana, ha indicato loro la strada della vera promozione umana e della vera promozione del loro futuro, per dare speranza.
D. – Quali sono le Sue speranze per il 2015?
R. – Che la nostra Chiesa diventi veramente e sempre di più vicina alla gente: una Chiesa capace di arrivare e di partire anche dalle periferie esistenziali; una Chiesa che dia sempre speranza e fiducia nel Signore, perché Lo vive attraverso una testimonianza che ci guida nell’esistenza di ogni giorno, nel quotidiano. Un dono, quindi, che va continuamente riscoperto affinché diventi l’anima di tutto il nostro cammino pastorale.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana
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