Nell’ultima puntata della prima stagione abbiamo lasciato don Paolo che, zaino in spalla, partiva per fare un’esperienza missionaria in Amazzonia. Ora ritorna nella sua parrocchia di Torino, San Giuseppe Lavoratore. Ritroverà la gabbia di matti che aveva lasciato un anno e mezzo fa, ma non mancheranno le sorprese. Sono queste le premesse della seconda stagione di “Occhi al cielo”, la web-serie che si può guardare qui.
Il cast principale è rimasto lo stesso, ma le sorprese non mancheranno. Le puntate saranno 26 e avranno una cadenza settimanale (qualche volta bi-settimanale). “Occhi al cielo” è una produzione indipendente realizzata grazie a una campagna di crowdfunding con Produzioni dal Basso.
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Politicamente corretto, non sempre. Però divertente, sì. Risate di cuore, in questo caso. Perché la scena è l’ufficio di una parrocchia di Torino, dove tra una “perpetua” brasiliana pazza per la samba e un segretario fanatico di acquisti on line si consuma la vita quotidiana del povero don Paolo, vittima dei fuochi incrociati dell’una e dell’altro ma capace di guardare ad entrambi con affetto e ironia. Come si conviene a un parroco, del resto.
“Occhi al cielo” è la sit-com che Nova-T, la piccola ma agguerrita casa di produzione dei Frati Cappuccini italiani, con sede a Torino, sta cercando di produrre attraverso l’innovativo sistema del crowdfunding, una sorta di autofinanziamento dal basso sul web: in “vendita” ci sono 500 quote da 20 euro ciascuna, per coprire i 10 mila euro necessari a concludere il progetto. A oggi ci sono 142 sostenitori, per un totale di 325 quote sotoscritte, ma c’è tempo fino al 31 maggio. Ogni sostenitore ha diritto a una copia del dvd della serie una volta prodotta, oltre a poter dire di essere uno dei “papà” della sit-com. E sarebbe davvero un peccato farla restare in un cassetto.
La serie ricorda il modello di “Camera Café”, ma il regista, Sante Altizio, giura di essersi ispirato alle primissime edizioni di “Belli dentro”, pietra miliare delle sit-com che hanno qualcosa da “dire”, non solo qualcosa da “ridere”. Le prime puntate-test sono visibili sul sito specializzato che raccoglie l’iniziativa di crowdfunding (CLICCA QUI). E si ride davvero, accanto a don Paolo, che nei momenti di sconforto per le bislacche iniziative dei suoi più stretti collaboratori si rivolge direttamente alla telecamera nascosta dentro una statua del patrono della parrocchia, San Giuseppe Lavoratore.
Il progetto prevede venti puntate da tre minuti ciascuna, con una diffusione iniziale attraverso il web. Una sit-com per il web, dunque, ma che ha uno spessore tale da renderla adatta anche a un pubblico televisivo. Il mattatore di “Occhi al cielo” è il giovane parroco don Paolo, ex pugile dilettante di origini calabre, alle prese con i debiti della parrocchia. Attorno a lui, ovviamente, c’è un variegato e variopinto mondo che occupa, transita, visita l’ufficio parrocchiale. Suo braccio destro è Beppe, sacrestano, acceso tifoso del Toro e battitore libero tra le offerte d’acquisto del web (per candele e arredi sacri, s’intende). Braccio sinistro è Carmen, brasiliana di Sao Paolo, tutta samba, pulizie e opere buone (con un occhio allo stipendio, però).
E così anche chi non bazzica la parrocchia – chi lo fa, lo sa di suo… – si accorge che attorno a un sacerdote c’è molta più “comedy” di quanto si possa pensare. L’iniziativa del crowdfunding prosegue ancora per qualche settimana. L’obiettivo è ambizioso, ma una volta raggiunto, don Paolo potrebbe vivere sugli schermi dei nostri computer. E chissà, bissare il successo di don Matteo. Le carte, assicuriamo, le ha tutte.
Redazione Papaboys (Fonte www.avvenire.it)