La notte tra sabato e domenica sarà l’inizio della grande festa della fede di Roma con una serie di veglie. “Sarà una notte bianca”, cioè di attesa in preghiera, animata da gruppi in diverse lingue, in almeno 11 chiese della capitale, ha detto don Walter Insero portavoce del Vicariato: “Come sapete ci sarà una notte bianca di preghiera. Abbiamo voluto fare in modo che la città, aprendo soprattutto le chiese del centro, desse ospitalità ai pellegrini, un’ospitalità spirituale ovviamente, per fare in modo che chi arriva possa recarsi a pregare e a vivere una celebrazione, che permetta quindi di prepararsi sui contenuti, con testi tratti dalla Parola di Dio. Dal sito www.duepapisanti.org potrete scaricare i tre schemi previsti. C’è la possibilità, infatti, di scegliere un rito, dunque, diverso in base all’occasione. Comunque, nelle varie chiese del centro, dove appunto la preghiera sarà animata, ci sono dei gruppi, che faranno accoglienza e permetteranno la preghiera in diverse lingue”.
Sarà dunque una “staffetta” che si aprirà alle 19.00 di sabato con la Messa alla Basilica in Monte santo dove Giovanni XXIII è stato ordinato sacerdote nel 1904; e si proseguirà in tutte le altre chiese dalle ore 21: “Poi, alle 21, la preghiera sarà a Sant’Agnese in Agone, a Piazza Navona, con animazione in lingua polacca; a San Marco al Campidoglio, proprio a Piazza Venezia, in italiano e in inglese; a Sant’Anastasia in lingua portoghese; al Santissimo nome di Gesù, all’Argentina, in italiano e in spagnolo; a Santa Maria in Vallicella e a San Giovanni Battista dei Fiorentini, qui vicino, in lingua italiana; a Sant’Andrea della Valle in lingua francese; a San Bartolomeo, all’Isola Tiberina, con animazione in italiano e in arabo; a Sant’Ignazio di Loyola in Campo Marzio, alla Chiesa delle Stimmate, ai Santi Apostoli, al Sacro Cuore di Gesù a via Marsala, a Santa Maria in lingua italiana”.
Dopo la formula verranno presentate le reliquie dei nuovi Santi da parte di persone vicine a loro ancora da stabilire, quindi un momento di ringraziamento e si riprenderà la Messa dal Gloria. Da segnalare, come avviene nelle grandi feste, la proclamazione del Vangelo in greco e in latino. Circa le presenze: “Nessun invito speciale della Santa Sede”, ha chiarito padre Lombardi ma una comunicazione, per cui, chi ci sarà, dimostrerà un particolare interesse ed è il benvenuto. Ciò vale per le delegazioni dei governi – sono 93 le delegazioni ufficiali attese di diversi Paesi e organizzazioni internazionali e 24 tra capi di Stato e presidenti con 35 delegazioni varie – e per i rappresentanti di altre confessioni religiose. E’ atteso ha detto padre Lombardi, un buon numero di ortodossi e anglicani e anche di ebrei e musulmani: “C’è notevole libertà. Benvenuti a coloro, che desiderano venire. Verrà certamente un gruppo importante di ebrei, che come sapete hanno manifestato anche in vari modi la stima, l’affetto per questi due Papi, che sono stati particolarmente importanti per il rapporto con il popolo ebraico. Ci sono anche dei musulmani, che – sappiamo – hanno manifestato il desiderio di partecipare. Ci saranno, quindi, anche presenze di altre religioni. Non abbiamo, però, delegazioni o liste da dare su questo”.
Nessuna ufficialità invece sulla presenza di Papa Benedetto, come ha sottolineato padre Lombardi: “Il Papa Benedetto è benvenuto e sa di essere desiderato e invitato. Noi rispettiamo la sua libertà, la sua età e il suo sentirsi in forze, per venire o meno quel giorno. Quindi non c’è nessuna ufficialità di una sua presenza, c’è il desiderio che venga. Se viene saremo tutti contentissimi, se non viene non abbiamo il diritto di sentirci delusi per una promessa mancata, perché nessuno l’ha fatta”.
In conferenza, questa mattina, anche il ricordo del Santo gesuita missionario Josè de Anchieta canonizzato da Papa Francesco il 3 aprile scorso. Sarà il Pontefice stasera a rendere grazie con una Messa, per la vita e l’opera di questo religioso la cui figura è stata ricordata dai cardinali brasiliani Damasceno Assis e Odilo Scherer. Nelle loro parole la gioia di tutto un Paese e un popolo che nel Santo, il terzo per il Brasile, vede un missionario instancabile e una figura esemplare: fu evangelizzatore, dice il cardinale Damasceno Assis, difensore della vita e e dei diritti delle popolazioni indigene minacciate nella loro cultura e nelle loro tradizioni e missionario educatore. Un vanto anche per l’ordine dei gesuiti aggiunge il cardinale Scherer: “Aveva 15 anni, mentre studiava a Coimbra, in Portogallo, ed era già attratto, entusiasta dagli esempi e dalle lettere che venivano dai missionari gesuiti dall’Oriente, in particolare quelle di San Francesco Saverio. E lui decise di diventare missionario, come i missionari che erano andati in Oriente. Poi, però, Ignazio di Loyola – il fondatore – lo mandò in Brasile, e lì ha svolto tutto il suo lavoro missionario, pur avendo salute malferma – e poi è vissuto fino a quasi 70 anni, e ha svolto un lavoro immenso …”
Il servizio di Gabriella Ceraso per la Radio Vaticana (disponibile anche in file audio):
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